Silvia Mastrantonio. È una marcia indietro. Moderata, ponderata, ma resta una marcia indietro. Il cosiddetto «decreto appropriatezza» odiato e contestato dai medici di tutta Italia e foriero di gravi preoccupazioni per i cittadini sarà rivisitato in un apposito Tavolo di confronto.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha impegnato una lunga mattina spesa ad incontrare la Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) rappresentata dalla presidente Roberta Chersevani, l’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, rappresentante delle Regioni, Sergio Venturi, per arrivare a comunicare tre cose fondamentali: «Non ci saranno assolutamente superticket per i cittadini» collegati a prescrizioni di esami su singole ricette ognuna gravata dal proprio balzello. «Non ci sono sanzioni per i medici previste con il decreto sull’appropriatezza delle prescrizioni». Almeno per ora. Terza e ultima: il ministro incontrerà i sindacati dei medici la prossima settimana, in qualche modo per scongiurare lo sciopero già proclamato per il 17 e 18 marzo che fa seguito a quello del 16 dicembre.
Nella convocazione partita venerdì sera dal ministero e indirizzata ai sindacati della dipendenza e della medicina convenzionata per giovedì 18 febbraio alle 10.30 all’ordine del giorno, si legge “ascoltare e argomentare le ragioni della mobilitazione delle organizzazioni sindacali”.
È un passo significativo che risponde all’allarme giunto dai cittadini, in ansia per le prestazioni sanitarie prescrivibili dal proprio specialista, e per i ticket moltiplicati per il numero delle ricette. Il ministro ha chiarito ieri che non sarà necessario avere una prescrizione, per visite o esami, per singola ricetta. «Ciò – ha spiegato – era dovuto a un errore tecnico nella formulazione dei campi delle ricette elettroniche». E, in aggiunta, Lorenzin ha sottolineato: «Il decreto non ha finalità economiche ma quelle di evitare gli sprechi e realizzare un sistema di appropriatezza insieme con i medici». Insieme, appunto. Ma è stata proprio la mancanza di confronto uno dei punti su cui hanno più insistito le critiche degli specialisti. Il fatto di essere limitati nella volontà di indagine secondo protocolli che cozzano con i principi di «scienza e coscienza», avevano fatto infuriare i sindacati. Sulle eventuali sanzioni a quei dottori che si macchino di ripetute prescrizioni ritenute inadeguate per visite ed esami clinici, il ministro ha detto che: «Arriveranno, eventualmente, quando tutto il sistema sarà a regime. Ci sarà un monitoraggio e ci rivedremo con le parti per capire come andare avanti su questo fronte». Comunque, ha chiuso Lorenzin: «Ci interessa la messa in atto di un sistema di appropriatezza, molto di più che le sanzioni». Evitare gli sprechi e reinvestire i risparmi nel Servizio sanitario nazionale, è stato garantito. Anche la lista delle prestazioni ora sotto osservazione (circa 200) potrà essere rivista. In più, per placare le ansie degli utenti, è stato deciso di stampare manifesti esplicativi da sistemare in ospedali e studi medici. Tutto questo sarà oggetto di una circolare esplicativa, come anticipato da Venturi.
C’è materia, nuova, per un confronto. Ma, sostiene Giacomo Milillo, segretario nazionale Fimmg, «è l’unica cosa che il ministro poteva fare per porre un freno a caos e nuovi super ticket». La speranza dei sindacati è che il tavolo di confronto raddrizzi «le tante distorsioni» del decreto. Gli ospedalieri restano scettici: « Non rientra tra i compiti della politica la definizione dei criteri di appropriatezza. Certi filtri ingrossano le liste di attesa» (QN – 13 febbraio 2016)
Sanità. Cure inappropriate, sanzioni rinviate. Fino a quando il sistema non sarà a regime
Stop alle multe per i medici che “sgarrano”, altolà al rischio super ticket che incombeva sulle tasche dei cittadini, una circolare applicativa per fare chiarezza e manifesti negli studi per informare i pazienti.
Il ministero della Salute fa retromarcia sul “decreto appropriatezza”, che mette all’indice 203 prestazioni di specialistica ambulatoriale erogabili in ambito Ssn, indicandone condizioni di erogabilità e di appropriatezza prescrittiva. La decisione di rimettere mano al decreto – pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 20 gennaio – è arrivata ieri dopo un vertice al ministero tra la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, una delegazione della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) guidata dalla presidente Roberta Chersevani e il coordinatore degli assessori alla Salute, Sergio Venturi. Obiettivo dell’incontro, dipanare una matassa decisamente ingarbugliata: il decreto Lorenzin (Dm 9 dicembre 2015) è diretta derivazione del Dl enti locali, pubblicato ad agosto scorso, che chiamava anche medici dipendenti e convenzionati a contribuire alla stretta sulla spesa sanitaria. Solo prescrizioni “appropriate”, si legge nella norma, pena tagli allo stipendio.
Un’operazione contestatissima dai camici bianchi, sulle barricate da mesi contro «il tentativo di generale smantellamento della sanità pubblica». I sindacati alla riunione di ieri non hanno partecipato, perché non invitati. E per il momento confermano le due giornate di sciopero del 17 e 18 marzo.
Intanto, Lorenzin si è affrettata a gettare acqua sul fuoco delle polemiche, a cominciare dal tormentone-sanzioni. «Arriveranno quando sarà tutto a regime – ha spiegato -. Ci sarà un monitoraggio e ci rivedremo, insieme anche ai medici e alle Regioni, per capire come andare avanti. L’importante è avere tutti lo stesso obiettivo e cioè curare i pazienti nel modo migliore. Questo però va fatto senza sprechi: non servono a nessuno e anzi sono dannosi». Poi, la promessa: tutto il risparmio ottenuto con l’operazione appropriatezza sarà reinvestito nel sistema sanitario. «Anche e soprattutto a favore della medicina del territorio – ha precisato Lorenzin – che noi abbiamo tutto l’interesse a rafforzare con i medici». E se i prescrittori hanno denunciato persino aggressioni da parte di pazienti che si erano visti rifiutare ricette consuete – è il caso emblematico del colesterolo “buono” Hdl, che in determinati casi, stando al decreto, andrebbe ripetuto non prima di 5 anni altrimenti il cittadino paga da sé – il ministero si impegna a «comunicare meglio»: manifesti in tutti gli ambulatori spiegheranno cosa è cambiato.
Mentre una circolare applicativa farà luce, a breve, su tutto il decreto. Inoltre Sogei, la società Ict del ministero dell’Economia, correggerà gli errori nei software dei medici e disinnescherà la bomba-ticket, che rischiava di far lievitare i costi per i pazienti: d’ora in poi su una stessa ricetta potranno essere prescritti anche più esami.
Tutto bene, quindi? I medici restano cauti. «Permangono le sanzioni – afferma il segretario Fimmg (medici di famiglia) Giacomo Milillo – demandate a un accordo Stato-Regioni anziché a una commissione paritetica». Sulla stessa lunghezza d’onda Costantino Troise (Anaao Assomed), che aggiunge: «Resta sul tappeto il problema vero: definire i criteri di appropriatezza non spetta alla politica ma ai medici, all’interno di un’alleanza con i cittadini». (Barbara Gobbi – Il Sole 24 Ore)
14 febbraio 2016