Suoneranno a settembre le dolenti note per i professionisti: da un lato i versamenti previdenziali aumenteranno, dall’altro si allungheranno i tempi per andare in pensione. E, forse, le misure che saranno presto adottate, in alcuni casi, non saranno neppure sufficienti a centrare il traguardo fissato dal decreto «Salva-Italia» convertito nella legge 214/2011, ossia la sostenibilità dei bilanci a 50 anni, in mancanza della quale scatterà automaticamente il passaggio al metodo di calcolo contributivo, e sarà obbligatorio un prelievo «di solidarietà» dell’1% per i pensionati per due anni. Il cantiere, intanto, è in piena attività. Tra un paio di settimane si riuniranno i Cda di cinque casse di “vecchia generazione” tra cui quella dei veterinari.
Fra un paio di settimane, infatti, si riuniranno i consigli di amministrazione di cinque casse di «vecchia generazione» (nate, cioè, con il primo provvedimento che consentì la formazione di soggetti privatizzati per la gestione della previdenza dei professionisti, il dlgs 509/1994), quelle di avvocati, ingegneri e architetti, veterinari, ragionieri e consulenti del lavoro, per approvare piani di riforma che incrementano la contribuzione soggettiva ed integrativa ed impongono meccanismi di computo della rendita meno generosi che in passato, per sottoporli, entro il 30 settembre, ai ministeri vigilanti (economia, welfare e giustizia).
La posta in gioco è molta alta, e nelle categorie sta montando la preoccupazione: dover versare all’ente somme in salita di uno, o più punti percentuali, mentre la crisi economica continua a comprimere i guadagni, rischia di rivelarsi avere un impatto devastante, soprattutto per le giovani generazioni.
Le mosse imminenti di cassa forense. L’istituto a cui sono iscritti oltre 140 mila avvocati si appresta a dire sì all’incremento della contribuzione soggettiva (a carico del professionista) fino al 14-15% nel 2013, e ad anticipare l’aumento di quella integrativa (inserita nella parcella, quindi una quota pagata dal cliente). Quanto a Inarcassa (più di 144 mila ingegneri e architetti negli elenchi) ha annunciato finora esclusivamente il passaggio al sistema contributivo, mentre l’Enpav (poco meno di 28 mila veterinari) non intende «stravolgere la riforma» del 2009, perciò è vicino a varare correzioni sull’entità dei versamenti che, però, entrerebbero in vigore soltanto fra circa 15 anni; l’istituto che conta circa 31 mila ragionieri (Cnpr) è pronto a far salire l’aliquota soggettiva al 15% e l’età pensionabile a 68 anni, stessa misura, quest’ultima, decisa dai consulenti del lavoro (Enpacl, più di 28 mila iscritti), insieme all’innalzamento fino al 4% dell’aliquota integrativa e al passaggio al meccanismo contributivo (i ragionieri l’hanno fatto nel 2004).
E, proprio il sistema per la determinazione dell’assegno, è un punto cardine della questione. Nel primo incontro ufficiale con i presidenti degli istituti per conoscere preventivamente i piani d’azione in vista della scadenza del prossimo mese, la titolare del dicastero di via Veneto Elsa Fornero, infatti, ha ribadito l’auspicio di una generale evoluzione verso il metodo di calcolo pensionistico basato esclusivamente sui versamenti effettuati (si veda ItaliaOggi del 27/7/2012). Un «cavallo di battaglia» per il ministro ed un inequivocabile messaggio rivolto soprattutto a coloro, fra i suoi interlocutori che si accingono ad effettuare ritocchi ai provvedimenti varati negli ultimi anni, senza però intervenire sul meccanismo per determinare l’entità dell’assegno (in primis gli avvocati, ma anche i medici, sebbene l’Enpam abbia dato vita ad una formula denominata «contributivo indiretto», nel piano di restyling deciso a marzo).
Ad ogni modo, sulla congruità delle scelte che verranno approvate all’inizio di settembre, continua a pesare come una spada di Damocle quella sorta di «penale» cui dovranno sottostare gli istituti, qualora non avessero bilanci sostenibili nel lungo periodo: applicazione del sistema contributivo pro rata e versamento di un contributo di solidarietà dell’1% per i pensionati per gli anni 2012 e 2013. Tra le casse del dlgs 509/1994, però, va evidenziato che non tutte si avvicinano impreparati alla scadenza della fine del prossimo mese: geometri, medici e consulenti del lavoro si avviano, infatti, a presentare a Fornero provvedimenti incisivi e strutturati. Non dichiarazioni d’intenti, né progetti che entreranno in vigore in un ampio arco di tempo.
Casse professionisti, autunno caldo. Ecco tutti i progetti in pista
Gli enti di previdenza dei professionisti entro il 30 settembre devono varare riforme per garantire la sostenibilità dei bilanci per 50 anni. Ecco tutti i progetti in pista
Sara un autunno caldo per le Casse di previdenza dei liberi professionisti. Entro il 30 settembre dovranno infatti presentare al ministro del lavoro Elsa Fornero riforme in grado di garantire la sostenibilità dei loro bilanci per almeno 50 anni. Non sarà un’operazione semplicissima, anche considerando che da quattro anni le Casse sono obbligate per legge a una sostenibilità di almeno 30 anni, eppure non tutte sono riuscite a raggiungere questo livello di stabilità. Quasi tutti gli enti per la verità si stanno dando da fare. E, come dimostra questa inchiesta di ItaliaOggi Sette, nei prossimi giorni verranno approvati dagli organismi dirigenti delle Casse tutta una serie di riforme che hanno l’obiettivo di mettere in sicurezza i conti. Avvocati, ragionieri, geometri, medici, consulenti del lavoro, veterinari, farmacisti, architetti e ingegneri hanno messo a punto le loro proposte che prevedono quasi sempre un innalzamento dell’età pensionabile e spesso anche un aumento dei contributi previdenziali, oltre che un meccanismo di calcolo meno favorevole di quello attuale. Si tratta, probabilmente, del massimo di riforma sostenibile dalle varie Casse prima che scoppi una rivolta interna. Ma bisognerà vedere se questi risultati saranno considerati sufficienti dal ministro Fornero. Se la risposta sarà negativa, la conseguenza sarà l’obbligo per la Cassa di passare al sistema contributivo e per i pensionati di versare un contributo di solidarietà dell’1% per il 2012 e il 2013. La prima misura rischia di scatenare il malcontento dei giovani, che a questo punto vedranno certificata una sperequazione tra le generazioni difficile da sopportare: a parità di contributi versati, dovranno infatti andare in pensione con un assegno dimezzato o ridotto addirittura a un terzo rispetto alla generazione che li ha preceduti. L’introduzione di un contributo di solidarietà sarà invece impugnato in tutte le sedi da chi è già in pensione (finora la giurisprudenza ha sempre respinto i tentativi di intaccare i cosiddetti diritti acquisiti). Le Casse di previdenza si trovano ad affrontare anche un’altra serie di problemi. Il 15 agosto è entrato in vigore l’obbligo di risparmiare il 5% sulle spese generali (10% dal 2013) versando all’erario le somme non spese. E solo uno dei segnali che il legislatore sta guardando a questi enti con una certa diffidenza. Di recente è stato introdotto anche il divieto di dare aumenti retributivi ai dipendenti. Ora li si obbliga a fare acquisti di beni dalla Consip o alle stesse condizioni. Inoltre il legislatore si è già preoccupato di far loro capire che i migliori investimenti sono quelli in titoli di stato. E non mancano le proposte che vorrebbero trasformare questo consiglio in un obbligo per una certa quota del patrimonio, così come non è mancato chi ha chiesto l’accorpamento forzoso delle casse per risparmiare sulle spese di gestione. In sintesi: il governo non vuol correre il rischio di essere chiamato in soccorso di qualche altro ente di previdenza, come già successo con l’Inpdai, e quindi ha deciso di mettere le casse in amministrazione controllata.
ItaliaOggi Sette – 20 agosto 2012