Il vaccino su cui l’Italia e la Ue sperava di più e impiegato con una dose per vaccinare già 1 milione di italiani si dimostra dunque ancora una volta il più grande ostacolo verso l’obiettivo dell’immunità di gregge – l’80% degli italiani vaccinati – che il Governo spera di raggiungere a fine settembre. Il ministro della Salute Roberto Speranza confida che lo stop al siero anglo-svedese deciso su pressing di diversi Paesi europei sia solo temporaneo e che nel giro di qualche giorno, già dal 19 marzo dopo l’incontro all’Ema che sta studiando i dati, ripartano le vaccinazioni anche con AstraZeneca. In caso contrario, cioè se l’Ema ravviserà problemi di sicurezza su cui indagare in maniera più approfondita, la frenata sarà pesante e costringerà il Governo a rivedere il piano. Che punterà a vaccinare nelle prossime settimane solo gli over 80 – sono 4,4 milioni di cui oltre 1 milione già vaccinato con almeno una dose – e i 2 milioni di persone estremamente vulnerabili, quelli cioè colpiti da patologie gravi.
In ogni caso anche se si dovesse risolvere presto il nodo sulla sicurezza del vaccino di AstraZeneca il piano vaccini rischia di pagare un pesante “danno di immagine” con la fuga di tanti italiani spaventati dall’incertezza, soprattutto su questo siero finito in una girandola di raccomandazioni: prima è stato “consigliato” solo per gli under 55, poi fino ai 65 anni e infine – tutto nel giro di due mesi – per tutte le fasce d’età. Ora l’allarme sicurezza con la sospensione che potrebbe dare un colpo quasi fatale al suo impiego. Ieri il governatore del Veneto Luca Zaia denunciava, già prima della notizia dello stop al siero, un 50% di defezioni nei centri vaccinali della Regione. In Umbria su 2.600 convocazioni ieri si sono presentati solo in sessanta. Insomma c’è grande preoccupazione per l’impatto psicologico sulla popolazione che avrà questo stop precauzionale.
Per ora il problema della seconda dose per quelli già vaccinati con AstraZeneca non si pone immediatamente, essendo iniziato l’uso del vaccino l’11 febbraio (seconda dose da maggio dunque dopo 12 settimane). «Confidiamo che riceveranno il richiamo nei tempi previsti», ha chiarito Gianni Rezza del ministero della Salute. Ma ormai più di un granello di sabbia sembra essersi infilato nel meccanismo e rischia di mandare in panne il motore. Anche perché, effetti collaterali a parte, AstraZeneca potrebbe avere un altro punto debole: secondo uno studio citato dal responsabile per la strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri, il vaccino – al contrario di quelli targati Moderna, Pfizer e Johnson & Johnson in arrivo – sarebbe risultato inefficace contro la variante sudafricana del Covid. E proprio con il siero di J&J – sono attese milioni di dosi a inizio aprile – da metà mese si spera finalmente di poter decollare davvero con la vaccinazione di massa.