Per sciogliere il nodo dei lavoratori precari delle pubbliche amministrazioni la cui proroga scade il 31 luglio (sono circa 115mila, di cui 86.122 a tempo determinato) la soluzione più praticabile potrebbe arrivare con la chiusura dell’accordo in Aran che introduce un primo aggiornamento della regolazione dei contratti flessibili.
Un’intesa che riconosce alla contrattazione nazionale l’individuazione delle fattispecie contrattuali a termine che possono derogare dal vincolo dei 36 mesi massimi di durata cumulata dei rapporti di lavoro e che riduce i tempi di intervallo da osservare tra un rinnovo e l’altro. La proposta, se concordata con i sindacati, deve però essere chiusa entro due-tre settimane al massimo, perché il testo dell’intesa dovrebbe essere poi registrato dalla Corte dei conti e vagliata dal consiglio dei ministri prima della scadenza di luglio.Un percorso non oneroso
«I tempi sono in effetti a questo punto strettissimi – spiega il presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini – ma una soluzione si può ancora raggiungere con un’intesa che risponda all’atto di indirizzo che abbiamo ricevuto a fine gennaio dalla Funzione pubblica. Si tutelano così sia le esigenze delle amministrazioni che vedono avvicinarsi i termini di scadenza dei contratti in essere, sia dei lavoratori. Dopodichè si deve procedere all’armonizzazione complessive delle regole sulla flessibilità nella Pa con quelle introdotte dalla riforma Fornero, salvo che il Governo non voglia introdurre le annunciate correzione su quest’ultima in tempi brevi». La soluzione Aran potrebbe addirittura far superare il problema di un intervento immediato del Governo di proroga dei contratti in scadenza fino a fine anno (il cui costo oscilla tra i 50 e i 100 milioni, a seconda delle fonti). In sede contrattuale si risolverebbe infatti la situazione con una serie di deroghe che consentono alle amministrazioni di doppiare il vincolo dei 36 mesi utilizzando la facoltà legislativa di procedere con i rinnovi per nel rispetto dei vincoli di finanziamento (-50% delle risorse utilizzate nel 2009, come prevede il dl 78/2010 fino a fine anno).
Il superamento del precariato in due tappe
Se questa strada diventasse praticabile garantirebbe una superamento in due tappe del precariato nella Pa, obiettivo enunciato dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, nel discorso programmatico di insediamento. Secondo i sindacati il vincolo dei risparmi fissato dal dl 78/2010 termina a fine 2013 e dall’anno venturo si dischiuderebbe la possibilità di gestire la questione dei terministi (ma anche quella dei lavori socialmente utili, dei contratti in somministrazione o di formazione) , con un minor assillo finanziario. Il riferimento che viene fatto dalle organizzazioni più rappresentative è alla Relazione tecnica che accompagna il provvedimento di proroga dei terministi, con la scorsa legge di Stabilità. In quel testo si ricorda che per effetto dei diversi provvedimenti adottati dal 2008 in poi sul fronte del precariato (stabilizzazioni parziali e riduzione dei nuovi contratti) la spesa complessiva sostenuta s’è ridotta a circa 200milnioni di euro l’anno (dai 640milioni del 2007-2008).
Il primo tavolo per il ministro D’Alia
Quello dei lavoratori precari rappresenta sicuramente la prima emergenza per il nuovo ministro della Pa e della Semplificazione, Giampiero D’Alia, il quale, in attesa della definizione delle deleghe ai due sottosegretario assegnati al suo dicastero (Gianfranco Micciché e Micaela Biancofiore) non s’è ancora pronunciato. Una volta definita la questione dei precari il fronte del pubblico impiego non è tuttavia esaurito. C’è infatti da confermare entro l’anno la proroga del blocco dei contratti fino a tutto il 2014 e fare il punto sull’andamento dello stop del turn over all’80%. In parallelo, entro luglio, andrà poi definita la gestione degli esuberi generati dai tagli della spending review del luglio 2012. Sono circa 7.800 le «eccedenze» nelle Pa centrali: 7.416 tra i funzionari e circa 400 tra i dirigenti. Le procedure previste passano per una serie di strumenti progressivi per limitare al massimo le misure più “dure”. In primo luogo andrà individuato il personale che può essere collocato a riposo perché raggiunge i requisiti previdenziali pre-riforma entro fine 2013, poi saranno avviati i processi di «mobilità guidata»
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8 maggio 2013