Trecento. Sono i chili di carne che i carabinieri di Porto Viro hanno sequestrato in un ristorante asiatico sulla Romea, dopo aver effettuato controlli a tappeto nel locale. Nulla di igienicamente mal conservato, sia chiaro, ma di quei quintali di carne nessuno sapeva fornire la provenienza.
Cosa che invece è un obbligo chiaro e rigoroso, imposto dalla legge, per chi conduce un pubblico esercizio ma anche per tutte le carni in vendita, ad esempio, al supermercato.
IL BLITZ dei carabinieri della stazione di Porto Viro in collaborazione con i Nas di Padova è scattato nei giorni scorsi. Nel ristorante però, ad attendere i militari, c’era una doppia sorpresa. L’aiuto cuoco, di origine cinese, era un clandestino. Nessuna procedura avviata per il rilascio del permesso di soggiorno e tanto meno nessun contratto in regola con il gestore del locale. Per il cuoco è scattata subito la denuncia per il reato di clandestinità ed è stata avviata la procedura per l’espulsione dal Paese. Di questo se ne occuperà l’ufficio stranieri della questura di Rovigo.
Ma nei controlli effettuati all’interno del locale, è emerso anche un altro aspetto: nessun pezzo di carne congelata e trovata nelle celle frigo era riconducibile ad alcun produttore. Stando a quanto riferiscono i militari della compagnia di Adria, gli alimenti non presentavano falle nel processo di conservazione, come la presenza di animali o cibo avariato. Tuttavia, come prevede la legge, la carne era sguarnita dell’apposito registro per la tracciabilità. Da qui il maxi sequestro — 300 chilogrammi — e il campionamento di altri alimenti per cui sono ancora in corso le indagini. I tranci di carne di vario tipo (pollo, bovino, suino e via dicendo), dopo la confisca verranno distrutti come previsto dalla legge. Nonostante il maxi sequestro però, al ristorante non sono stati apposti i sigilli: mancavano le condizioni per chiudere il locale per motivi igienico-sanitari.
IL SISTEMA di tracciabilità delle carni è stato introdotto negli anni ‘90 dall’Unione europea prima per quelle bovine, sotto l’onda dell’effetto ‘mucca pazza’. Poi a seguire, nel 2011, l’obbligo è stato esteso a tutte le carni fresche (ma non ai salumi). Un obbligo, quello dell’etichetta trasparente, che vale anche per l’olio d’oliva, la frutta fresca, gli ortaggi e il miele.
Il Resto del Carlino – 7 agosto 2012