I centralini delle Asl si ingolfano, nelle sale di attesa di medici di famiglia e pediatri restano solo posti in piedi, per raggiungere il bancone delle farmacie bisogna armarsi di pazienza. L’Italia ha paura della meningite e va a caccia dell’unica arma a disposizione contro il contagio: il vaccino. Poco male se ci troviamo di fronte a una malattia che nelle forme contagiose provoca meno di 200 casi all’anno, e poco male anche se i dati di incidenza sono gli stessi del passato, Toscana a parte.
In questi giorni le notizie di persone che finiscono in ospedale e talvolta muoiono a causa di questa infezione spingono migliaia di cittadini verso le strutture sanitarie pubbliche e private a caccia di una forma di prevenzione come la vaccinazione, che negli ultimi anni vede un calo di popolarità in Italia, in particolare nelle sue versioni pediatriche. E chi chiede aiuto non sempre sa di cosa ha bisogno. La meningite può essere provocata infatti da vari batteri, l’emofilo e lo pneumococco, ad esempio, anche se quello su cui si concentrano i maggiori timori è il meningococco. Il tipo C sta provocando grandi problemi in Toscana con i casi che sono saliti da 3 o 4 a 30 all’anno. Ma esiste il vaccino anche per il B, oltre a un quadrivalente per A, C, Y e W. «Non c’è nessuna emergenza, i cittadini stiano tranquilli», dicono dal ministero alla Salute, dove ieri si è svolta una riunione con l’Istituto superiore di sanità, i produttori di vaccino e anche rappresentanti della Toscana.
Gli appelli per ora non servono a molto. A Milano centinaia di persone telefonano ogni giorno all’azienda per la tutela della salute per avere informazioni sul vaccino anti meningococco. A Napoli in tantissimi, anche adulti, ieri si sono presentati alla Asl, dal pediatra o in farmacia per avere il medicinale. Stessa cosa avviene in molte strutture del Lazio, dove le richieste sono quadruplicate, e pure l’Emilia Romagna ha dovuto tranquillizzare i suoi cittadini. Un invito alla calma arriva anche dai sindacati pediatri e medici di famiglia. Ieri nel corso della riunione al ministero si è detto che la strategia in atto, cioè vaccinazione per tutti i bambini tra i 13 e i 15 mesi va bene. Inoltre nel nuovo piano vaccini, che dovrebbe essere approvato a breve, si prevede un richiamo per i tredicenni. Per gli adulti, salvo casi specifici (e salvo la solita Toscana) non ci sono indicazioni. Ma nella riunione si è anche discusso di come affrontare le paure dei cittadini, che al momento preoccupano di più della malattia stessa. Come detto i problemi veri le infezioni da meningococco li stanno provocando solo in Toscana, dove da un anno e mezzo è stata avviata una campagna di vaccinazione straordinaria che ha già coinvolto poco meno di un milione di persone.
Tra gli ultimi casi, a Ravenna martedì è stato ricoverato un quarantenne colpito da meningococco di tipo Y, mentre a Treviso è in terapia infettiva un uomo di 47 anni sempre per lo stesso batterio (ma non si conosce ancora il tipo). A micro organismi diversi sono dovuti invece casi ricoverati a Napoli e Palermo.
Repubblica – 6 gennaio 2017