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Rovigo. Assenteisti nella sede della Regione. Immagini delle telecamere, è guerra. Processo a 36 impiegati, i difensori: non si vede chi timbra per altri

Un incrocio di dati tra quanto dicevano i «badge» e i fogli-presenze su entrate e uscite al lavoro dei dipendenti rodigini della Regione e gli orari delle telecamere che li riprendevano all’esterno del «Palazzo di vetro» (così è conosciuta la sede dell’ente in città) durante le indagini.

È quanto ha spiegato ieri un maresciallo della Guardia di Finanza nella prima udienza dibattimentale del processo a 36 dipendenti degli uffici rodigini della Regione, accusati di truffa aggravata ai danni di ente pubblico per fatti del 2009 e 2010 e pressoché tutti in aula ad ascoltare.

A inizio inchiesta erano 101 gli indagati, poi diventati 77 all’avviso di chiusura indagini. Quando la vicenda è arrivata al vaglio dell’udienza preliminare, con in mezzo restituzioni degli atti al pm Sabrina Duò e ricorsi in Cassazione, a ritrovarsi rinviati a giudizio sono rimasti meno della metà tra assoluzioni e proscioglimenti in udienza preliminare e riti alternativi.

Ieri in aula il maresciallo delle Fiamme Gialle ha ripercorso l’indagine per ogni imputato, soffermandosi con cura sulle posizioni di chi avrebbe timbrato al posto di altri. Ad esempio, il 16 settembre 2009 un’imputata venne videoripresa dalle telecamere della Finanza mentre entrava al lavoro alle 9.17, ma secondo il suo badge era arrivata in ufficio alle 7.58.

Sempre prendendo in analisi le tessere magnetiche, ha spiegato il maresciallo, a timbrare per l’imputata sarebbe stata una sua collega entrata al lavoro un minuto prima e che quindi si è ritrovata indagata.

E proprio su questo aspetto le difese, agguerrite durante l’udienza, hanno insistito a lungo. Gli avvocati hanno sottolineato a più riprese l’assenza, all’interno della sede rodigina della Regione, delle telecamere degli inquirenti, puntando il dito su quella che a loro è apparsa una mera deduzione degli investigatori. In pratica, secondo i legali, mancherebbero le immagini che riprendono chi effettivamente abbia strisciato i «badge» per conto terzi.

Il giudice Silvia Varotto ha già delineato un calendario fittissimo di udienze, con l’obiettivo – già esplicitamente dichiarato – di emettere la sentenza il prossimo 18 luglio. Ovvero prima della pausa estiva.

Antonio Andreotti – Il Corriere del Veneto – 29 giugno 2016 

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