Le Autonomie hanno approvato la loro posizione sul Ddl riforma mercato del lavoro. Le proposte di modifica riguardano in particolare i tirocini, gli ammortizzatori sociali, i livelli essenziali delle prestazioni e l’offerta di lavoro congrua. Il testo ora è in Commissione lavoro della Camera.
La Conferenza delle Regioni la scorsa settimana ha approvato una posizione sul Disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. Il documento è stato quindi trasmesso alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati.
Rispetto al primo testo proposto dal Consiglio dei Ministri ad aprile, le Regioni avevano già presentato una serie di emendamenti che erano stati presentati alla Commissione lavoro del Senato dove il Ddl è stato approvato in prima lettura a fine maggio. Alcune di quelle proposte di modifica sono state accolte, le altre vengono invece riproposte, alla Camera, sotto forma di emendamenti.?
Tra questi alcuni riguardano i tirocini che secondo le regioni devono avere “carattere eminentemente formativo” cancellando dunque “ogni possibile interpretazione che releghi tale strumento ad un rapporto contrattuale di lavoro subordinato, proponendo l’utilizzo di termini più specificatamente attinenti all’ambito formativo”
Per quanto concerne gli ammortizzatori sociali i ministero competenti possono “disporre la concessione di trattamenti di integrazione salariale e di mobilità in deroga, tramite l’utilizzo delle risorse del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione che viene rifinanziato in misura decrescente per il periodo 2013-2016” a patto di non prevedere “alcun coinvolgimento delle regioni nel finanziamento degli interventi”.
Le Regioni considerano i Livelli essenziali delle prestazioni “uno strumento regolativo fondamentale per definire le prestazioni, che devono essere rese in modo omogeneo sul territorio nazionale, per assicurare a tutti i cittadini i diritti civili e sociali definiti dalla Carta costituzionale”.
La riqualificazione del personale deve essere effettuata tenendo conto della “residenza ma anche al domicilio”, le Regioni sono quindi perplesse “rispetto alla definizione di criteri che non tengano conto delle caratteristiche territoriali”.?
quotidianosanita.it – 25 giugno 2012