Stavolta sembra davvero tutto pronto a partire. Dopo quasi quattro anni di stand by (il decreto legge che lo prevedeva è del 31 maggio 2010) controlli e lettere del nuovo redditometro stanno per prendere il via. Questione di giorni, ormai. Si comincerà dai controlli sul periodo d’imposta 2009 (quindi i redditi dichiarati da Unico 2010). Il tassello mancante è arrivato ieri con la circolare 6/E/2014 che ha accolto i rilevi mossi dal Garante della privacy nel parere del 21 novembre 2013.
Le istruzioni dell’Agenzia tagliano definitivamente fuori dalla versione «2.0» dello strumento di accertamento le spese medie Istat. Non ci saranno né nella fase di selezione né nel successivo contraddittorio. Tradotto più semplicemente vuol dire che non saranno considerate, tra gli altri, i valori medi statistici relativi alla spesa per alimenti o per vestiti o ancora per i pranzi fuori casa. Non è detto che tali voci non possano essere “monitorate” in assoluto: potrebbero essere considerate soltanto se il Fisco già disponesse nei suoi database di dati certi a riguardo (vale a dire tutte quelle già presenti in Anagrafe tributaria perché comunicate con la dichiarazioni dei redditi o altri adempimenti posti a carico di determinate categorie di contribuenti, come per esempio lo spesometro). E lo stesso discorso vale anche per le spese per elettromestici e arredi, di cui l’Agenzia può tener conto solo se ha informazioni in Anagrafe.
Ma non è tutto. Gli uffici sono chiamati a una verifica preventiva sull’effettiva composizione del nucleo familiare: in pratica dopo la selezione del contribuente – e quindi prima di invitarlo al contraddittorio – dovranno riscontrare se la famiglia fiscale presente in Anagrafe tributaria corrisponde effettivamente a quella anagrafica, che potrebbe anche comprendere figli maggiorenni, familiari conviventi e i partner di fatto (si veda l’articolo in basso).
Ma andiamo con ordine. La selezione dei circa 35mila contribuenti da sottoporre a controllo con il redditometro avverrà sulla base appunto di spese certe, spese per elementi certi ( si tratta essenzialmente di spese “collegate” al possesso di determinati beni, come per esempio le spese di acqua, condominio e manutenzione della casa o quelle per l’utilizzo dell’auto). A questo si aggiungeranno anche la quota di incrementi patrimoniali imputabile al periodo d’imposta e la quota di risparmio che si è formata nell’anno precedente. Mentre il fitto figurativo (ossia la spesa attribuita al contribuente che non risulta, nel comune di residenza, in possesso di un immobile a titolo di proprietà o altro diritto reale, di locazione o di leasing immobiliare, oppure a uso gratuito) non concorrerà a ricostruire il reddito in fase di selezione. Per venire incontro alle tutele richieste dal Garante, la circolare 6/E/2014 precisa che «qualora il contribuente non chiarisca la propria posizione ovvero non si presenti al contraddittorio, il fitto figurativo, attribuito anche in funzione del lifestage riscontrato, concorre alla determinazione del maggio reddito accertabile». A fronte, però, di una diversa condizione abitativa evidenziata in contraddittorio (come per esempio la disponibilità di una casa), non andrà considerato il fitto figurativo ma le spese per elementi certi connesse al tipo di immobile posseduto o utilizzato.
Per quanto riguarda il resto della fase di selezione bisogna riavvolgere il nastro indietro e rifarsi al precedente documento di prassi sul nuovo redditometro. La circolare 24/E/2013 aveva spiegato che sarebbero stati selezionati coloro che presentano scostamenti significativi tra reddito dichiarato e capacità di spesa, «avendo cura di evitare situazioni di marginalità economica e categorie di contribuenti che, sulla base dei dati conosciuti, legittimamente non dichiarano, in tutto o in parte, i redditi conseguiti».
Unaltro aspetto su cui il Garante della privacy aveva chiesto garanzie riguarda l’attenzione alla qualità e all’esattezza dei dati presenti in Anagrafe. La circolare 6/E/2014 precisa che sono state adottate contromosse per correggere le eventuali imprecisioni e limitare i rischi di errori. Allo stesso tempo però gli uffici non potranno abbassare la guardia: eventuali incoerenze dei valori rispetto alla posizione complessiva del contribuente richiedono ulteriori approfondimenti, provvedendo a effettuare modifiche prima di inviare le lettere.
Privacy garantita: parte il redditometro. L’Agenzia delle Entrate sblocca lo strumento dopo i rilievi del Garante, da oggi via alle prime lettere
Giuseppe Bottero. Da oggi chi vive da nababbo ma dichiara una manciata di euro deve iniziare a preoccuparsi: i controlli con il redditometro, infatti, sono pronti a partire. L’Agenzia delle Entrate ha ritoccato lo strumento anti-evasori alla luce dei rilievi del Garante della Privacy e, sostanzialmente, ha sbloccato le verifiche, eliminando il rischio ricorsi.
La prima novità è che il Fisco, nell’accertamento, non terrà conto delle spese al supermercato e di quelle per l’abbigliamento. Più in generale non verranno considerate tutte le spese medie Istat, oggetto di tante contestazioni: non entreranno né nella fase di selezione né in quella successiva. Solo nel caso in cui gli importi corrisposti per tali spese dovessero essere individuati puntualmente dalle Entrate potranno essere oggetto di contraddittorio e concorrere quindi alla ricostruzione sintetica del reddito.
Novità anche per quanto riguarda il «fitto configurativo», attribuito a coloro per i quali non si conosce la disponibilità di un’abitazione nel comune di residenza. Questo tipo di rilevazione, dopo i rilievi del Garante, viene escluso dalla fase di selezione ma rientra nel contraddittorio. Inoltre, la tipologia di famiglia di appartenenza (lifestage) verrà confrontata con i dati dell’Anagrafe Comunale: viene così risolto il problema, sollevato dall’Autorità, del disallineamento tra «Famiglia fiscale» (costituita da contribuente e coniuge oltre che dai figli e/o dagli altri familiari fiscalmente a carico) e «Famiglia anagrafica» (comprendente anche figli maggiorenni e altri familiari conviventi, nonché i conviventi di fatto, non fiscalmente a carico). Insomma, se un cittadino a reddito minimo vive con la sorella che guadagna 200 mila euro l’anno, potrà guardare con più tranquillità nella cassetta della posta.
Il meccanismo del redditometro prevede che il cittadino sia chiamato ad un primo confronto se, in base alla banca dati di cui l’Agenzia dispone, il gap tra il reddito e le spese certe sostenute supera il 20%. Nel caso le spiegazioni non siano sufficienti, si andrà ad un secondo incontro. Sono molte le voci di spesa che consentiranno di analizzare la ricchezza effettiva di un contribuente. Gli ambiti sono quelli che toccano tutte le famiglie, ma alcune voci faranno la differenza: auto di lusso, imbarcazioni e ormeggi, corsi di studio all’estero. «Non partiremo con un numero esagerato di controlli – aveva annunciato Attilio Befera alla fine di gennaio – li limiteremo ai casi più eclatanti, faremo una preselezione. Abbiamo fatto importanti corsi di formazione ai nostri uomini per il contraddittorio con il contribuente che deve essere ispirato al massimo al rapporto di reciproca fiducia». In quell’occasione Befera si era detto fiducioso sul rientro dei capitali dall’estero, anche grazie alla «voluntary disclosure». Una misura che, però, è stata stralciata dal decreto in discussione alla Camera: confluirà in un disegno di legge. «L’impegno è quella di approvarla in tempi veloci, magari entro maggio, perché é importante», rassicurava ieri il vice-ministro all’Economia Casero.
Il Sole 24 Ore e La Stampa – 12 marzo 2014