di Alberto Scanni. L’ aspetto economico ha invaso le corsie dei nostri ospedali. Bisogna, da una parte risparmiare, dall’altra incrementare gli introiti per far quadrare i bilanci. Far rendere le prestazioni, aprire attività che producano fatturato e che siano particolarmente appetibili per il mercato, ridurre la spesa farmaceutica, far diventare ambulatoriali prestazioni che, per la loro delicatezza, venivano effettuate in day hospital, tagliare posti letto: tutto ciò è diventato un imperativo categorico.
Difficile situazione per chi ha la responsabilità di un reparto e dovrebbe avere come unico obiettivo quello di curare bene i malati. Per le leggi attuali costui non si chiama più “primario”, ma si chiama “dirigente”, come quelli delle banche o delle poste. E il malato non è più “paziente” (cioè soggetto che “patisce”), ma, freddamente, “persona assistita”: tutte dizioni indicative di una burocratizzazione del ‘i i ,rapporto medico-paziente, ^ e testimonianza di un sistema in cui gli aspetti amministrativi ed economici sono diventati preponderanti rispetto a quelli assistenziali. I dirigenti medici devono occuparsi prevalentemente di conti, devono fatturare, devono contrattare, devono fare budget, devono fare relazioni in continuazione… e chi più ne ha ne metta. Ed è su questo che oggi vengono prevalentemente valutati dalle amministrazioni degli ospedali, le quali, quando devono nominare un primario, sono tentate di prediligere chi è più preparato su questi aspetti, rispetto a chi è più capace di fare bene il medico nel senso classico della parola. I malati però non vogliono tutto ciò, vogliono chi è capace di curali al meglio, vogliono trovare un alleato quando hanno bisogno di un posto letto indipendentemente dai budget, un medico che non li faccia sentire in colpa se stanno un giorno in più ricoverati e se l’esame a cui devono sottoporsi costa tanto o poco. In questo percorso i malati non devono sentire la vicinanza di burocrati, ma di alleati solidali. Brutta cosa per un ospedale avere medici economisti poco capaci di visitare. Su ciò le amministrazioni dovrebbero riflettere.
Corriere della Sera – 24 marzo 2014