Rinnovo Acn. Il Sivemp: «Siamo il sindacato di tutta la sanità pubblica veterinaria». La nota tecnica sull’Accordo
“Siamo sorpresi di essere stati chiamati in causa da una rappresentate di una sigla sindacale che insieme a noi, seduta al tavolo di trattativa dell’Acn, ha firmato e sottoscritto un accordo che è evidentemente in larga parte condiviso”. È quanto evidenzia oggi in una nota il Sivemp. Il sindacato italiano dei veterinari di medicina pubblica prosegue: “Siamo ancora più sorpresi per essere stati considerati come una controparte anziché una componente (minoritaria) di uno dei sindacati (anch’esso minoritario) dei firmatari dell’Acn (che evidentemente invece soddisfa in pieno il sindacato Sumai, di cui la collega Tiziana Felice fa parte, che detiene largamente la maggioranza assoluta del tavolo, e senza la cui firma non sarebbe evidentemente applicabile), rinnovato senza risorse economiche, per rispondere ad esigenze specifiche dell’organizzazione medica ed a cui l’atto di indirizzo è esplicitamente rivolto”. Il testo della preintesa
“Però, pur non volendo entrare in una inutile e sterile polemica che probabilmente ha lo scopo non di chiarire aspetti fondamentali bensì si rivolge alle inevitabili scontentezze di chi si deve confrontare con un contratto firmato senza risorse economiche, ma che ha il solo scopo di armonizzare una norma con una legge che a tale contrattazione demanda il ruolo, alcune precisazioni sono evidentemente necessarie.
La nostra Organizzazione ha come obiettivo la tutela di tutta l’attività di tutti gli operatori di Sanità Pubblica veterinaria, ed evidentemente per ruolo e per storia è stata l’unica a voler affrontare questa contrattazione consapevole sia della distinzione dei ruoli (dirigenziale e professionale dei colleghi che lavorano in sanità Pubblica Veterinaria) sia delle modalità applicative nel nostro paese dei regolamenti comunitari che sono stati (a sproposito) citati.
Per questo, da sempre, riteniamo necessario rispettare e mantenere invariate le condizioni giuridiche del veterinario convenzionato e del suo ruolo nel servizio veterinario che strutturalmente è’ affidato alla responsabilità dirigenziale che – ovviamente – è cosa diversa dalla responsabilità professionale.
Professionalità che rispettiamo e che ovviamente non abbiamo nessuna intenzione di circoscrivere o porre sotto tutela, ma che riteniamo sia uno strumento di cui i Servizi del Dipartimento di Prevenzione, i veri committenti delle prestazioni erogate, si possano e debbano avvalere. Ciò al fine di esercitare il proprio ruolo di Autorità Competente, a tutela di una effettiva terzietà che a nostro (ma non solo nostro) avviso è l’unica garanzia di una effettiva (e da altri a volte e come in questo caso sbandierata a sproposito) Sicurezza Alimentare.
Il nostro paese infatti, unico in Europa, ha incardinato in Sanità i compiti di Sanità Pubblica Veterinaria, demandando al Dipartimento di Prevenzione, attraverso le sue articolazioni funzionali l’applicazione dei Regolamenti Comunitari in materia di sicurezza Alimentare. La legge Balduzzi, la stessa su cui si basa il presupposto per il rinnovo dell’ACN (Art.1), all’articolo 4 (cui è poi seguita una ulteriore circolare a conferma della valenza strategica di tale impianto), chiarisce e conferma il ruolo strategico del Dipartimento di Prevenzione cui sono demandate le funzioni di autorità Competente. A chi ha iniziato una sterile ed infelice polemica vogliamo quindi pacatamente rispondere invitandola a leggere tutta la norma, e ricordando che, in carenza di personale dovuta al vigente e sempre più stringente blocco del turn over, sono in primis i dirigenti a chiedere l’assunzione di convenzionati, spesso unico strumento per supplire alle carenze di organico ed all’impossibilità di assumere dirigenti veterinari al posto di quei dirigenti che sono andati in pensione.
Che un servizio veterinario senza dirigenti non può esistere se non come unità funzionale (AFT? UCCP??) collegata ad altre strutture dirigenziali (mediche???) della prevenzione. In futuro il permanere di una ibridazione tra liberi professionisti e ufficiali di Polizia Giudiziaria rappresentanti dell’Autorità Competente dovrà essere superato portando dentro un contratto unico tutti i professionisti della salute.
Il SIVeMP persegue questa linea dal 1998, quando il segretario Grasselli pose la questione all’allora ministro Bindi, ovvero chiese di fare riconoscere anche ai veterinari, convenzionati allora in mille modi, le garanzie di un ACN per la specialistica ambulatoriale ma riservando loro una specifica regolamentazione in corrispondenza del particolare profilo.
Il resto è campagna diffamatoria, concorrenza sleale e coraggiosa sventatezza per raccogliere iscrizioni. E’ troppo facile scaricarsi di responsabilità prendendosi i meriti ed spostando l’attenzione dai problemi reali costruendo inutili conflitti. Questa logica noi la rifiutiamo e la denunciamo come demagogica ed inutilmente (o forse utilitaristicamente ) conflittuale”. (Fonte Sivemp) Scarica il comunicato Sivemp in pdfPreintesa ACN della medicina specialistica. Cronaca e note tecniche relative ad un accordo sottoscritto ad isorisorse
A cura di Pierluigi Ugolini, Referente Acn per la Segreteria Nazionale SIVeMP
Il 30 luglio 2015 con FeSPA abbiamo sottoscritto, per la prima volta da quando nel 2005 alla specialistica si sono aggiunti i veterinari, l’ACN che regola i rapporti tra aziende sanitarie e specialisti ambulatoriali e veterinari. Una trattativa difficile, caratterizzata dalla mancanza di risorse economiche, condizionata dalla necessità di definire ad isorisorse diverse modalità organizzative previste da una norma quadro nazionale (la Legge Balduzzi) che imponeva un nuovo modello di aggregazione dei professionisti inquadrati nell’ACN, ovvero le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e le UCCP (Unità Complesse di Cure Primarie).
In questo quadro l’esplicita estensione tout-court di alcuni strumenti presenti all’interno dell’ACN a tutte le figure professionali coinvolte è stato reso impossibile dalla insuperabile resistenza della parte datoriale del tavolo per il rischio concreto che il nuovo ACN venisse poi bocciato per incompatibilità finanziaria. L’armonizzazione di ogni istituto che poteva quindi generare incrementi di spesa è stato rimandato ad una futura sessione negoziale in cui potranno essere disponibili risorse economiche aggiuntive.
Tutte le Organizzazioni firmatarie della preintesa hanno rimarcato tale situazione, peraltro evidente già dal momento in cui si è accettato di partecipare ad una sessione negoziale evidentemente anomala in quanto a “costo zero”.
Di seguito una succinta analisi del testo, tarato solo sugli aspetti veterinari e sull’impatto in termini di possibilità negoziali in periferia.
L’atto di indirizzo (ovvero il “mandato” alla SISAC) imponeva di organizzare il lavoro attraverso le AFT e le UCCP. Di questo si è tenuto conto e si è demandata (art. 4, comma 4) alla negoziazione regionale la scelta se rendere effettiva questa modalità organizzativa.
La rappresentatività (articoli 11 e 12) viene ora misurata solo al momento della firma dell’ACN, la firma dello stesso garantisce la presenza ad ogni tavolo negoziale successivo, a cascata, regionale ed aziendale, con il solo vincolo della presenza di un terminale organizzativo, senza ulteriori verifiche di rappresentatività (in precedenza era richiesto il livello minimo del 3%).
Abbiamo richiesto la clausola di maggiore salvaguardia possibile, in analogia con tutte le altre forme di rappresentatività sindacale vigenti contrastando e rigettando ogni proposta di alzare i livello di soglia periferici. Questa ipotesi, inizialmente presente al tavolo, ci avrebbe poi espulso da molti tavoli negoziali, depotenziando notevolmente la firma di un accordo nazionale.
Si sono armonizzate e chiarite le procedure (articoli 19, 20, 21) attraverso cui le aziende assegnano incarichi, chiaramente definiti in Incarichi a tempo indeterminato (che se assegnati saranno poi confermati dopo un periodo di prova di sei mesi), incarichi a tempo determinato (assegnabili ora per un periodo massimo di 24 mesi) ed incarichi provvisori (assegnabili per una durata massima di dodici mesi e con prelazione per i titolari di incarichi a tempo determinato rispetto ai titolari di incarichi a tempo indeterminato).
Compiti e funzioni del veterinario (articolo 23): fatta salva la possibilità di definire le modalità di organizzazione del lavoro attraverso AFT ed UCCP (laddove le regioni si avvalgano di tale facoltà), e nel rispetto di eventuali e peculiari modalità organizzative definite a livello regionale, rimangono quelle previste dal precedente accordo. Su questo articolo la nostra organizzazione ha aderito alla proposta di mantenere il precedente articolato, ritenendo pericolosa ogni diversa formulazione, anche alla luce delle successive previsioni (molto più stringenti) in materia di incompatibilità (articolo 25, in particolare comma 1 lettera “c”), rigettando pertanto qualunque ipotesi comparsa sul tavolo e da altri proposta e che potesse in qualche modo confondere i ruoli (giuridici) della specialistica con quello della dirigenza.
Tale diversa formulazione rischiava da un lato di introdurre elementi di instabilità nel sistema, dall’altro l’estensione ai colleghi di previsioni di incompatibilità legate al ruolo e non all’incarico. Gli assegnatari di poche ore di incarico avrebbero, a nostro avviso, corso il concreto rischio di dover rinunciare al contratto. Sempre in materia di incompatibilità da rimarcare l’impossibilità di assegnare nuove ore ai pensionati (prima invece possibile). Altri aspetti normativi di cui si dovrà tener conto riguardano il procedimento disciplinare (art. 37) e la formazione continua ECM (art. 38), definiti nel dettaglio.
Infine si è concordato con apposita dichiarazione a verbale (n°2) di definire un percorso di attualizzazione delle specializzazioni ammesse in sede di definizione delle graduatorie che tenga anche conto delle nuove scuole di specializzazione istituite.
Entrando ora nell’analisi politica e non tecnica vanno fatte alcune considerazioni. L’accordo ci pone, ora e finalmente, nelle condizioni di trattare le nostre specificità su tutti i tavoli negoziali, a qualunque livello. Per noi sicuramente un risultato fondamentale, anche se non certamente risolutivo. Sono state molte le richieste che, consapevoli dei problemi rappresentati in periferia abbiamo presentato al tavolo.
Tra queste una più chiara definizione di alcuni istituti contrattuali, l’obbligo di prevedere un monte orario minimo, una migliore definizione e applicabilità della flessibilità operativa anche ai veterinari, l’esplicita citazione dei veterinari in tutti gli articoli, anche e soprattutto a valenza economica, che potessero riguardarli.
Non sono state accolte in quanto potenzialmente generatrici di spesa. L’accordo quindi può non apparire equo, addirittura penalizzante (e vedremo se chi non ha firmato la preintesa potrà o vorrà mantenere tale posizione o metterà poi la c.d. “firma tecnica” sull’accordo finale), ma a livello regionale si potrà, ad equivalenza di spesa, rivendicare un accordo che consenta di garantire gli istituti già concordati e remunerati.
Determinate prerogative, dove ottenute dovranno essere difese a livello periferico dalle delegazioni locali, e dove non ottenute potranno e dovranno essere trattate. Un effetto distorsivo, questo, della federalizzazione della sanità, purtroppo però insuperabile a legislazione vigente. L’impegno, certificato dalla dichiarazione a verbale finale dell’ACN (N° 4) è quello di reincontrarsi per eliminare queste storture appena possibile. La nostra è stata una firma consapevole, la fine di un percorso che ci pone nella condizione di iniziarne un altro dove, speriamo finalmente con delle risorse economiche sul tavolo, tenteremo di correggere tutte le storture e le anomalie. (fonte Sivemp) Scarica il comunicato in pdf
7 agosto 2015