Il bilancio di previsione 2016 è pronto. Oggi ci sarà l’ultimo passaggio in commissione Affari istituzionali; domani, con un ritardo di un mese e mezzo sui termini imposti dalla legge (l’ente è in esercizio provvisorio), il più importante atto di programmazione della Regione approderà in aula per il via libera definitivo.
Lo presenterà il governatore Luca Zaia (è la prima volta che accade) e da Palazzo Balbi assicurano che ne uscirà in fretta, senza troppi sconvolgimenti: le poste sono blindate e i margini di manovra, anche alla luce delle nuove regole in materia di contabilità pubblica, risicatissimi. Complessivamente, si ragiona su un budget che tra risorse dirette (della Regione) e indirette (provenienti dallo Stato e dall’Unione Europea) sfiora i 15,3 miliardi. L’opposizione, Pd in testa, ha già iniziato a cannoneggiare, denunciando tagli alla cultura (sabato) e al sociale (lo farà questa mattina, in una nuova conferenza stampa). A confrontare le poste del bilancio di quest’anno con quelle dell’anno scorso non c’è dubbio che alcune limature, anche poderose, saltino subito all’occhio ma va detto che in altri casi i budget a disposizione degli assessori sono stati ritoccati all’insù, talvolta di svariati milioni, con una scelta evidentemente legata alle priorità politiche della nuova giunta. Leggendo le tabelle redatte dagli uffici del vice presidente con delega al Bilancio Gianluca Forcolin, in ogni caso, il dato finale risulta in rosso di 17 milioni.
Chi ci perde
A patire la sforbiciata più pesante, con riferimento esclusivamente ai soldi messi dalla Regione, è la mission tutela dell’ambiente (assessore Gianpaolo Bottacin) che passa dai 100 milioni del 2015 a 52 milioni, con un meno 47 milioni che andrà ad impattare anche sulla lotta al dissesto idrogeologico, se non si troveranno dei correttivi in corsa. L’istruzione (assessore Elena Donazzan) dovrà fare a meno di 8 milioni (dai 40 del 2015 ai 32 di quest’anno) mentre sono ormai ridotti al lumicino i fondi per la sicurezza, passati da 5 a 1,6 milioni (assessore Cristiano Corazzari) e questo certo fa riflettere sull’eco che l’argomento ha avuto in campagna elettorale e continua ad avere nei talk show. Altri 3,5 milioni sono stati tolti al settore dei trasporti (che come emerge chiaramente nelle tabella sopra, vive però dei denari trasferiti dal fondo nazionale, l’assessore di reparto è Elisa De Berti), quindi la cultura (di nuovo il povero Corazzari), che svuotata di 3 milioni potrà contare su un budget di mera testimonianza, 4,7 milioni secondi solamente alle politiche giovanili, che con i loro 1,6 milioni fanno da mesto contraltare al gran parlare che si fa dei ragazzi e dell’urgenza di investire sul futuro.
Chi ci guadagna
Di contro, Forcolin ha scelto di aumentare le risorse dedicate alle relazioni con le autonomie locali (tema di cui si occupa in prima persona), che passano da 18 a 44 milioni, con un più 25 milioni utile anche a pagare gli stipendi dei dipendenti delle Province (il raffronto è fatto con i soldi effettivamente stanziati nel 2015, dopo l’assestamento approvato in occasione della cancellazione della «legge marchetta», non con quelli indicati a inizio anno nel previsionale poi disatteso; una precisazione dovuta per tutti i paralleli riassunti in alto). Priorità è stata data anche alla formazione professionale e alle politiche per il lavoro: il contrasto alla disoccupazione (Donazzan) avrà 19 milioni in più, per complessivi 56 milioni, e nella stessa direzione va il potenziamento delle politiche sociali (di cui si occupa Manuela Lanzarin) che avranno 9 milioni in più, arrivando a quota 39 milioni.
Da Roma e dall’Europa
In tutti i casi, comunque, le cifre vanno riequilibrate con i fondi in arrivo da Roma e da Bruxelles, come emerge in modo lampante alla voce salute, che schizza da 95 milioni a 8,9 miliardi, alla voce trasporti (da 65 a 832 milioni) o alla stessa voce cultura (da 4,7 milioni a 38 milioni). Anche l’ambiente esce un po’ meno malconcio (96 milioni) e questo spiega come mai la Regione abbia voluto dare copertura totale, 100 per cento, al cofinanziamento dei fondi europei, una novità assoluta. I famigerati tagli da Roma? Pare ammontino a 2,2 miliardi per tutte le Regioni ordinarie ma saranno compensati da stanziamenti extra (per i disabili e i non autosufficienti in particolare) per 1,8 miliardi. A conti fatti, al Veneto potrebbe toccare un sacrificio di una trentina di milioni. Infine una curiosità: le nuove norme costringono per la prima volta Palazzo Balbi ad accantonare soldi per «crediti di dubbia esigibilità» (15 milioni), «rischi escussioni» (3 milioni), «perdite delle società partecipate» (2 milioni) e pure per eve ntuali «rischi legali» (8 milioni). Con tutte le volte che si finisce alla Consulta contro il governo, forse non è poi un’idea così campata in aria.
Cultura, confronti impietosi. Dall’Emilia alla Campania tutti stanziano fondi maggiori
Più che «tagli», una ghigliottina sta per calare sulla cultura veneta. Eppure non è così in altre regioni. Il raffronto più bruciante è con la vicina Lombardia che ha nel bilancio di previsione poco più di 16 milioni di euro ma fa sapere che andrà come nel 2015: si arriverà con gli assestamenti a 31 milioni, giusto-giusto 10 euro per ognuno dei dieci milioni di abitanti dell’altro colosso a guida del Carroccio. Non è da meno la corazzata emiliano-romagnola che, con 32 milioni di euro e soprattutto con un +100% tondo rispetto allo scorso anno, marcia a tappe forzate verso l’obiettivo di triplicare gli investimenti in cultura nel corso del mandato del governatore Stefano Bonaccini: si è passati da 18,6 milioni nel 2015 a 27,8 lo scorso anno per giungere ai 32 del 2016. Un programma ambizioso che parte da un assunto: «La cultura – spiegano all’assessorato bolognese – è un’impresa che dà lavoro a 80mila addetti ed è pari al 5% del Pil con oltre 30mila imprese».
Come si spiega tanta disparità con una regione che – per caratteristiche geografiche e culturali – è tanto simile al Veneto che quest’anno stanzierà solo 4,9 milioni di euro per le molteplici attività che finiscono sotto l’«ombrello» della cultura? Da palazzo Balbi l’assessore alla Cultura, Cristiano Corazzari, spiega che non volendo ritoccare all’insù l’addizionale regionale mancano all’appello 300 milioni e che quindi tutti gli assessorati «soffrono», Cultura compresa.
La ricognizione in altre regioni italiane, da Nord a Sud, risulta impietosa. Persino la piccola Liguria, col suo esiguo milione e mezzo di abitanti e tagli consistenti, destina per quest’anno 3,5 milioni di euro, 2,3 euro ad abitante. Fa meglio la Puglia (5 milioni di abitanti, come il Veneto) che può contare su consistenti fondi europei legati al suo posizionamento nella categoria «obiettivo convergenza» (a differenza del Veneto che è in «obiettivo competitività») e a residui dei fondi statali per il pacchetto «strutturale di coesione» ma che, oltre a questi, stanzia 12 milioni di euro di finanziamenti autonomi. In Toscana, 3,5 milioni di abitanti, il budget per la cultura nel 2016 resta invariato a 25 milioni di euro (6,7 euro ad abitante). La Campania, invece, alla vigilia di una legge quadro sulla cultura che sarà finanziata a parte, stima la quota pro capite di fondi destinati alla cultura addirittura in qualche centinaio di euro.
Per fare qualche altro esempio, sia il teatro San Carlo di Napoli che il Verdi a Sorrento, godono ciascuno di 1,5 milioni di euro, la stessa cifra destinata in passato a Fenice e Arena che per quest’anno, invece, si dovranno accontentare di 600mila euro ciascuna. «Il sistema culturale veneto è solido – risponde Corazzari – certo, dovrà essere reso più efficiente ma la Regione continuerà a fare la sua parte. Con la prossima legge-quadro sulla cultura sottolineeremo la necessità di mettere in rete le realtà venete per arrivare a un sistema sano che parli con l’impresa e sia veicolo di promozione turistica».
La Regione fa affidamento sui fondi europei (11 milioni nel prossimo triennio) con cui, spiega ancora l’assessore «finanzieremo imprese culturali e nuove start up. In più stiamo sensibilizzando le imprese a investire in cultura ottenendo anche le agevolazioni fiscali».
A dar manforte alla compagine politica veneta interviene l’assessore regionale alla Cultura della Lombardia, Cristina Cappellini: «La Lombardia, pur essendo la Regione più efficiente e quella col maggior patrimonio culturale, è anche quella più tartassata in termini di residuo fiscale e di tagli di trasferimenti statali». Cappellini tiene però a precisare che «in questi tre anni la giunta Maroni ha sempre sostenuto adeguatamente le politiche culturali lombarde».
Il Piemonte di Sergio Chiamparino mette quasi 27 milioni di euro nel capitolo cultura del bilancio mentre il Friuli Venezia Giulia aggiunge 7 milioni a quelli del 2015 arrivando a un totale di 34. «Crediamo molto negli investimenti in questo settore – spiega l’assessore friulano Gianni Torrenti – la precedente giunta aveva dimezzato le risorse nel 2013, noi le abbiamo incrementate perché oltre a essere uno strumento di benessere è anche un formidabile volano per l’economia. Se una regione vuole essere attrattiva per imprese, assicurazioni e banche, deve avere un’offerta culturale adeguata. Supportiamo le produzioni musicali ma anche letterarie. Ma in fondo non abbiamo inventato nulla: le Generali, all’inizio del secolo scorso, pagavano il poeta Biagio Marin per fingere di fare il bibliotecario a Trieste, in realtà supportavano la sua attività creativa».
Il Corriere del Veneto – 10 dicembre 2016