Dalla definizione di professione regolamentata al tirocinio, dalla formazione continua all’assicurazione, fino alle commissioni disciplinari. Il parere approvato dalla commissione Giustizia della Camera – nonostante sia «favorevole» – chiede al Governo numerose modifiche sui principi più rilevanti del regolamento di riforma degli ordinamenti professionali.
Il Governo ha tempi stretti per decidere se tenere conto delle richieste avanzate dalla commissione, che sono poi in buona sostanza le stesse degli Ordini. Il regolamento infatti dovrà – salvo proroghe – entrare in vigore il 13 agosto.
Ritoccare il testo del Dpr non sarà un lavoro da poco, viste le numerose modifiche proposte dalla commissione: la prima, quella fondante, riguarda proprio la defizione di «professione regolamentata», troppo ampia secondo la Camera (e gli Ordini). Lo schema di decreto, infatti, include tra le professioni regolamentate anche le attività esercitate dagli iscritti in albi, registri ed elenchi tenuti da amministrazioni o enti pubblici.
C’è, poi, lo scontro sul tirocinio, «obbligatorio» secondo il Governo. La commissione chiede che venga chiarito se il carattere di obbligatorietà valga anche per le professioni che attualmente non lo prevedono. Sul fronte del tirocinio le divergenze non finiscono qui: secondo lo schema di Dpr «lo svolgimento del tirocinio è incompatibile con qualunque rapporto di impiego pubblico». Per la commissione, invece, «non vi può essere l’incompatibilità del tirocinio con il solo impiego pubblico». Dello stesso avviso il Consiglio di Stato (si veda «Il Sole 24 Ore» dell’11 luglio).
C’è poi la questione del corso di formazione per tirocinanti: oltre alla pratica in studio e ai sei mesi in università, il Dpr prevede la frequenza obbligatoria di un corso di formazione di almeno tre mesi. La Camera chiede invece che tale corso sia reso facoltativo e gratuito.
Un paragrafo del parere è dedicato al tirocinio dei commercialisti: la commissione chiede una norma che consenta loro di completare il tirocinio per l’iscrizione all’albo dei revisori legali, per cui l’Unione europea impone 36 mesi di pratica.
Nel parere la commissione Giustizia boccia le commissioni disciplinari, così come pensate dal Governo. L’elezione dei membri dei consigli vicini come membri delle commissioni dei consigli territoriali e dei primi non eletti come membri delle commissioni nazionali farebbe, infatti, permanere la commistione tra funzioni amministrative e funzioni disciplinari.
Per quanto riguarda la formazione continua, invece, lo schema di Dpr affida al ministero vigilante i poteri di verifica, mentre per la commissione questa facoltà dovrebbe spettare ai consigli nazionali.
Anche per quanto riguarda l’assicurazione obbligatoria non c’è accordo: secondo la Camera va resa obbligatoria anche per le compagnie assicurative ed è necessaria una proroga, anche alla luce del fatto che, come recita l’articolo 5 del Dpr, la violazione a quest’obbligo «costituisce illecito disciplinare».
francesca.milano@ilsole24ore.com – 28 luglio 2012