E’ da ieri attiva anche sul territorio ferrarese, dove abita, la scorta delle forze dell’ordine per il giudice Carlo Negri che è stato minacciato di morte nei giorni scorsi. Ad annunciare questo obiettivo è stata una lettera firmata dal comandante della presuntamente ricostituita «XIX Brigata nera Romolo Gori di Rovigo», un corpo paramilitare fascista della Repubblica sociale italiana.
La missiva datata 29 settembre 2013 è arrivata in prima battuta per posta non al diretto interessato ma alla sede di un quotidiano locale.
Assieme al giudice, è stato minacciato anche il segretario della Cgil funzione pubblica Giuseppe Franchi e un funzionario degli uffici rodigini della Regione che da Negri venne assolto lo scorso 25 settembre in udienza preliminare con rito abbreviato nell’ambito dell’inchiesta sul presunto assenteismo dei dipendenti regionali. Sempre Negri lo scorso aprile aveva restituito gli atti al pm Sabrina Duò, spiegando che nel capo d’imputazione non era «correttamente individuato il danno» che sarebbe stato provocato dai 76 rimanenti imputati, e che l’accusa non era stata «chiara sotto il profilo materiale del danno». Su quella restituzione ci fu ricorso per Cassazione, ancora pendente, del magistrato. In sostanza, secondo il sedicente comandante l’assoluzione sarebbe arrivata d’accordo col sindacalista. La condanna a morte dovrebbe essere esecutiva da ieri, data dell’anniversario della Marcia su Roma del 1922. Inoltre, compare anche un ammonimento in pieno stile squadrista. A indagare è la direzione distrettuale antimafia della procura di Trento, competente nel Veneto quando le inchieste coinvolgono magistrati. Durissima la reazione di Carlo Negri: «Questa persona si faccia avanti, io non parlo coi vermi». Giuseppe Franchi, invece, respinge al mittente «ogni accusa di aver esercitato pressioni sulla magistratura» e ritiene che l’obiettivo «sia quello di danneggiare la Cgil».
Antonio Andreotti – Corriere del Veneto – 29 ottobre 2013