di Luigi Migliorini. Lunedì scorso, casualmente, ho visto «Striscia la notizia», che ha trasmesso un servizio, fortemente critico, durante il quale sono state mostrate alcune immagini poco gradevoli di reti che imprigionano dei piccoli uccelli, per poi utilizzarli come richiami vivi nella caccia da capanno in Veneto.
In proposito l’europarlamentare Andrea Zanoni ha presentato un’interrogazione, ritenendo che possa configurarsi un’infrazione comunitaria, specificatamente alla direttiva 2009/147/CE Uccelli e il commissario all’Ambiente UE, Janez, ha comunicato che è stata già avviata un’indagine preliminare. Ho subito pensato a reti in agguato”sparse qua e là nel nostro Delta, ma per fortuna mi sono sbagliato. Invero la Regione, con delibera del 28 giugno 2013, nonostante il parere contrario dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, delibera di autorizzare le Province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza a gestire per la stagione 2013/2014 un numero massimo di impianti di cattura per il rifornimento dei richiami vivi. Sembrerebbe che anche la provincia di Rovigo abbia chiesto di essere partecipe all’operazione «antiuccellini», ma che la sua domanda non sia stata accolta. Ho voluto approfondire la questione, accertando che, invece, la nostra Provincia non ha chiesto nulla e che l’unico impianto utilizzabile in proposito è stato eliminato molti anni fa.
Intanto a Vicenza il commissario straordinario con i poteri della giunta, con delibera del 6 settembre 2013, ha disposto l’attivazione, sulla base della succitata delibera di giunta regionale, di 16 impianti di cattura per il rifornimento di richiami vivi ai cacciatori. E’ seguita Treviso, con delibera di giunta provinciale 16 settembre 2013 (3 impianti), poi Venezia con determina dirigenziale del 18 settembre 2013 (3 impianti); Verona con determina dirigenziale del 23 settembre 2013 (5 impianti), Belluno con determina del 26 settembre 2013 (un impianto) e Padova, con delibera di giunta provinciale del 9 ottobre 2013 (5 impianti). La spesa complessiva è stata di circa 200 mila euro, naturalmente a carico della collettività. A parte i dubbi di legittimità della delibera di giunta regionale prospettati in sede comunitaria, vien da chiedersi se in tempi di crisi e di sacrificio valeva la pena di utilizzare in questo modo danari pubblici. Onore al merito, comunque, alla Provincia di Rovigo, che si è posta controcorrente, decidendo di non essere partecipe di questa discutibile operazione.
Il Corriere del Veneto – 12 gennai 2014