«Lottare contro un’Europa espressione della tecnocrazia e della burocrazia per riprendere il sogno dei Padri fondatori». «Il tema del 3% come parametro èoggettivamente anacronistico». L’affondo sulle regole Ue– mai esplicitato in questi termini – arriva nella replica alla Camera dopo le comunicazioni in vista del Consiglio europeodi oggie domani a Bruxelles.
Matteo Renzi naturalmente assicura che il tetto del 3% l’Italia lo rispetterà, maallo stesso tempo lavorerà per metterlo in discussione magari – al netto della crisi ucraina – a partire proprio dal vertice di oggi e domani. E cominciare a mettere in discussioneil tetto del 3% e più in generale le rigide regole del Fiscal compact entrate in vigore dal gennaio del 2013 serve intanto a dare per scontato un certo margine all’interno di quelle regole. «Il governo ha immaginato per il pacchetto di riforme economiche coperture molto ampie, molto più ampie rispetto all’impegno – dice Renzi riferendosi alla manovra fiscale che damaggio metterà 10 miliardi di euro “nelle tasche” di chi guadagna fino a 1.500 euro netti al mese –. Non è necessario uno sforamento del 3%, limite che noi rispetteremo, maun’eventuale possibile modifica dal 2,6% al 3%».
Nessuna ansia di prestazione, dunque, per il primo Consiglio europeo di Renzi. Che ieri ha incassato il via libere delle Camere (a Palazzo Madama addirittura con un surplus di 22 voti rispetto alla maggioranza) per la sua “mission”. Il premier non cercherà in Europa «bollinature» né teme un’Europa che «fa le pulci» perché, dice con convinzione, noi e l’Europa «siamo sulla stessa barca». E la necessità di «lottare contro un’Europa che sia semplicemente espressione della tecnocrazia e della burocrazia» deriva dalla comune consapevolezza che il prossimo Parlamento di Strasburgo possa soccombere sotto il peso degli euroscettici di ogni colore.
I temi cruciali per l’Italia e la Ue sono la competitività industriale, l’energia, il clima e naturalmente quella disoccupazione giovanile che proprio da noi raggiunge cifre non più tollerabili (42% contro il 22% della Francia, a fronte di un tasso di disoccupazione generale quasi uguale). Renzi si mostra pronto al confronto, tanto nel Parlamento italiano quanto in Europa, ma deciso a tirare lui le fila prendendo le decisioni che vanno prese. Vale per la spending review, dopo le anticipazioni del piano Cottarelli e nonostante le rassicurazioni di Graziano Delrio («le bozze sono solo bozze»): «Presenteremo la spending alle Camere, Cottarelli ci ha fatto un elenco ma toccherà a noi come parte politica individuare dovetagliare o no – precisa Renzi –. Se una famiglia non ce la fa più è evidente che deve fare i conti in casa, poi saranno il babbo e la mamma a decidere». L’orientamento del premier sarebbe comunque quello di concentrare i tagli sui costi della politica, sui privilegi. Non su sanità, pensioni, sicurezza. Il “decisionismo” vale per la spending ma vale anche per la riforma del lavoro, che già incontra le resistenze di alcuni partiti e dei sindacati. «Finora si è fallito, la riforma è necessaria e non un argomento a piacere, abbiamo fatto un Ddl delega per discuterne ma si deve farlo in tempi certi».
In Europa Renzi porterà anche l’orgoglio dei compiti fatti, e questo deve aver fatto piacere all’ex premier Enrico Letta presentatosi ieri a Montecitorio dopo il giorno della fiducia per ascoltare il discorso del suo successore. «In questi anni l’Italia i compiti li ha fatti. I governi che mi hanno preceduto non sono stati a girarsi i pollici e noi abbiamo dalla nostra parte la certezza che non ci sono gli slogan. Ci sono i numeri: questo è un Paese che da molti anni ha un avanzo primario, questo è un Paese che ha il secondo export dei 28 Paesi europei». Certo, c’è il problema del debito che nonostante gli avanzi primari è cresciuto. Da qui l’urgenza di agire sul denominatore, la crescita, anche attraverso la manovra dei 10 miliardi di sgravi per i redditi mediobassi. Ma in cima alle priorità di Renzi ci sono la legge elettorale e le riforme costituzionali (abolizione del Senato e Titolo V): «È quello che più ha colpito i nostri partner europei», dice. Anche perquesto stamani, prima di prendere il volo per Bruxelles, il premier farà il punto sulle riforme con governatori e sindaci.
Il Sole 24 Ore – 20 marzo 2014