Evitare interventi a zona, censire i predatori e comunicare informazioni chiare sugli indennizzi che ci sono e che la Regione Toscana ha già messo in campo. Queste le azioni prioritarie che il presidente della commissione regionale agricoltura, Loris Rossetti (Pd) ritiene necessarie per affrontare il problema degli attacchi di lupi e ibridi ormai divenuti un’emergenza per la zootecnia della regione.
A margine dell’incontro con tutti i soggetti direttamente interessati, Rossetti ha puntato il dito sul rischio che «azioni non condivise possano produrre effetti ancora più dannosi. Occorre il confronto, già avviato con questa audizione, per cercare insieme le soluzioni migliori, nel rispetto degli allevatori, ma anche dei lupi che sono e restano animali protetti», ha osservato Rossetti. Via quindi ad «azioni coerenti e uniformemente distribuite sul territorio, per affrontare nell’immediato l’emergenza ma che siano anche capaci di incidere in maniera strutturale, a partire da un censimento chiaro dei predatori per capire la specie che attacca. Parallelamente, è opportuno fornire informazioni adeguate sulle tipologie di indennizzi già stati stanziati negli anni. La giunta sta lavorando a un piano specifico per formalizzare le linee di intervento. Il Consiglio farà altrettanto elaborando una proposta con l’obiettivo di tutelare il valore dell’attività di allevamento, decisivo per il presidio delle zone marginali e per contrastare il dissesto idrogeologico». La ricerca di metodi e soluzioni al problema dei predatori, è stata discussa e approfondita da tutti i soggetti intervenuti all’audizione. Da quanto è emerso, l’incremento del numero dei lupi risulta evidente soprattutto negli ultimi anni. «Si ipotizza – ha spiegato Marco Apollonio, docente universitario – che alla fine degli anni Ottanta ci fosse una popolazione media di circa 100 esemplari, mentre oggi siamo intorno ai 320 capi, divisi in 70 branchi. Se fino a qualche anno fa i lupi erano concentrati in determinate zone, oggi l’insediamento è pressoché uniforme». «Crediamo sia necessario – ha dichiarato Coldiretti Toscana – sostenere economicamente gli allevatori che mettono in pratica azioni per prevenire gli attacchi, oltre a garantire congrui indennizzi». Sul fronte del riconoscimento dei predatori, l’Istituto zooprofilattico della Toscana si è detto «disponibile a fornire tutto il supporto tecnico e scientifico necessario». Sul tema del randagismo, è stato ricordato come la nostra regione sia stata la prima a introdurre, nel 1987, l’anagrafe canina, alla quale sono iscritti oggi 500mila cani».