Repubblica. Un alpino per scalare la vetta lontanissima della vaccinazione di massa. Il premier Mario Draghi cambia in pochi giorni l’intera front-line della lotta alla pandemia. Benservito anzitempo al commissario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri (il suo incarico era in scadenza ad aprile): la Presidenza del Consiglio passa il testimone al comandante in capo della logistica dell’Esercito, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Sarà lui, in tandem con il nuovo responsabile della Protezione civile, Fabrizio Curcio, a gestire la complessa macchina della vaccinazione che adesso Palazzo Chigi vuole che giri a pieno regime. In un raccordo, com’è evidente, sempre più stretto con la Difesa.
«La lunga esperienza maturata da Figliuolo ai vertici delle Forze Armate, le sue competenze nell’ambito della logistica e nel fronteggiare situazioni complesse in modo tempestivo e capillare su tutto il territorio – fanno sapere dalla Presidenza del Consiglio – potranno offrire un contributo decisivo nella gestione della campagna di vaccinazione. È cruciale riuscire a mobilitare tutte le energie su cui si può contare per accelerare la somministrazione dei vaccini».
Non c’è altro tempo da perdere. Ci attendono “settimane non facili”, a sentire il ministro per la Salute Roberto Speranza. Le varianti moltiplicano i contagi, l’età media si abbassa. L’Italia – al pari di tanti altri Paese europei, del resto – arranca nella somministrazione dell’antidoto. La cura Arcuri, che ha mostrato crepe a inizio pandemia sul dossier mascherine, non ha dato i frutti sperati. Lo scarto dalla Gran Bretagna appare incolmabile: siamo fermi sotto la soglia dei 5 milioni, l’obiettivo è passare da subito ad almeno 200 mila dosi al giorno, da raddoppiare se possibile con il pieno coinvolgimento anche dell’Esercito, oltre che dei medici di base. Non proprio un fulmine a ciel sereno quello che ha portato all’avvicendamento chiesto a gran voce da tutta la destra. Ma in molti avevano scommesso sull’attesa della scandenza naturale. Invece il commissario viene convocato a Palazzo Chigi alle 14, non lo riceve il premier in persona. Ma gli viene comunicato dagli uffici che la sua missione finisce qui. Arcuri torna a Invitalia, società del ministero dell’Economia alla quale è approdato nel 2007, per occuparsi di investimenti, Mezzogiorno, aziende in crisi. A lui, si legge in una nota della Presidenza, vanno i ringrazimenti «per l’impegno e lo spirito di dedizione». Arcuri, reduce da 11 mesi da plenipotenziario all’emergenza, tra ordinanze e polemiche, ricambia: «Onorato di aver potuto servire il mio Paese in una stagione così drammatica».
Il tandem composto dal Commissario per l’emergenza e dalla Protezione civile avrà il compito di creare in tempi rapidissimi un sistema di prenotazioni e somministrazioni ugualmente efficiente e operativo su tutto il territorio nazionale, senza distinzioni tra regioni. E’ qui che entrerà in gioco, nelle previsioni di Draghi, l’esperienza del generale Figliuolo. Tre lauree, campagne militari in Afghanistan e Kosovo, ma soprattutto interventi logistici di rilievo nell’ultimo anno nella lotta alla pandemia sul territorio nazionale.
Il ministro Speranza e Leu ringraziano Arcuri (convocato a Palazzo Chigi a cose fatte). Nel centrodestra tutti e tre i partiti, Lega, Fdi e Fi rivendicano come un loro successo la sostituzione. «Missione compiuta» per Salvini, che ora invoca (e come lui Berlusconi) l’utilizzo anche in Italia del vaccino russo Sputnik al quale fanno già ricorso da San Marino alla Slovacchia. Esulta anche un altro acerrimo avversario di Arcuri, Matteo Renzi.