Le grandi ruote della macchina spazzatrice sono ferme. Eppure il mezzo va, pattina senza attrito sull’asfalto del Lungotevere ricoperto di una poltiglia nera: almeno due centimetri di fango, mescola puzzolente di guano, fogliame, sporcizia varia, il tutto inzuppato da una leggera pioggia che da due giorni, dopo oltre un mese di siccità, ha iniziato a cadere su Roma.
L’effetto è la capitale che si blocca che, “chiude” per il guano degli storni, 4 milioni di uccelli migratori arrivati dal Nord Europa che da mattina a sera volteggiano nei cieli “bombardando” sistematicamente le zone centrali, quelle più alberate: dal Lungotevere a piazza Venezia, da Prati a piazzale della Radio.
Ieri, per il secondo giorno consecutivo, la città è rimasta divisa in due, stavolta dalle 9 del mattino alle 18: chiusi 2 km di Lungotevere, da Ponte Palatino a Ponte Mazzini, la zona più bersagliata dagli storni, quella dove da novembre l’aria è irrespirabile e l’asfalto una trappola per automobilisti e motociclisti.
Gli incidenti, nelle ultime settimane, sono stati decine, soprattutto tra la Sinagoga e Regina Coeli. È lì, su quel tratto di Lungotevere puntellato dai platani, che gli storni vanno a rifugiarsi ogni notte, nascosti tra le foglie. Poi al mattino si rialzano in volo, lasciando il guano suasfalto e foglie.
Il risultato sono auto completamente ricoperte che i normali autolavaggi si rifiutano di ripulire, scooter e macchine che scivolano sull’asfalto “insaponato” e danni vari in giro per la città. Coldiretti ha stimato in 300.000 euro gli effetti sulle coltivazioni di frutta, olive e uva.
Nel resto d’Italia il problema è all’ordine del giorno soprattutto a Venezia (una tonnellata di guano al giorno che danneggia i monumenti), ma anche in Emilia e a Firenze. Quest’anno, però, come se non bastassero gli altri guai, gli storni si sono accaniti sulla capitale. E la pioggia, tanto attesa per ripulire l’aria dalla cappa di smog, ha contribuito a rendere impraticabili le strade. L’ex sindaco Ignazio Marino ha ironizzato: «Siamo passati dalla neve di Alemanno al guano di Renzi».
Ma in questa situazione non mancano le responsabilità del Campidoglio. Spiega Alessandra Buscemi, amministratrice di Fauna Urbis, la società che ha vinto l’appalto per disperdere gli uccelli: «Quest’anno abbiamo iniziato a lavorare soltanto a metà dicembre mentre gli storni arrivano in città già da fine ottobre». Dal Comune dove da 2 mesi si è insediato il commissario Francesco Paolo Tronca, dicono che, fino al giorno della caduta di Marino, il 30 ottobre, non era stato predisposto il bando per l’allontanamento degli uccelli. E nella città di Mafia capitale, a quel punto, cambiata l’amministrazione, nessuno se l’è sentita di procedere con un affidamento diretto. In più, a complicare la situazione, le mancate potature degli alberi, dopo l’azzeramento delle gare del Servizio giardini, il dipartimento più inquinato dal “Mondo di mezzo”.
E così, alla fine, l’appalto è stato assegnato soltanto il 14 dicembre. Da quel giorno, una squadra di operai va in giro con speciali amplificatori che riproducono il verso che gli storni emettono quando si sentono in pericolo, per farli allontanare. Dicono funzioni. Per ora, gli unici spaventati (e un po’ schifati) sono i pedoni che scivolano sul fango e i motociclisti che pattinano sull’asfalto.
Repubblica – 4 gennaio 2016