«Il decreto sulla pubblica amministrazione è all’attenzione del Quirinale». Angelo Rughetti, sottosegretario di Stato per la pubblica amministrazione e semplificazione conferma che il testo, «spacchettato », rispetto alla versione unica varata dal Consiglio dei ministri del 13 giugno, è finalmente arrivato a destinazione. Sull’altra parte del provvedimento, quella contenente le misure per il rilancio della competitività delle imprese raccolte ora in un secondo decreto «non so dire, perché non di mia competenza».
Sottosegretario come spiega questa lentezza nel procedere del testo?
«Non parlerei di lentezza. La riforma della pubblica amministrazione ha richiesto una lavorazione complessa, partita con la formulazione dei 44 punti sottoposti all’attenzione dei dipendenti e approdata a due provvedimenti: un disegno di legge e un decreto per le misure urgenti».
Che però il Presidente della Repubblica, a quest’ora, non ha ancora firmato.
«Abbiamo proposto interventi che hanno richiesto un lavoro di stesura complesso e organico seguito in tutti i suoi passaggi dal ministro Madia e dal ministro Padoan. Ripeto, è fuori luogo parlare di lentezza quando si riforma la macchina dello Stato».
Ecco, i sindacati contestano la portata di tale riforma, a loro giudizio sarebbe poco rilevante.
«Sostengono il falso, l’impatto invece è assolutamente rilevante. Quei provvedimenti contengono una ristrutturazione profonda e realizzano l’obiettivo numero uno: il ricambio generazionale, reso possibile attraverso l’abolizione del trattenimento in servizio e l’ampio turn over».
Su quel fronte però avete introdotto alcune modifiche, in particolare per la categoria dei magistrati. Riuscirete a mantenere l’obiettivo dei 15 mila nuovi ingressi?
«Quelle norme sono state necessarie per permettere la continuità del servizio, ma gli obiettivi saranno rispettati. I nuovi ingressi saranno 60 mila nei prossimi tre anni» (l. gr.)
Repubblica – 24 giugno 2014