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Riparto sanità, meno soldi alle Ulss di Venezia, Belluno e Rovigo. E di più a Padova, Treviso e Verona. Boron: «Ritocco sulle specificità»

Meno soldi per le Asl Serenissima, Dolomiti e Polesana, salgono invece i fondi in dotazione per Marca Trevigiana, Asl Scaligera e Veneto Orientale. A sei mesi dall’avvio della discussione sul riparto degli 8 miliardi e 700 milioni di euro per la sanità veneta, ieri sono arrivate le cifre. In tardo pomeriggio, quando la commissione regionale era ormai stata chiusa con l’intesa tra il presidente Fabrizio Boron (lista Zaia), le forze di maggioranza e di opposizione di rinviare l’esame a quando sarebbero finalmente state disponibili le cifre e la documentazione chieste a marzo.

«Si tratta di 8,7 miliardi secretati dalla giunta», aveva tuonato dal Pd Claudio Sinigaglia. E Boron, che pure aveva difeso il ritardo nel riparto ricordando che lo Stato non ha ancora definito la somma da assegnare al Veneto, ha sollecitato gli uffici a fornire il materiale e svelare l’arcano.

Ecco quindi le cifre per le nove Asl comparata a quelle che lo scorso anno erano stata assegnate alle corrispondenti unità sanitarie poi accorpate: la parte del leone la fa l’azienda Euganea con 1 miliardi 468 milioni (1,455 miliardi nel 2016) seguita dalla Scaligera con 1 miliardo 447 milioni (1.423 miliardi) e dall’azienda della Marca, cui sono stati assegnati 1 miliardo e 392 milioni (1,381 miliardi). Venezia, Mirano e Chioggia perdono una trentina di milioni e passano da 1,082 a 1,052 miliardi; Feltre e Belluno una ventina (da 385 a 364 milioni), Adria e Rovigo 32 milioni (406, erano 438 l’anno scorso). Stabile l’Asl Pedemontana con 573 milioni, un milione in più alla Berica (788), può contare invece su 12 milioni di budget aggiuntivi quella del Veneto Orientale (passa da 331 a 343). Al totale di 7,833 miliardi vanno aggiunti i 700 milioni per Azienda Zero e qualcosa per le aziende ospedaliere di Padova, Verona e per l’Iov.

La comparazione rispetto al 2016 è solo indicativa perché, ricorda Boron, «È impossibile paragonare il riparto fatto lo scorso anno su 21 aziende con quello odierno articolato su nove perché bisogna tener conto delle economie e del fatto che, a regime, sarà Azienda Zero a svolgere le funzioni di ufficio tecnico, ufficio legale e ufficio del personale per tutte». Inoltre si tratta di un riparto al momento solo tecnico, basato sulla legge nazionale del 2011 sui costi standard in base alla quota della popolazione alla complessità dei servizi. In commissione la prossima settimana si inizierà a discutere del riparto in termini politici. «Bisognerà regolare la specificità dei territori di Belluno, Venezia e Rovigo e ragionare su come riconoscere le specialità», specifica il presidente della commissione.

L’opposizione sta già mettendo in relazione la quota assegnata per ciascun Asl e la residenza dei componenti della giunta Zaia. Il riparto post- riforma che arriva in corner nell’ultimo trimestre del 2017 servirà da base per quello del 2018. (Monica Zicchiero – Il Corriere del Veneto)

Quinta commissione – Iniziato l’esame della Delibera di Giunta sul riparto del Fondo Sanitario Regionale

Tra gli argomenti trattati nella seduta di venerdì della Quinta commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto, presieduta da Fabrizio Boron (Zaia Presidente), il Parere alla Giunta regionale n. 174 “Destinazione e criteri di ripartizione del Fondo Sanitario Regionale per il quinquennio 2017-2021”. “Materia della discussione odierna della Commissione sanità – ha ricordato il Presidente Boron a margine dei lavori – è la Delibera proposta dalla Giunta che tratta, in estrema sintesi, il riparto del Fondo Regionale Sanitario, quantificabile in 8 miliardi e 700 milioni di euro, risorse che saranno suddivise tra le varie voci, ma che verranno assegnate principalmente agli Enti del Servizio sanitario regionale per l’erogazione dei ‘Servizi LEA’. È una discussione destinata a proseguire anche nelle prossime sedute della Commissione, un esame finalizzato al riparto per il 2017 ma anche dovrà già fornire una serie di punti fermi anche per il 2018. In questo settore, la vera anomalia sta nel fatto che noi stiamo discutendo del Riparto sanitario regionale mentre ad oggi lo Stato centrale non ha ancora definito quanti soldi, perché di soldi si parla, saranno dati alla Regione del Veneto per i Servizi LEA. Lo Stato, con un provvedimento che risale a qualche mese fa, ha deciso di aumentare i LEA senza aumentare le risorse a favore delle Regioni: dal punto di vista finanziario, a livello nazionale, stiamo parlando di quasi 2 miliardi di euro. In pratica ci è stato detto: fornite gli stessi servizi o aumentate i servizi, ma con le stesse risorse di prima. Ma la cosa più sbalorditiva è che ad oggi non si sa qual è la cifra certa che verrà assegnata al Veneto per i servizi sanitari. Questo è il cuore della discussione. Ciò che è certo è che comunque la Regione del Veneto non farà mai mancare, come ha sempre fatto, servizi sanitari di alta qualità ai suoi cittadini”. Di segno diverso le considerazioni del Consigliere regionale Claudio Sinigaglia (Partito Democratico). “Avevamo chiesto a marzo di quest’anno la documentazione per poter approvare in maniera consapevole il riparto dei fondi della sanità per il 2017. Sembra incredibile, ma siamo giunti a metà settembre ed ancora ci vengono fornite la spiegazione del riparto senza nessuna documentazione e, alla lettera, la delibera approvata nel marzo del 2017. Non riusciamo a capire il motivo di questa sorta di presa in giro della Commissione: abbiamo bisogno di capire i criteri del nuovo riparto per le nuove Ulss che secondo noi devono tenere conto delle specificità del territorio e non lavorare su basi di ripartizione legata alla popolazione oppure allo storico. È un lavoro che la Commissione deve fare, è una competenza propria della Commissione e lo chiediamo con forza. La documentazione richiesta in marzo deve esserci fornita al più presto per essere messi nelle condizioni di approvare un Riparto in maniera consapevole: è il Riparto più importante che deve fare la Regione del Veneto; si tratta di 8 miliardi e 700 milioni ‘secretati’ dalla Giunta: non è possibile andare avanti così”. (Consiglio veneto)

17 settembre 2017

 

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