Beniamino Bonardi. L’associazione dei consumatori francese Que Choisir ha condotto un’indagine sui prodotti trasformati contenenti carne, da cui risulta che oltre la metà (54%) non ne indica l’origine. L’inchiesta ha analizzato le etichette di 245 alimenti a base di carne, (tredici marchi nazionali e 7 della grande distribuzione).
L’origine non viene indicata nel 74% dei prodotti a base di pollo, nel 57% di quelli contenenti maiale e nel 30% di quelli con carne di manzo. Si tratta di percentuali che, secondo l’associazione di consumatori Que Choisir, indicano il fallimento della politica di autoregolamentazione e di etichettatura volontaria.
A tre anni dallo scandalo della carne equina presente ma non dichiarata in diversi alimenti trasformati, l’associazione francese chiede alla Commissione europea di assumere iniziative per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine della carne nei prodotti lavorati. La stessa cosa è stata fatta dal Parlamento europeo un anno fa, con una risoluzione approvata con 460 voti a favore, 204 contrari e 33 astenuti. Nelle prossime settimane, l’europarlamento tornerà a pronunciarsi su questo tema.
Secondo i dati forniti dalla Commissione europea nel dicembre 2013, oltre il 90% dei consumatori desidera conoscere l’origine della carne contenuta nei prodotti alimentari trasformati. Tuttavia, la Commissione non ha assunto alcuna iniziativa legislativa, ritenendo l’etichettatura troppo complessa e costosa. Anche secondo la consultazione pubblicasulla tracciabilità organizzata un anno fa dal Ministero delle politiche agricole, oltre il 96% dei consumatori italiani ritiene molto importante l’indicazione chiara dell’origine, mentre per l’84% è fondamentale conoscere il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione.
Il Fatto alimentare – 14 febbraio 2016