Maurizio Tropeano. Morte le quote latte, si riparte dalle quote. L’Italia ha chiesto all’Ue di applicare una rateizzazione, senza interessi, delle multe agli allevatori per la campagna che si chiude a fine marzo. «Siamo impegnati in Europa per un’uscita morbida e per una strategia di medio periodo che tuteli in particolare il ruolo e il reddito degli allevatori», spiega il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. I motivi della crisi del settore dopo la fine di un sistema di contingentamento europeo durato 30 anni sono un aumento della produzione, il calo dei consumi e anche il crollo dei prezzi. Nel gennaio 2014 si pagavano 40,35 cent al litro, a dicembre 35,97. Anche in Francia e Germania è andata così e adesso a Parigi e Berlino il prezzo è più basso di quello tricolore.
E poi ci sono gli effetti «dell’embargo della Russia, principale importatore delle produzioni lattiero casearie europee, che hanno fatto registrare un crollo verticale del valore della materia prima», sottolinea una nota di Agrinsieme.
L’alleanza di cui fanno parte Cia, Confagricoltura e Alleanza delle Cooperative sottolinea anche come l’avvio del «libero mercato rischia di creare forti squilibri negli assetti produttivi europei, un contesto in cui gli allevatori non riescono a programmare la propria produzione, non avendo prospettive economiche certe che garantiscano il loro lavoro».
Si spiega anche così la scelta del ministero di convocare per l’11 febbraio una riunione con tutta la filiera: «Abbiamo avviato l’attuazione di un piano nazionale con strumenti sui quali ci confronteremo». dal punto di vista del consumo interno i problemi più gravi li vive il latte fresco, che nei primi otto mesi del 2014 ha perso l’8,3% dei volumi di vendita e il 6,1% del valore.
Soffrono anche le vendite di latte UHT, che ha registrato una contrazione più limitata (-3,5%) ma registrando un aumento in valore. Anche nel segmento degli yogurt si conferma una riduzione dei consumi (-3,6%), tendenza abbastanza generale che riguarda tutte le tipologie in commercio. Si riducono le vendite dei formaggi nonostante il calo dei prezzi medi (-2,1%).
Il ministero ha messo a punto un piano di rilancio. Tra i punti chiave c’è la volontà di rendere più chiaro il sistema di etichettatura. Secondo il ministro «con la liberalizzazione del mercato evidenziare in etichetta l’origine diventa sempre più un segno distintivo della nostra qualità e crediamo sia strategico per il nostro Paese poter sottolineare la provenienza in modo evidente e trasparente. Questo discorso vale ancora di più per le produzioni di montagna».
E poi ci sono le misure per il sostegno alle esportazioni: «Il 50% del latte italiano si trasforma in grandi formaggi Dop. Nel piano di internazionalizzazione del made in Italy questi prodotti saranno centrali. Vogliamo promuovere l’origine e la riconoscibilità delle nostre eccellenze, così come siamo impegnati in una forte azione di contrasto alla contraffazione che colpisce molto questo settore». In Europa abbiamo saputo attuare meglio di altri la protezione ex officio, facendo togliere dal mercato cheese kit, falso parmigiano e grana e tante altre imitazioni. Sul fronte internazionale la protezione delle nostre denominazioni è una priorità assoluta, anche negli accordi internazionali in discussione a partire dal TTIP con gli Stati Uniti”.
La Stampa – 1 febbraio 2015