Quattro mesi per mantenere l’impegno di non sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil. Il ministero dell’Economia, che sta mettendo a punto la legge di Stabilità, è concentrato su questo obiettivo.
Lo scrive il ministro competente Fabrizio Saccomanni in una lettera inviata ai ministeri, dove definisce «imprescindibile» rispettare l’impegno assunto e invita i colleghi a far presente eventuali richieste d’intervento entro martedì prossimo, avendo cura di autofinanziarle. In sostanza le maggiori spese che qualsiasi ministero abbia in programma di fare sforando il proprio budget dovranno essere coperte in autonomia, con «misure compensative», senza introdurre nuove tasse.
Il tempo stringe: al più tardi il 20 settembre il Tesoro presenterà il nuovo quadro macroeconomico e di finanza pubblica con la Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza). Gli impegni con la Ue prevedono, entro il 15 ottobre, l’invio del quadro programmatico aggiornato e indicazioni dettagliate sui provvedimenti della manovra (Documento programmatico di bilancio).
L’Italia parte da una stima del rapporto deficit/Pil del 2,9% risalente allo scorso aprile, che però si basava su un calo del Pil dell’1,3%. Ma le attuali stime dello stesso ministero, che prevedono un ribasso a un -1,8/-1,9%, spingono a comprimere il dato del deficit. Le misure appena assunte sull’Imu prevedono una copertura ma anche una clausola di salvaguardia, in caso di sforamento del rapporto deficit/Pil, tale per cui aumenterebbero gli acconti Ires e Irap e le accise.
Quanto all’andamento dei conti, se da una parte le entrate fiscali oscillano tra il buon risultato dell’Irpef e quello cattivo dell’Iva, dall’altra le spese si accumulano, anche in vista dei prossimi provvedimenti sugli ammortizzatori sociali e delle spese non comprimibili.
Intanto il Mef spinge sui pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione da cui si aspetta un effetto benefico sui conti. L’aggiornamento fornito ieri attesta che alle imprese sono stati pagati debiti scaduti per 7,2 miliardi su un totale di 17,9 miliardi messi a disposizione dal Tesoro (36%). Di questi, 2,6 sono stati pagati dallo Stato, 1,34 da Regioni e Province autonome e 3,2 da Province e Comuni. «Andando avanti di questo passo possiamo dimenticarci l’effetto shock sull’economia che ci attendevamo, e si allontana sempre di più l’uscita dell’Italia dalla crisi» è stato il commento del capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta.
Nel percorso del rientro dal deficit si iscrive, secondo il viceministro dello Sviluppo, Antonio Catricalà, anche la nuova fase delle privatizzazioni annunciata dal premier Enrico Letta.
Intanto il governo prepara il nuovo decreto del Fare che è orientato alle imprese. Tra le misure, l’emissione di un bond di due miliardi annui per operare uno sconto sulle bollette elettriche del 15-20%, una maggiore compensazione tra crediti e debiti fiscali e l’obbligo per le camere di commercio di emettere documenti in lingua inglese esenti dal bollo solo ai fini dell’utilizzo in uno Stato estero.
Antonella Baccaro – Corriere della Sera – 5 settembre 2013