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Primo consiglio dei ministri. Renzi avvisa la squadra: niente annunci, lavorare e tacere. Più un Cda che un Cdm?

«Lavorare e tacere». Ecco il motto con cui Matteo Renzi ha aperto il suo primo consiglio dei ministri, agitando la campanella dorata che Enrico Letta gli ha passato suo malgrado: «Buon lavoro a tutti, la ricreazione è finita…!». Ora si fa sul serio. Il nuovo premier, che i suoi descrivono «emozionato, orgoglioso e consapevole delle responsabilità», sa quanto «alta, difficile ed entusiasmante» sia la sfida che ha intrapreso e non vuole sbagliare.

«Non possiamo permetterci errori» ha detto (dopo aver ringraziato Napolitano e Letta) ai suoi sedici ministri, ai quali ha chiesto di parlare il meno possibile ed evitare come la peste l’effetto annuncio: «Abbiamo un compito difficile, dobbiamo fare le cose bene e in fretta e giocare di squadra. Per raccontare il governo non servono i fuochi d’artificio, magari individuali. Dobbiamo evitare la sovraesposizione, le gaffe, le sbavature… Cerchiamo di contenerci nelle dichiarazioni e, per favore, niente interviste. Almeno fino a quando non avremo incassato la fiducia. E non stiamo chiusi nel palazzo, ma facciamoci vedere nel Paese».

L’era Renzi comincia così, con un monito chiaro e forte che già dice molto del profilo del governo. «Il genio della comunicazione è Matteo e sarà lui a decidere cosa possiamo dire e quando» spiega candidamente una ministra. Quasi due ore di riunione, in cui Renzi – che ha ricevuto le telefonate di auguri di Obama e Hollande e un telegramma da Putin – si è fatto serio ed è andato subito al sodo. Ha nominato Graziano Delrio sottosegretario alla presidenza e gli ha chiesto di raccogliere in un faldone le proposte dei ministri. Dario Franceschini ha messo in guardia Maria Elena Boschi su quanto siano delicati i Rapporti con il Parlamento: «Quando i provvedimenti escono dal cdm cominciano i problemi…». Ma la giovane renziana, 33 anni, si è mostrata pronta ad affrontare onori e oneri. Ha suggerito di limitare l’uso dei decreti e poi, entrando subito nel merito della sua seconda delega, ha lanciato una proposta dal forte significato politico: «Abbiamo detto che è il Parlamento a fare le riforme, ma forse ora possiamo valutare se non sia il caso di coinvolgere il governo».

Le donne hanno fatto sfoggio di competenze. Roberta Pinotti ha fatto il punto sui «marò» detenuti in India, anticipando che mercoledì porterà il caso all’attenzione degli alleati della Nato. La prima «ministra» della Difesa ha ringraziato Latorre e Girone per «la dignità e il coraggio» e lo stesso Renzi ha telefonato ai due militari: «Faremo di tutto per riportarvi in Italia». Marianna Madia ha preferito saltare il primo giro, mentre Federica Mogherini ha chiesto al premier a chi intenda assegnare le deleghe degli Affari europei, poi ha fatto il punto sull’Ucraina: «La situazione sta degenerando». Clima sereno, positivo. O, per dirla con Gianluca Galletti dell’Udc: «Molti fatti e poche chiacchiere. Sembrava più un cda che un cdm».

Monica Guerzoni – Corriere Veneto – 23 febbraio 2014 

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