Oggi e domani si riunisce il Consiglio regionale. All’ordine del giorno la proposta di Legge presentata dal capogruppo forzista Leonardo Padrin relativa alle «Disposizioni in materia di promozione della qualità dell’assistenza sanitaria e sociale», un progetto dall’iter controverso già oggetto di schermaglie e divisioni in aula.
Il calendario dei lavori prevede poi l’esame di due progetti di legge in tema di sicurezza stradale e una proposta per la «Rideterminazione dei termini di validità del Piano faunistico-venatorio regionale». Nuove disposizioni per la gestione integrata dei rifiuti, risorse idriche, qualificazione delle imprese che svolgono attività agromeccanica, riconoscimento e valorizzazione del turismo naturista sono i temi degli altri progetti di legge iscritti all’ordine del giorno.
Segnali di smottamento, e forse qualcosa di più, nel Nuovo centrodestra veneto. Cinque consiglieri regionali, tre dei quali siedono nella giunta presieduta da Luca Zaia, sono in procinto di abbandonare il partito di Angelino Alfano per approdare a Forza Italia. L’esodo coinvolgerebbe il vicecapogruppo Piergiorgio Cortelazzo, il consigliere Moreno Teso, gli assessori Massimo Giorgetti (lavori pubblici e sicurezza), Elena Donazzan (istruzione e lavoro) e Isi Coppola (sviluppo economico e pari opportunità), cioè l’intera pattuglia di rito An nell’assemblea di Palazzo Ferro-Fini. Un sisma politico di intensità notevole, dettato dal disagio crescente che gli esponenti della destra, il cui elettorato non comprende le ragioni del sostegno al Governo Letta, ritenuto espressione della sinistra e perciò naturale avversario. Per comprendere appieno le ragioni dello strappo che si va profilando, giova rileggere la nota congiunta di Cortelazzo e del capogruppo Dario Bond (forzista della prima ora, a sua volta in evidente imbarazzo, al punto da non aderire al Ncd) diffusa in occasione del ricorso costituzionale del Governo contro il Piano casa del Veneto ispirato – è l’accusa – dal ministro «veterocomunista» Flavio Zanonato: «Questa mossa portata avanti con irresponsabilità dal Pd doveva essere bloccata dai ministri del Centrodestra senza se e senza ma e invece, in nome delle larghe intese, si è asfaltato il diritto di una Regione a provvedere per i suoi cittadini e le sue categorie (…) Da qui il nostro appello a chiudere l’esperienza delle larghe intese ai parlamentari veneti rimasti a sostenere l’Esecutivo. Questo Governo non sta facendo l’interesse dei veneti e del Veneto». Parole che suonano come netta presa di distanza dalla linea del Ncd, giudicato (anche alla luce delle dimissioni ministeriali di Nunzia De Girolamo) privo di una prospettiva politica. I tempi dell’operazione non sono ancora definiti ma la rotta è tracciata. Cortelazzo, delegato dagli aennini a condurre il negoziato con i berlusconiani, ha già incontrato Niccolò Ghedini, l’avvocato-senatore fiduciario del Cavaliere al quale lo lega un rapporto d’amicizia risalente alla comune militanza giovanile missina. Ghedini, si è appreso, guarda con favore all’iniziativa e si augura che giunga a compimento in tempi brevi. Se così sarà, il gruppo forzista guidato da Leonardo Padrin lieviterà dagli attuali quattro a nove componenti, superando per entità la compagine rivale Ncd, che ha in Marino Zorzato e Clodovaldo Ruffato i portabandiera. In proposito l’astuto Padrin non si sbilancia, limitandosi a profetizzare «interessanti novità». Contraccolpi sulla tenuta della maggioranza che governa il Veneto? Sulla carta tutti li escludono ma certo il cammino si complica, come dimostrano i frequenti «dispetti» in aula tra le anime del centrodestra, cui fanno eco le lacerazioni della Lega, i cui “eretici” – ultimo in ordine di tempo, Giovanni Furlanetto – stanno per costituirsi in gruppo misto. La domanda, al mutamento di equilibri e di rapporti di forza nel fronte moderato corrisponderà un valzer delle poltrone in giunta, nelle commissioni e nel sottobosco del Palazzo? Zaia, finora, ha escluso ogni ipotesi di rimpasto, minacciando il ricorso anticipato alle urne. Ma il suo cammino si complica.
Il Mattino di Padova – 28 gennaio 2014