Infortuni sul lavoro ancora in calo, con gli incidenti mortali che toccano un nuovo minimo storico. Accertati finora 790 decessi sul lavoro (25 casi sono ancora in istruttoria) e 496.097 episodi di infortunio. Dal 2008 le “morti bianche” sono calate del 27%. La maggior parte dei decessi nell’industria e nei servizi. Mentre ammontano a 12 milioni le giornate di inabilità a carico dell’Inail. Le denunce pervenute all’Inail entro il 30 aprile 2013 relative a infortuni accaduti nel 2012 sono state 744.916: il dato registra una diminuzione dell’8,89% sul 2011 e del 23% sul 2008. Tra le denunce pervenute, quelle riconosciute dall’Istituto come casi di infortunio sul lavoro sono risultate l’11,34% in meno rispetto allo stesso dato dell’anno precedente.
Per quanto riguarda gli episodi mortali, le denunce pervenute entro la stessa data e relative al 2012 sono state 1.296 (-5,19%): 790 di queste sono state effettivamente accertate dall’Inail come infortuni sul lavoro: un decremento dell’8,78% rispetto agli 866 casi mortali dell’anno precedente. Questi alcuni dei principali dati illustrati oggi dal presidente dell’Istituto, Massimo De Felice, in occasione della presentazione della Relazione annuale 2012 presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, a Roma.
Casi mortali accertati: -27% dal 2008. Nel contesto degli infortuni accertati, 428.960 sono risultati in occasione di lavoro, a fronte di 67.119 “in itinere” (ovvero, quelli occorsi ai lavoratori ad esempio durante il normale percorso di andata e ritorno dall’abitazione al luogo di lavoro). Da segnalare come, nel complesso, più del 18% dei 496.079 infortuni totali si sia verificato al di fuori dell’azienda, “con mezzo di trasporto” (22.792) o – come già segnalato – in itinere. Anche per quanto riguarda i 790 decessi accertati, un’alta percentuale (più del 50%, pari a 409 casi) si è verificato fuori dell’azienda, avendo come principale “scenario” la strada (una distinzione, quella della localizzazione, rilevante per meglio giudicare e calibrare le politiche di prevenzione). I dati segnalano – come per il fenomeno infortunistico complessivo – la persistenza di un andamento decrescente: se anche i 25 casi ancora in istruttoria fossero tutti riconosciuti sul lavoro si avrebbe, infatti, una riduzione comunque consistente rispetto al 2011 – che si attesterebbe al 6% – e del 27% rispetto al 2008.
Oltre 680 morti nell’industria e servizi. Nello specifico delle gestioni assicurative, 393.663 infortuni accertati hanno interessato l’industria e servizi (682 dei quali con esito mortale), 34.151 l’agricoltura (98 mortali) e 68.265 sono stati “per conto dello Stato” (10 mortali).
Quasi 165mila le donne infortunate. Le specificità di genere segnalano 331.086 infortuni accertati a danno di lavoratori (726 con esito mortale) e 164.993 a danno di lavoratrici (64 gli episodi mortali).
A carico dell’Inail 12 milioni di giornate di inabilità. Malgrado il sottolineato miglioramento generale, resta comunque alto il costo della non sicurezza pagato non solo dai singoli lavoratori, ma dall’intero Paese. Gli infortuni sul lavoro hanno causato, infatti, più di 12 milioni di giornate di inabilità con costo a carico dell’Inail: in media 80 giorni per infortuni che hanno provocato menomazione e 19 giorni in assenza di menomazione.
Riconosciuta la causa professionale al 37% delle denunce di malattia. Per quanto concerne le denunce di malattie, queste sono state circa 47mila e 500 (1.000 in meno rispetto al 2011), con un aumento di quasi il 51% rispetto al 2008. Ne è stata riconosciuta la causa professionale a circa il 37%, mentre il 3% è ancora “in istruttoria”. È importante notare che le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono circa 36mila e 300 (un singolo lavoratore, cioè, può essere soggetto a più patologie correlate).
Malattie d’amianto: 1.540 casi protocollati per 348 morti nell’anno in corso. Sempre sul fronte delle malattie professionali, l’andamento degli esiti mortali per anno di competenza è in costante decrescita: sono stati 1.583 nel 2012 (il 27% in meno rispetto al 2008) e il 94% ha interessato la gestione “industria e servizi”. L’analisi per classi di età mostra che – al momento della morte – il 62% delle persone interessare aveva un’età maggiore di 74 anni. Riguardo alle denunce di patologie asbesto-correlate protocollate dall’Inail nel 2012, ne sono state riconosciute 1.540: tra queste, nell’anno 348 casi hanno avuto esito mortale. (Quotidiano sanita)
Incidenti mortali al minino storico. E’ l’effetto crisi
Infortuni sul lavoro ancora in calo, con gli incidenti mortali che toccano un nuovo minimo storico. Nel 2012, le vittime sul lavoro accertate sono state 790, con una diminuzione che sfiora il 30% rispetto al 2008 (1.110). I dati sono della relazione annuale dell’Inail presentata alla Camera dal presidente dell’Istituto Massimo De Felice. Prosegue, dunque, il trend decrescente. Ma a pesare è anche la crisi con gli effetti negativi che ha prodotto sull’occupazione: meno lavoratori, minor esposizione al rischio.
Tuttavia, nel corso del 2012 sono aumentati le ispezioni e le irregolarità riscontrate: sono state controllate 22.950 aziende, quasi 2.000 in più del 2011, circa l’87% è risultato irregolare. «La percentuale conferma l’efficienza dei sistemi di scelta, della procedura cosiddetta di business intelligence che individua gli insiemi da controllare», sottolinea De Felice. Sono stati regolarizzati 53.734 lavoratori (+10% sul 2011), di cui 45.679 irregolari e 8.055 “in nero” (+7,3%).
In ogni caso, la guardia deve restare alta, è il monito che arriva da più parti, a cominciare dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «I dati positivi non devono indurre ad abbassare la guardia», scrive il capo dello Stato, in occasione della relazione annuale dell’Inail. Così come afferma il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini: «Anche in un periodo di difficoltà economica, sulla sicurezza sul lavoro non bisogna abbassare la presa».
Il livello dell’attività di controllo «deve rimanere altissimo in tutti i settori, con una particolare attenzione all’uso e allo smaltimento improprio di sostanze e materiali nocivi, come l’amianto, dai quali possono derivare gravi patologie», evidenzia ancora Napolitano. E quello delle malattie professionali è un altro capitolo centrale nella sicurezza sul lavoro: tra queste (i decessi sono stati 1.583 nel 2012, il 27% in meno rispetto ai 2.165 del 2008), ci sono appunto le patologie asbesto-correlate, legate cioè all’amianto: sempre nel 2012 ne sono state riconosciute 1.540 e dei casi denunciati nel corso dell’anno 348 hanno avuto esito mortale.
Il decremento in generale degli infortuni sul lavoro è «significativo», rileva anche la vicepresidente della Camera, Marina Sereni, ma «le cronache raccontano per questo 2013 di 305 italiani morti per infortuni sui luoghi di lavoro e questo ci dice che troppe sono ancora le difficoltà» nei controlli e nel rispetto della sicurezza e delle tutele. Oggi la cronaca riferisce di un operaio di 45 anni, che lavorava per un’azienda agricola, morto schiacciato da una pala meccanica nel viterbese. (La Stampa)
11 luglio 2013