Redditi dei liberi professionisti in picchiata. Tra il 2007 e il 2013 la contrazione ha superato di molto il 20%. Con le professioni tecniche che, negli ultimi anni, risultano le più colpite dalla crisi. Dal 2011 al 2013, la diminuzione reale dei redditi medi di ingegneri, architetti, periti industriali, geometri, biologi, è arrivata, infatti, al 22,9%.
Una escalation negativa che va di pari passi con quella dell’area giuridica (-23,7%), fino al 2012 la più colpita dalla crisi. Basti pensare che il reddito medio di un professionista dell’area tecnica sotto i 40 anni è pari, nel 2013, a 18.187. Un professionista tecnico over 40, invece, guadagna in media 27.739 euro, il 22,14% in meno rispetto al 2007. Ma non basta. I professionisti in difficoltà, per far fronte alla flessione del reddito, utilizzano i propri risparmi o chiedono aiuto ad amici e parenti. Solo in minima parte utilizzano il contributo delle Casse di previdenza o l’assicurazione. È quanto emerge, tra l’altro, dal quarto rapporto Adepp sulla previdenza privata, dal titolo «Lavoro, crescita, Europa: il valore sociale delle Casse di previdenza private» e dal rapporto Censis sulle nuove condizioni sociali ed economiche dei professionisti italiani, presentati venerdì scorso a Reggio Emilia in occasione del convegno nazionale «Casse di previdenza professionali: verso quale domani», dove hanno partecipato, tra gli altri, la vicepresidente della commissione bicamerale di controllo sugli Enti di previdenza privati, Titti Di Slavo, il direttore del Censis Giuseppe Roma, la presidente di Inarcassa, Paola Muratorio. Vediamo i dati nel dettaglio.
I redditi medi. Il rapporto Adepp, realizzato grazie alla banca dati creata dall’Adepp e grazie alla collaborazione dei centri studi delle Casse di previdenza associate, considera i redditi medi nominali prodotti dai liberi professionisti tra il 2005 e il 2013, rilevando un lieve incremento percentuale, pari al 3,11%. Mentre nel periodo 2009-2013, il decremento è del 6,32%. Al contrario, considerando invece i redditi medi reali prodotti dai liberi professionisti (calcolati deflazionando i valori nominali dei redditi con l’indice dei prezzi al consumo con base 100 assegnata al 2005), tra il 2005 e il 2013 si osserva una diminuzione del 13%. Se si guarda invece al 2007-2013, la flessione arriva al 15,21%. Il reddito medio reale Adepp (considerando l’inflazione), nel 2005 era pari a 34.655,39 euro e nel 2009 a 35.066,64 euro: da qual punto in poi è iniziata la picchiata, che è arrivata al 2013 con 30.155,29 euro di reddito medio dei liberi professionisti. Utilizzando però dati statisticamente più precisi si scende fino a quota 27 mila.
Le aree professionali. Risulta evidente, secondo l’analisi Adepp, la crisi che attraversa l’area delle professioni tecniche: il reddito medio degli iscritti ha subito, infatti, una contrazione in termini nominali pari al 9,4%, nel periodo compreso tra il 2005 e il 2013. Ma è dal 2011, in particolare, che la situazione ha iniziato a precipitare, arrivando a raggiungere la contrazione subita dall’area giuridica (9,6%), che risultava, fino al 2012, la più colpita dalla crisi. Le altre aree professionali, ovvero quella economico-sociale e quella sanitaria, hanno vissuto invece negli ultimi anni una sostanziale stagnazione. In particolare, i redditi nominali dell’area economico sociale dal 2005 al 2013 hanno fatto segnare un incremento dello 0,5%, che però viene completamente ribaltato dall’inflazione, con una contrazione in termini reali del 16%. Gli andamenti dei redditi medi prodotti dagli iscritti all’area sanitaria, invece, risultano in controtendenza rispetto alle altre categorie. Tale area mostra infatti un incremento in termini reali pari al 9,85%. Anche se, specifica il rapporto Adepp, questo dato è influenzato in maniera rilevante dagli iscritti all’Enpam. Difatti, se consideriamo il reddito medio Adepp escludendo gli iscritti alla quota B dell’Ente di previdenza dei medici, vediamo che la flessione in termini reali, tra il 2005 e il 2013, ha superato il 20%.
Le professioni più colpite. L’analisi dell’Adepp, inoltre, mostra le categorie professionali che hanno fatto registrare le perdite maggiori in termini di reddito medio: biologi, consulenti del lavoro, commercialisti, ragionieri, notai, psicologi, avvocati, infermieri, attuari, agronomi e forestali, chimici, geologi, architetti, ingegneri. Questa sottocategoria, tra il 2005 e il 2013, ha subito un decremento del proprio reddito medio nominale pari al 9,27% che in termini reali arriva al 23,4%: nel 2005 il reddito medio reale era pari a 40.896,50 euro, nel 2013 a 31.315,45 euro, quasi 10 mila euro lasciati per strada. L’area maggiormente colpita, all’interno di questa sotto categoria, è quella tecnica, che ha fatto registrare una contrazione in termini reali pari al 39,2%. Quella giuridica del 35,6%, l’area sanitaria del 25,1% e quella economico-sociale del 26%.
Il rapporto Censis. Al convegno di Reggio Emilia è stato presentato inoltre il rapporto Censis «Le nuove condizioni sociali ed economiche dei professionisti italiani», da dove è emerso che, secondo il 62% dei professionisti, il problema maggiore riscontrato negli ultimi due anni è stato il peso crescente della burocrazia. A seguire, il calo della domanda dovuto alla crisi (56,5%) e il ritardo dei pagamenti (45,4%). Quanto al discorso welfare, invece, il rapporto sottolinea le risorse utilizzate per far fronte alla flessione del reddito siano, nel 70,4% dei casi, i risparmi propri, seguiti dall’aiuto di amici e parenti (35,7%), dal contributo della Casse di previdenza (21,4%) e dall’assicurazione (4,5%).
ItaliaOggi Sette – 2 marzo 2015