Marco Zatterin. Stamattina scattano i primi 120 mila euro di multa. Da domani saranno 240, sabato 360 e via così per tutti i giorni che verranno sino a che l’orrendo problema delle discariche campane non verrà risolto dal governo della Repubblica Italiana.
Così ha deciso ieri la Corte di Giustizia europea, che ha convalidato tutto l’impianto accusatorio messo in piedi dalla Commissione Ue a partire dal 2010 e aggiunto, come se il resto non bastasse, una sanzione forfettaria da 20 milioni perché «inadempienze in materia di rifiuti sono state constatate in più di 20 cause» giunte davanti alla massima magistratura a dodici stelle. Fuori regola e recidivi, come al solito e più del solito. Con circa 200 milioni da pagare all’Unione soltanto per il 2015. Soldi bruciati, sia chiaro, sull’altare di un’inefficienza senza fine.
I patti
I patti sono questi, gli stati si danno delle regole comuni a Bruxelles e i Trattati prevedono che il loro mancato recepimento, o mancato rispetto, sia sanzionato. L’Italia ha trasposto la direttiva «Rifiuti» nel 2006, un testo che – per proteggere gli uomini e il loro ambiente – fissa tra l’altro l’obbligo di assicurare smaltimento e recupero dell’immondizie, nonché di limitare la loro produzione, promuovendo tecnologie pulite e prodotti riciclabili/riutilizzabili. Per quanto riguarda la regione Campania, una legge regionale ha definito 18 zone territoriali in cui si doveva procedere a gestione e smaltimento dei rifiuti prodotti nei rispettivi bacini. Non è successo.
Guardiani
Dal 2007 in poi, la Commissione Ue – che di mestiere fa il guardiano dei Trattati – ha denunciato il fatto che nella terra del Vesuvio le misure di sicurezza europea non venivano rispettate. Il 4 marzo 2010 l’Italia è stata condannata una prima volta a porre rimedio alla situazione. Era la stagione del governo Berlusconi e delle sistematiche visite del premier a Napoli in cui venivano promesse cose del tipo «in dieci giorni sarà tutto a posto» (22 ottobre 2010). Si sarebbero dovute mettere a posto le cose entro il gennaio 2012. Niente da fare. A quel punto, le capacità mancanti di trattamento dei rifiuti ammontavano a 1,8 milioni di tonnellate per le discariche, 1,1 i termovalorizzatori, 382.500 per i siti di trattamento dei rifiuti organici.
Inevitabile un nuovo ricordo dall’esecutivo Ue contro l’inadempienza alla sentenza del 2010. E, vista la situazione sul terreno, anche la nuova condanna dei magistrati di Lussemburgo, che citano fra i motivi di violazione più evidente il pattume storico trasformato in «ecoballe», che per essere smaltite richiederà «verosimilmente un periodo di circa 15 anni». Effetti a pioggia: «Una siffatta grave insufficienza a livello regionale può compromettere la rete nazionale di impianti di smaltimento dei rifiuti». Inoltre, «può compromettere la capacità dell’Italia di perseguire l’obiettivo dell’autosufficienza nello smaltimento».
Il piano
«È arrivato il momento che la Campania decida, che attui il piano che presentato qualche anno fa già all’attenzione dell’Ue», avverte il ministro dell’Ambiente Galletti, che ricorda la norma introdotta a gennaio secondo cui «le sanzioni che riguardano le Regioni saranno pagate dalle regioni stesse». «Vengono fuori i nodi di questi 5 anni di gestione», accusa il presidente campano, De Luca. Prendersela col passato non aiuterà a evitare che i suoi cittadini paghino per i mali degli amministratori che hanno eletto. Venti milioni subito e 120 mila al dì. Sino ad oggi, l’Italia contava di dover dare a Bruxelles 140 milioni di multe per il 2015. Se non saremo in regola coi rifiuti, ed è difficili, arriveremo a un paso da 200. Sempre che non aumentino.
La Stampa – 17 luglio 2015