Il Sole 24 Ore sanità. Sarà una settimana determinante per il futuro di 1.300 lavoratori della ricerca sanitaria pubblica in attesa, a giorni, del parere del Governo sulle misure per superare il precariato storico. Lo rileva l’Associazione ricercatori in sanità- Italia (Arsi) in una lettera aperta rivolta ai direttori generali e direttori scientifici degli Irccs ed Izs pubblici. A marzo, infatti, si sono succedute le audizioni di vari direttori e delle sigle sindacali alla commissione Affari sociali della Camera relativamente alla legge delega sul riordino degli Irccs. “Arsinell’intervento del suo rappresentante – è scritto nella lettera – ha sottolineato l’importanza di emendare l’attuale testo della riforma per evitare di perdere l’ennesima occasione di trovare una soluzione alla precarietà del personale della ricerca sanitaria di Irccs pubblici e Izs, che raggiunge punte fino a 30 anni di anzianità, con una media nazionale che oltrepassa i 10 anni di contratti atipici”.
“Sono anni che Arsi sta sottolineando che non è pensabile che la ricerca sanitaria negli Irccs pubblici e Izs sia esclusivamente precaria – sottolineano ancora i ricercatori -. Sentendo le audizioni ci siamo resi conto che questa battaglia ha finalmente raggiunto i vertici di molti Irccs. Nel contempo, numerosi emendamenti alla legge di riordino degli Irccs sono stati presentati alla Commissione Affari Sociali da più forze politiche”.
Gli emendamenti toccano principalmente tre aspetti richiesti da Arsi durante l’audizione:
1. applicazione della stabilizzazione Madia per il personale della Piramide, in deroga ai limiti di spesa per il personale
2. obbligo di definizione di dotazioni organiche della ricerca per riaccreditamento degli Irccs
3. creazione della figura del dirigente della ricerca sanitaria (a fianco delle attuali figure della Piramide) con valorizzazione del titolo di dottorato di ricerca
“Questa settimana – spiega Arsi – sapremo se gli emendamenti verranno accettati o meno dal Governo e soprattutto dal Mef. Se non dovessero passare, soprattutto sulla prima richiesta, continueremo la nostra battaglia. Non possiamo inoltre escludere che alcuni lavoratori della ricerca possano decidere di intraprendere azioni legali contro gli Istituti stessi per vedere almeno riconosciute le differenze retributive e contributive di decenni di attività nella sostanza equivalente al personale del Ssn, non di rado del personale strutturato dirigenziale”.
Per questo Arsi chiede ai direttori generali e scintifici di Irccs e Izs “una presa di posizione pubblica a favore di questi emendamenti per permettere a chi fa ricerca sanitaria pubblica in Italia di iniziare ad esistere non solo come autori nelle pubblicazioni scientifiche ma anche come dipendenti a tempo indeterminato dei nostri Istituti”.
La lettera aperta dell’Arsi inviata ai direttori di Irccs e Izs