Dal 14 agosto è vietato qualsiasi riferimento alle tariffe: nella fissazione dei compensi ora vale soltanto la legge del più forte. Ecco come attrezzarsi
Il 14 agosto 2012 resterà per i professionisti una data simbolica, lo spartiacque tra un prima e un dopo. Prima c’erano le tariffe professionali o comunque un riferimento preciso per il calcolo del valore della prestazione. Dopo c’è, ci sarà, solo il mercato. L’abolizione delle tariffe è l’elemento simbolico che archivia definitivamente un mondo che ruotava intorno ai concetti di attività intellettuale, di decoro professionale, di riserva di legge.
Tutto finito. Si riparte da un’altra dimensione. Il mercato, appunto. Nelle pagine che seguono ItaliaOggi Sette ha cercato di mettere a fuoco come i professionisti, e di riflesso i clienti, si stiano preparando a questa svolta storica che non è solo filosofica, ma ha aspetti molto, molto concreti. Dottori commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro hanno già messo a punto un contratto-tipo che potrà essere utilizzato per mettere nero su bianco i termini essenziali del rapporto tra cliente e professionista.
Tra questi certamente il compenso, che dovrà essere commisurato alla quantità e qualità del lavoro che si prevede di dover svolgere. Vietato qualsiasi richiamo ai parametri, che serviranno solo (eventualmente) al giudice in caso di contenzioso. Certamente una complicazione in più: un rapporto che si basava sostanzialmente sulla fiducia ora dovrà tener conto anche di clausole e formalità difficili da leggere e ancora di più da capire per la maggior parte delle persone normali. Ma il punto più delicato è certamente quello della determinazione del compenso, che prima aveva come riferimento più o meno vincolante le tariffe approvate dal ministero della giustizia.
E ora? Facile prevedere che nella libertà assoluta del mercato si applicherà la legge della giungla. Cioè la legge del più forte. L’impresa di grandi dimensioni potrà discutere il valore della prestazione professionale forte delle sue capacità contrattuali e del fatturato che può garantire o meno allo studio. Il cliente piccolo invece si troverà più indifeso non possedendo né le competenze necessarie per dare un valore concreto al servizio che gli viene proposto né alcuna forza contrattuale. Un segnale che sarà questa la direzione dei prossimi anni lo si ha confrontando alcuni valori fissati degli attuali parametri con quelli delle precedenti tariffe.
Un solo esempio: per la compilazione di una dichiarazione dei redditi di media complessità si passa dai 100-200 euro delle tariffe ai 450 dei parametri. Al contrario, il valore per la consulenza da prestare in sede di costituzione di una società di capitali viene più che dimezzato. È il mercato, bellezza. Ps. Adesso è chiaro perché da anni Confindustria è il principale sponsor della riforma delle professioni?
ItaliaOggi – 24 settembre 2012