Avanza a colpi di annunci e minacce la guerra di spot che da più settimane vede schierati medici daunapartee avvocati dall’altra. Gli uni contro gli altri armati sul crinale che separa la richiesta del giusto risarcimento del danno da «malpractice» sanitaria dalla suggestione dei facili guadagni a colpi di cause temerarie e malandrine.
Il penultimo atto due giorni fa, con la presentazione da parte di Amami(Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente) dello spot «Medici, pazienti e avvoltoi». «Gli avvoltoi – spiega – individuano nei medici prede costose da spennare sfruttando la fiducia dei pazienti». Nel mirino dei medici un altro spot che pubblicizza l’attività di ungruppo di medicilegali e avvocati che sollecita a perseguire l’«Obiettivo risarcimento» per eventuali danni ricevuti dalle cure dei propri medici. «Ci sentiamo prede, vittime di un’aggressionea colpi di pubblicità televisive e annunci radiofonici», ha spiegato il presidente Amami, Maurizio Maggiorotti, nel corso dell’evento patrocinato dal ministero della Salute che ha fatto da sfondo alla presentazione dello spot sugli avvoltoi, condiviso da 25 tra sindacati e società scientifiche. «Ci sono 30mila denunce l’anno contro medici e solo uno su 100 risulta colpevole».
L’annuncio dell’autodifesa di Amamia colpi di contro-advertising aveva fatto scattare, già nei giorni scorsi, l’allerta di «Osservatorio Sanità» – associazione di avvocati medici legali per tutela dei cittadini che hanno subito dannida errate prestazioni mediche – che aveva annunciato immediataquerelain in caso di messaggi lesivi della dignità professionale forense. «Non c’è nessun appiglio per eventuali denunce», avevano proclamato gli esperti Amami, ricorsi all’esame preventivo dei propri legali prima della presentazione dello spot incriminato. Di diverso avviso il Consiglio nazionale forense cheieri haannunciato una formale diffida ad Amami, per ottenere il ritiro, «dal web e da ogni altro canale», dello spot anti-predatori e ha sollecitato la Salute a prendere immediatamente le distanze e, anzi, ad affermare la propria estraneità all’iniziativa dei medici. «Chiediamo scusa ai volatili – ha replicato subito Amami -. Ci sono avvoltoi senza ordine professionale: invitiamo tutti gli Ordini a costituire con noi un Osservatorio per stanarli tutti».
E mentre la diatriba tra le due categorie assume i toni roventi delle identiche battaglie combattute da decenni negli States, l’asticella dei costi da malpractice nel servizio sanitario pubblico ha segnato ieri un nuovo record del caro-polizze.
Tra il 2011 e il 2012, infatti, i costi assicurativi sono cresciuti di un ulteriore 16-17% e il costo medio per sinistro è quasi raddoppiato: 116mila euro contro 66mila nel 2011. A far esplodere il dato è la quinta edizione della Medmal Claims Italia, realizzata da Emanuele Patrini, della società di brokeraggio Marsh su un campione di 96 strutture di ricovero pubbliche. Lo studio – presentato a Milano – documenta che nel 2012 per far fronte al rischio d’errore sono stati spesi quasi 4mila euro a letto (+15,80% in un anno) e circa 7mila euro a dottore (+17,23%). Nonostante la complessiva diminuzione dei tassi di rischio dal 2 al 4%, dunque, l’onere per le strutture continua a crescere: il costo assicurativo di ciascun ricovero è stato di circa 105 euro, contro i 90,82 del 2011 (+15,66%). Circa metà del costo dei sinistri è nel Nord (51,73%), ma il costo medio per sinistro più elevato si registra al Centro con oltre 60mila euro (contro i 52mila del Nord e i 45mila del Sud) e la spesa media per singolo ospedale supera i 3 milioni e mezzo (contro i 2 del Nord e il milione scarso del Sud).
Le specialità più gettonata resta l’ortopedia (13%); gli errori più reclamati quello chirurgici (27%). E la guerra infinita sugli errori in sanità è costata in nove anni quasi 1,5 miliardi di risarcimenti.
Il Sole 24 Ore – 26 febbraio 2014