Spesa in caduta libera per il personale sanitario (-5,5%) mentra ancora non sono sotto controllo gli acquisti di beni e servizi condizionati dall’ennesimo aumento dei costi (+2,5%). Sono i dati contenuti nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni (esercizio 2014) pubblicata dalla Corte di conti secondo cui «l’indebitamento regionale (incluso il debito con oneri a carico dello Stato) è pari a 67 miliardi, in aumento di circa 5,7 miliardi rispetto al 2013». Di questa enorme massa una quota significati è a carico della sanità, il cui debito passa da 23,8 miliardi a 30,7 miliardi (+23% circa). Nel complesso, il debito medio pro capite sale da 931 euro a 1.043 euro. Il «limite» è stato oltrepassato dalla Regione Piemonte, mentre le Regioni Sardegna, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino-Alto-Adige, Veneto e Puglia non hanno fatto ricorso ad indebitamento. Mentre sono sei le regioni che hanno avviato le operazioni di ristrutturazione del debito: Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia.
Il rendiconto delle Regioni che segnalano anche una crescita, seppur contenuta della spesa sanitaria su quella corrente complessiva (il 75,5% nel 2014, contro il 74,1% del 2013), anche se diminuiscono i pagamenti (-3,1 miliardi rispetto al 2013). In termini di contabilità nazionale, la spesa sanitaria cresce, nel 2014, dello 0,9% (+984 milioni). Si tratta del primo, contenuto, incremento di spesa nel corso del quinquennio 2010/2014.
«La fruibilità del diritto alla salute da parte dei cittadini – osserva, tuttavia, la Corte – non sembra uniforme sul territorio nazionale, potendo risultare più onerosa in relazione al luogo di residenza».
Le spese per il personale
I pagamenti effettuati dagli enti sanitari relativi al personale evidenziano nel quadriennio un trend decrescente (-2,2 mld di euro, -5,75%), con una riduzione maggiore nel 2014 rispetto al 2013. Su tale evoluzione hanno inciso sia le politiche nazionali, sia scelte aziendali relative all’esternalizzazione di servizi e/o prestazioni di lavoro effettuate mediante diverse forme: aumentano, infatti, i pagamenti per consulenze, collaborazioni, interinali e altre prestazioni di lavoro sanitarie e sociosanitarie.
Nell’ambito delle misure di contenimento della spesa del personale hanno inciso in misura considerevole la revisione delle dotazioni organiche, il blocco del turn-over e le politiche di contenimento delle assunzioni, nonché i limiti retributivi, il tetto di spesa del personale, il nuovo regime del trattamento accessorio ed il congelamento della vacanza contrattuale.
Le diverse misure, pur prendendo a riferimento diversi parametri, mirano alla medesima finalità di contenimento di un segmento rilevante della spesa pubblica.
In quasi tutte le Regioni gli enti sanitari hanno registrato un trend decrescente dei pagamenti per il personale, tant’è che si registra una contrazione nel 2014, rispetto al 2013, di -1 miliardo (-2,77%); infatti, presentano un diverso andamento solamente tre Regioni: Molise, Puglia e Friuli-Venezia Giulia. La riduzione maggiore è stata registrata per gli enti appartenenti alle Regioni Campania (-426 milioni), Calabria (-155 milioni) e Piemonte (-137 milioni).
Questa tendenza si osserva in misura maggiore nelle Regioni soggette al Piano di Rientro con una riduzione complessiva, rispetto al 2011, pari a 1,8 miliardi (-10,7%), di cui quasi la metà registrata nel solo 2014, rispetto al 2013; per le altre Regioni, invece, il decremento è minore (-1,7%) e maggiormente distribuito null’arco temporale in esame. Infatti, l’andamento dei pagamenti nel periodo 2011-2014 espone una contrazione totale di -2,2 miliardi di euro (-5,7%), originata principalmente dalle Regioni a statuto ordinario (-2,1 miliardi) ed, in particolare, da quelle del meridione e dell’area centrale.
Acquisti di beni e servizi
In linea generale i pagamenti per acquisto di beni e servizi evidenziano un incremento fino al 2013 per poi ridursi, di -1,8%, nel 2014. Se la riduzione dei pagamenti assume valori abbastanza simili sia per le Regioni in Piano di rientro, sia per quelle non in Piano, l’andamento nel quadriennio 2011-2014, invece, evidenzia una crescita maggiore nelle Regioni in Piano di rientro (+14,1%, rispetto a+5,1% di quelle non in Piano), sebbene per entrambe le categorie i pagamenti crescano.
La riduzione dei pagamenti potrebbe essere ricondotta non solamente all’entrata a regime delle misure di contenimento della spesa adottate negli ultimi anni, ma anche a minori pagamenti effettuati dagli enti sanitari, con eventuali riflessi sullo stock del debito, non rilevabili dai soli flussi di cassa.
Gli enti della Regione Lombardia, nel 2014, rappresentano il 23,5% del totale pagamenti per acquisto di beni e servizi, evidenziando una riduzione dell’incidenza rispetto al 2011 (24,9%); gli enti della Regione Lazio, invece, segnano il 13,2%, con un peso crescente sul totale (11,5% nel 2011).
La composizione dei pagamenti per acquisto di beni e servizi per ripartizione geografica mostra che la riduzione del 2014 si riscontra nelle diverse aree, ad esclusione dell’Italia centrale che ha incrementato i flussi di pagamento (+2 mld; +14,6%). Nello specifico, l’incremento dei pagamenti dell’Italia Centrale è ascrivibile unicamente agli enti della Regione Lazio, i quali hanno usufruito delle risorse relative alle anticipazioni di liquidità nel 2013 e 2014, dal momento che gli enti sanitari delle altre Regioni centrali hanno evidenziato un decremento.
Il trend dei costi
I costi relativi agli acquisti di beni e servizi sono aumenti del 2,5% nel 2014 rispetto al 2013 .
Da questa rilevazione sembrerebbe emergere una limitata efficacia delle misure introdotte a livello centrale relative al contenimento dei costi (v. d.l. n. 98/2011 e d.l. n. 95/2012).
Osservando le singole componenti di spesa – al netto delle operazioni effettuate direttamente dalle Regioni Lazio e Campania – invece, si rilevano andamenti diversi: nel 2014, rispetto al 2013, decrescono i pagamenti per acquisti di beni (-8,5%) ed i pagamenti per acquisto di servizi (-6,1%). Per questi ultimi, si evidenzia un trend decrescente a partire dal 2012, (52,8 mld nel 2012, 52,6 mld nel 2013 e 49,3 mld nel 2014), mentre per gli acquisti di beni si rileva un trend crescente fino al 2013, seguito da una contrazione (11,7 mld nel 2011, 13,9 mld nel 2012, 15,9 mld nel 2013 e 14,5 mld nel 2014).
L’acquisto di beni
I movimenti in uscita (pagamenti) censiti dal Siope vengono codificati in due macro-aree: acquisto di beni sanitari ed acquisto di beni non sanitari. I primi, che rappresentano la parte più consistente, al netto di Lazio e Campania (che il Siope rileva solo in maniera parziale) , i pagamenti per questa voce di spesa sono pari a 10,6 mld. nel 2011 (9,3% del totale pagamenti correnti), 12,6 mld nel 2012 (10,7%), 14,3 mld nel 2013 (12%) e 13,5 mld nel 2014 (11,5%). I pagamenti per acquisti di beni non sanitari, invece, costituiscono una quota più modesta del totale della spesa: sempre al netto di Lazio e Campania, i pagamenti ammontano 568 mln nel 2011 (4,8% del totale della spesa per acquisto di beni), 601 mln nel 2012 (4,5%), 585 mln nel 2013 (3,7%) e 490 mln nel 2014 (3,4%).
In linea generale, i pagamenti per acquisto di beni sanitari evidenziano un trend crescente fino al 2013, per poi decrescere nel 2014 (-6,9%, al netto dei movimenti registrati dagli enti sanitari di Lazio e Campania). In quasi tutte le Regioni oltre l’85% della spesa per beni sanitari afferisce ai prodotti farmaceutici (cod. 2101), materiali diagnostici e prodotti chimici (2205), lastre e mezzi di contrasto (2206), presidi chirurgici e materiale sanitario (2207) e materiali protesici (2208).
Gli acquisti di beni sanitari si concentrano principalmente nel Nord Italia, rappresentando nel 2014 oltre il 55% del totale184 (Nord-Occidentale 28,7% e Nord-Orientale 26,5%); in particolare, gli enti della Regione Lombardia evidenziano i flussi di pagamento più elevati (16,3%).
In tutto il quadriennio, la spesa maggiore per la categoria beni sanitari è rappresentata dai prodotti farmaceutici, che incidono sul totale categoria per il 52%, mostrando un andamento dell’incidenza in crescita. Nel 2014, gli enti della Provincia autonoma di Trento espongono il valore più basso (43,5%) e quelli della Sardegna il valore più elevato (59,3%).
Gli acquisti per beni non sanitari evidenziano un trend decrescente per tutto il periodo considerato (-16,1% nel 2014, rispetto al 2013, al netto di Lazio e Campania). Nel 2014, in quasi tutte le Regioni, si rileva che oltre l’80% dei pagamenti per acquisto di beni non sanitari afferisce ad acquisti di prodotti alimentari , materiali di guardaroba e pulizia , carburanti e combustibili , supporti informatici e materiali per la manutenzione. Esaminando i singoli codici gestionali si rileva che gli acquisti per combustibili e carburanti incidono per il 23,6% del totale categoria e che la voce supporti informatici incide per il 20,4%. In relazione all’area geografica, invece, i maggiori pagamenti per acquisti di beni non sanitari sono riferibili all’area Nord-Occidentale.
L’acquisto di servizi
I pagamenti per acquisti di servizi costituiscono, in media, la parte più consistente dei pagamenti: 50,9 mld nel 2011, 52,8 mld nel 2012, 52,6 nel 213 e 49,3 nel 2014 (al netto degli enti di Lazio e Campania 45,2 mld nel 2011, 46,7 mld nel 2012, 47,3 mld nel 2013 e 45,7 mld nel 2014).
Detta tipologia di spesa, sulla base della classificazione Siope, viene ripartita in due macro-aree: acquisto di servizi sanitari, che rappresentano la parte più considerevole dei pagamenti, ed acquisto di servizi non sanitari, di minore entità, seppur rilevante come massa di pagamenti (18,4% nel 2014 del totale acquisto servizi).
Gli acquisti di servizi sanitari vengono effettuati prevalentemente verso soggetti privati: infatti, tale tipologia rappresenta oltre il 74% del totale categoria. Gli acquisti da soggetti pubblici, che evidenziano una certa stabilità, ad esclusione del 2013, incidono sul totale categoria per oltre il 20%; tuttavia, tale tipologia di acquisti viene per la maggior parte effettuata verso strutture sanitarie pubbliche della Regione/Provincia autonoma di appartenenza (circa il 17% del totale categoria).
I pagamenti per acquisto di servizi non sanitari evidenziano una crescita fino al 2013, cui segue un decremento nel 2014 (-12,2% rispetto al 2013; +8,2% rispetto al 2011).
Per quanto concerne gli acquisti di servizi sanitari da soggetti pubblici, si rileva che gli enti della Regione Lombardia effettuano pagamenti per tale tipologia di spesa pari ad oltre il 43% del totale acquisto di servizi sanitari: in particolare, tale fenomeno si verifica in relazione ai pagamenti effettuati verso le strutture sanitarie pubbliche della Regione di appartenenza. Gli acquisti di servizi sanitari da soggetti privati, invece, assumono valori elevati, in termini di incidenza percentuale, in Molise, Basilicata e Liguria.
La restante parte della spesa, costituita dai contributi previdenziali e ritenute erariali, rappresenta circa il 5% del totale categoria.
Conti pubblici. Relazione di Corte conti sul 2014. Debito in crescita per la sanità a quota 67 miliardi
Un deficit finanziario da 10 miliardi nel 2014 che diventano però 25 miliardi se si parte dal 2011, per effetto della gestione in conto capitale in rosso profondo. Un indebitamento che nel 2014 è salito vertiginosamente a quota 67 miliardi (+5,7 sul 2013) col macigno del debito sanitario lievitato da 23,8 a 30,7 miliardi. Con un debito medio che è così cresciuto a 1.043 euro per ogni italiano (140 euro in più). No, i conti decisamente non tornano nel comparto Regioni. A macchia di leopardo, come sempre, ma ormai a farcela sono sempre meno dopo questa lunga stagione di tagli. E sebbene si intravedano «gli esiti di un’economia che sta uscendo lentamente dalla crisi», il nodo di tutto è sempre lo stesso: «Le regioni del Mezzogiorno ancora non vedono significativi segnali di ripresa», è il ripetuto allarme lanciato ieri dalla magistratura contabile a governo e Parlamento.
È racchiuso in una relazione in due tomi da quasi 600 pagine con centinaia di tabelle e grafici, il giudizio della Corte dei conti sugli andamenti della finanza territoriale nel 2014 attraverso l’analisi dei flussi di cassa. Un anno, il 2014, che peraltro non ha ancora esaurito gli effetti delle manovre di finanza pubblica, e che nel raffronto che la magistratura contabile esegue risalendo fino al 2011, mette impietosamente a nudo tutte le difficoltà del settore. Dove antiche incrostazioni e gestioni sopra le righe hanno di sicuro subito colpi d’accetta. E tuttavia i conti continuano in larga parte, soprattutto dal Lazio in giù, a non tornare affatto.
Con tutte le conseguenze del caso, anche sul piano dei servizi. Come la Corte dei conti ribadisce per quanto riguarda la sanità: «La fruibilità del diritto alla salute da parte dei cittadini – si legge nel rapporto – non sembra uniforme sul territorio nazionale, potendo risultare più onerosa in relazione al luogo di residenza». Effetto Sud e piani di rientro. Effetto di un federalismo che ha fallito. E intanto la spesa sanitaria resta la voce di spesa principale dei bilanci regionali: nel 2014 pesava mediamente per il 75,5% del totale, addirittura in crescita dell’1,2% sull’anno prima. Tutto questo mentre le compartecipazioni crescono (+4,45% nel giro di un anno), la spesa per il personale è in calo del 5,75% in quattro anni, quella per farmaci tiene sul territorio ma non in ospedale, la spesa in ospedale cresce dell’8,36%, quella per beni e servizi ha pochi argini. Una maionese impazzita. Un’Italia della salute spaccata in due.
Quanto ai conti regionali complessivi, spicca il fatto che solo il Piemonte nel 2014 abbia bypassato il limite quantitavo sull’indebitamento. Che le ristrutturazioni del debito abbiano interessato 6 regioni (Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche e Puglia) per 5,6 miliardi totali di titoli in circolazione. E spicca quanto meno una nota forse positiva: s’è ridotto il ricorso ai derivati a copertura di prestiti obbligazionari (-16,3% sul 2011) e di mutui (-21,7%). (Roberto Turno)
Relazione Cdc regioni 2014
Relazione Cdc regioni 2014 appendice
Il Sole 24 Ore sanità – 2 marzo 2016