In un mattatoio di Reggio trovati 655 “passaporti” equini contraffatti: le indagini del Corpo Forestale e dell’Ausl
Tocca anche la nostra provincia l’inchiesta del Corpo forestale dello Stato su un colossale giro di cavalli da corsa che – al termine della loro carriera – anziché venire abbattuti così come prevedono le norme, venivano macellati per produrre e commercializzare pezzi di carne per uso alimentare.
Un reato, quello ipotizzato in questa inchiesta, partita più di un anno fa, che ha risvolti inquietanti: i cavalli da corsa, infatti, nella loro carriera sono spesso trattati con farmaci (quando non addirittura con sostanze dopanti) e sono sempre e comunque sottoposti a forti stress che rendono non commestibili le loro carni.
Sette i veterinari coinvolti, tra cui anche alcuni professionisti reggiani.
Invero, per i presunti responsabili di questo traffico illegale, questo non pareva essere un problema: bastava contraffarre, grazie alla compiacenza di qualche veterinario infedele la documentazione degli animali e portarli al macello. Nel mattatoio ispezionato a Reggio, i militari del Corpo forestale dello Stato hanno trovato qualcosa come 655 documentazioni contraffatte. Altre 238 sono state invece trovate in un macello del Parmense.
Documenti falsi, avallati da veterinari compiacenti, attraverso i quali era possibile destinare la carne equina alla vendita. Le indagini sono cominciate più di un anno fa: dopo alcune verifiche amministrative a carico di un commerciante di cavalli di Fermo, da cui erano emerse violazioni della normativa sanitaria sulla macellazione di alcuni animali. La Forestale ha ricostruito l’intera rete di commercianti e titolari di mattatoi senza scrupoli, che agiva con il supporto di veterinari pubblici e privati compiacenti: sette i medici denunciati, attivi in sei province del Centro e Nord Italia. I guadagni per l’organizzazione erano notevoli: in 20 mesi un solo mattatoio ha incassato 20 milioni di euro con l’attività illecita.A Reggio l’inchiesta ha avuto l’inizio il 5 maggio dello scorso anno, quando i militari del Corpo forestale dello Stato si sono presentati in un mattatoio della nostra provincia, sapendo già cosa cercare.
L’inchiesta partita da Fermo portava infatti ad alcuni macelli in cui era possibile “trasformare” gli ex cavalli da corsa in equini allevati per la commercializzazione (e quindi il consumo alimentare) e uno di questi macelli era proprio a Reggio.
Con le guardie forestali, al macello si presentano anche i tecnici e gli ispettori dell’Ausl di Reggio: «Abbiamo da subito collaborato alle indagini – commenta il direttore sanitario dell’Ausl di Reggio, Daniela Riccò – fino ad arrivare grazie alle nostre stesse indagini, all’individuazioni di tutte le possibili responsabilità».
All’epoca del blitz della Forestale, i tecnici dell’Ausl che hanno svolto le indagini hanno anche analizzato i cavalli che stavano per essere macellati e, in alcuni casi, anche le carni che stavano per essere commercializzate.
«In nessuno dei casi che siamo riusciti ad analizzare, sia sugli animali vivi sia sulle carni – dice ancora la Riccò – non abbiamo riscontrato la presenza di sostanze dopanti. Le carni degli equini da corsa non sono comunque commestibili, anche per via del forte stress che queste bestie vivono».
Gazzetta di Reggio – 25 giugno 2011