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Provincia Treviso, 10 dipendenti “scarrozzati” ufficio con l’auto pubblica

Ogni mattina la Fiat Ulisse va a prenderli a Lancenigo per portarli al Sant’Artemio: tutto a spese dei contribuenti

Otto di mattina: una monovolume Fiat Ulisse bianca, con le insegne della Provincia sugli sportelli anteriori e il numero identificativo (181) su quelli posteriori, entra nel parcheggio della piccola stazione di Lancenigo. Pochi minuti e arriva il treno da Conegliano: scende una frotta di studenti e quattro dipendenti del Sant’Artemio. Salgono sull’auto e ripartono verso l’ufficio.

Verso le otto e un quarto stessa scena: la medesima auto torna alla stazione, arriva un altro treno e scendono altri passeggeri. In due salgono sull’auto di servizio della Provincia e prendono la strada della sede a meno di un chilometro di distanza. Un servizio navetta preciso e puntuale: tutto a costo zero per una decina di dipendenti che evitano così di dover arrivare a Treviso e prendere l’autobus numero 7 che li depositerebbe giusto davanti al Sant’Artemio. Per non dire del bike sharing: davanti alla stazione c’è una postazione con le biciclette pubbliche. Inutilizzate. Meglio farsi venire a prendere. A spese dei contribuenti.

Il servizio, ovviamente, non è passato inosservato. Quel via-vai di auto con il simbolo dell’ente ha destato curiosità e più di qualcuno ha storto il naso. In fin dei conti un dipendente di qualsiasi impresa privata il posto di lavoro lo raggiunge a proprie spese: utilizzi il mezzo pubblico o prenda la sua auto. Per la Provincia è diverso. E a un consigliere come Alessio Di Mitri (Pdl) che della lotta agli sprechi ha fatto un cavallo di battaglia questo non sta bene: «Non sono per niente d’accordo – sbotta – perché favorire una decina di dipendenti? E gli altri? E poi: i dipendenti di enti pubblici il posto di lavoro lo devono raggiungere con mezzi propri e non con le auto che li passano a prendere. Che vadano fino a Treviso e prendano l’autobus così come hanno sempre fatto i cittadini che dovevano venire in ufficio da me quando ero assessore. Non ci siamo. E non mi interessa se il servizio costa poco o niente: è il principio che conta. Voglio andare fino in fondo e verificare se ci sono altri privilegi del genere erogati illegittimamente. Non sapevo niente di questa vicenda. È una delle mille cose che purtroppo si scoprono».

Il Gazzettino – 26 settembre 2012

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