Riforma Pa, la Ragioneria esprime perplessità sui risparmi stimati. E il Governo valuta di spacchettare il decreto
Francesco Bisozzi, L’Huffington Post. Per il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan si tratta di un altro pezzo della spending review. Al Sole24Ore il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti ha detto che la riforma porterà nelle casse dello Stato più di mezzo miliardo.
Bene. Anzi male: la Ragioneria dello Stato, chiamata a dire la sua sulla rivoluzione targata Renzi-Madia in procinto di prendere il largo, avrebbe acceso un faro proprio su uno dei passaggi più rilevanti sotto il profilo della razionalizzazione dei costi tra quelli contenuti nel documento, passaggio in cui si chiede a ciascuna amministrazione coinvolta di ridurre la spesa sostenuta dell’uno per cento nel prossimo quinquennio. Uno per cento di cosa, si starebbero domandando i tecnici di via XX Settembre.
Se, come pare, il testo facesse riferimento alle spese di funzionamento ebbene il risparmio a cui punta il Governo non andrebbe al di là di qualche centinaia di milioni di euro. Ma se si parla di spesa pubblica complessiva allora è tutto un altro paio di maniche (in questo caso si tratterebbe di un intervento attraverso il quale sarebbe possibile recuperare oltre sette miliardi).
Serve maggiore chiarezza. Ma questo non è l’unico punto che da qui alle prossime ore rischia di subire modifiche su imbeccata della Ragioneria. Anche la perimetrazione della P.A. non convincerebbe del tutto: una bozza del disegno di legge delega getta nel mucchio, oltre a enti e società controllate, come naturale, persino le università private. In bilico pure il commissariamento del Formez, il centro per l’ammodernamento della Pubblica amministrazione. Il Formez ha appena chiuso un 2013 da record. Gli affari non erano mai andati così bene, gestisce un budget da 70 milioni di euro e in cassa vanta una riserva di liquidità pari a 33 milioni, tesoro che fa gola. Che senso ha commissariare un simile gioiello? È quello che si starebbero.
Le verifiche della Rgs sono in dirittura d’arrivo. Il provvedimento sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale prima del Consiglio dei ministri di venerdì, questo almeno è certo. Come è certo anche che non vi saranno retromarce per quanto riguarda il dimezzamento dei distacchi sindacali (e dei sindacalisti, di conseguenza), la mobilità obbligatoria nel raggio di 50 chilometri (da estendere in seconda battuta al personale degli enti locali) e la correlazione tra retribuzione variabile (i premi di risultato) e andamento del Pil.
Rispetto alla bozza approdata in Cdm venerdì però qualcosa è già cambiato. Il numero degli articoli del decreto legge, per esempio. Alla fine della scorsa settimana il decreto ne contava in tutto 37. Erano diventati circa 80 lunedì. Ora siamo arrivati a quota 120. Alla faccia del work in progress. Tuttavia in questi giorni non sarebbero stati apportati cambiamenti significativi (sarebbero stati spacchettati gli articoli della precedente versione ma niente di più) e da quanto emerge si evince che le uniche modifiche di rilievo che verranno apportate da qui a venerdì saranno quelle dettate dalle perplessità della Ragioneria dello Stato.
I sindacati, all’oscuro di tutto da venerdì, sono in tensione. Ancora devono digerire l’innalzamento al 30% dei dirigenti esterni non vincitori di concorso, per non parlare della modifica dell’articolo 90 del d.lgs 267/2000 contenuta nelle bozze del provvedimento circolate nei giorni scorsi in base alla quale i sindaci potranno nominare nel proprio staff anche chi non possiede titoli di studio o professionali specifici per avere accesso alle qualifiche in palio. I sindacati temono poi comunque che la proliferazione degli articoli in corso riservi loro brutte sorprese. Proliferazione che ha dato vita a un decreto monstre. Al punto che si pensa sempre più seriamente di dividerlo in due parti, in modo da non sobbarcare di lavoro una sola commissione e velocizzare i tempi parlamentari prima della conversione in legge del decreto. Da un lato le norme su agricoltura, ambiente, energia, appalti e sblocca cantieri. Dall’altroPubblica amministrazione, poteri a Cantone in materia di anticorruzione e risarcimento dei detenuti.
L’Huffington post – 19 giugno 2014