Lo sforzo finanziario delle amministrazioni locali venete crescerà di 600 milioni nel 2015. Nel 2014 era pari a 1,6 miliardi, quest’anno toccherà i 2,3 miliardi di euro, l’1,5% del Pil regionale. Preoccupano i dati in materia di bilanci delle autonomie locali, presentati nel secondo rapporto 2015 dall’osservatorio sulla fiscalità locale della CNA.
Secondo la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, la Regione Veneto pagherà un conto salato a seguito delle disposizioni della legge di stabilità. Tra il 2011 e quest’anno, i tagli in capo alla Regione superano gli 1,1 miliardi di euro, per le Province il taglio complessivo è di 327 milioni mentre per i Comuni vale 760 milioni. Dal 2005 al 2010, è stato registrato un calo del 39% delle spese della Regione Veneto per gli investimenti, che prima della crisi valevano il 19% del bilancio e negli ultimi anni hanno raggiunto la quota del 14% e sono aumentate del 28% le spese correnti. La macro-area di spesa «Persona e famiglia», che include il settore della sanità, del sociale e dell’istruzione, è stata l’unica ad aumentare la propria incidenza sul budget regionale dal 69,5% al 75%, durante la stagione dei tagli, ma nel 2015 gli stanziamenti si ridurranno di 70 euro con il dimezzamento dei fondi per istruzione e formazione Negativi i valori inerenti all’erosione di risorse dedicate allo sviluppo economico, scese a 43 euro pro capite. Agricoltura, industria, PMI, commercio e turismo hanno risentito maggiormente dei tagli: prima della crisi assorbivano il 3,1% delle risorse regionali, ma dal 2011 all’anno scorso, la quota è scesa all,1,9%.
Nel 2015 lo sviluppo economico non supererà l’1,8% del bilancio regionale, che ha però, di positivo, la riduzione delle spese di funzionamento che passano da 66 a 61 euro pro capite e l’incremento degli stanziamenti per territorio, ambiente e infrastrutture, da 290 a 299 euro per abitante.(m.c.)
Il Corriere del Veneto – 27 febbraio 2015