Non chiamateli «tagli». La speranza di cura per mettere in ordine i conti di asl e ospedali e produrre consistenti risparmi di spesa sanitaria, è affidata a due parole magiche: efficienza e qualità. Che dovranno portare con sé, senza sconti, la lotta agli sprechi. Snodo cruciale saranno i costi standard, che dovrebbero garantire tra i 4 e i 5 miliardi di risparmi. Accompagnando il tutto con altri interventi già in cantiere: dalla stretta sull’acquisto di beni e servizi ai farmaci, dal personale ai ricoveri. Senza tralasciare l’impulso sempre più deciso che sarà dato in prospettiva alla sanità integrativa, verso la quale indirizzare spese di più già ora trascurate dal Ssn, a cominciare da odontoiatria e long term care.
Nella manovra che ci chiede la Ue, la spesa sanitaria farà senz’altro la sua parte. Soprattutto quando i costi standard cominceranno ad essere applicati. E la prospettiva è ormai a portata di mano: questione di un anno e mezzo, ormai. Perché tutto avverrà all’incrocio astrale che sicuramente non a caso è stato fissato per legge tra il 2012 e il 2013: a fine 2012 scadrà il «Patto» per la salute, nel 2013 partiranno i costi standard sanitari sulla base dei bilanci 2011 (quelli di quest’anno) di asl e ospedali, con tanto di benckhmark tra le 3 regioni migliori, o almeno di quelle scelte in una rosa di 5 con i governatori: una del nord (la Lombardia), una del centro (forse la Toscana), una del sud (oggi come oggi la Basilicata). Scelta anche politica, è chiaro, che servirà a ciascuna regione per aggiustare le medie e trovarsi il più possibile meno spiazzata all’atto del riparto dei fondi.
Intanto però le ipotesi di risparmio dovrebbero essere contabilizzate come minor spesa anche tendenziale per il Ssn. Tanto più che proprio l’anno prima scadrà il «Patto» con le Regioni e con i governatori si negozierà su nuove basi. Appostare queste previsioni di minore spesa nella manovra in arrivo, non è così un semplice esercizio di stile da parte del Governo e dei tecnici che ci stanno lavorando da tempo. Anche se naturalmente non mancano le contro indicazioni: i governatori invocheranno certezze di finanziamento e tireranno la corda, lamentando tra l’altro il mancato varo dei nuovi livelli essenziali di assistenza (i Lea), da tempo nei cassetti dell’Economia. Il rischio di tagli alle prestazioni, insomma, è dietro l’angolo.
Ma di tagli il Governo non vorrà sentir parlare. Perché l’applicazione dei costi standard, è la tesi, porterà con sé efficienza, qualità e, dunque, risparmi. Mettendo ordine nelle differenze abissali tra Regioni: dalla durata di un ricovero prima dell’operazione (in Molise dura il 50% più che in Lombardia ed Emilia) ai ricoveri inappropriati (tutto il sud è in fondo alle classifiche) fino ai parti cesarei (62% in Campania contro il 23% a Bolzano). Per non dire degli acquisti fuori ordinanza di attrezzature: una tac identica è costata 1.554 o 999 euro, sempre in Campania; una siringa da 5ml assolutamente uguale 5 centesimi in Sicilia e solo 3 in Toscana. Non è un caso che nel decreto su premi e sanzioni legato al federalismo fiscale, si preveda dal 2012 un bonus per chi istituisce una centrale acquisti e gare per importi di alto valore. Per risparmiare, naturalmente. Anche in vista dell’elaborazione dei prezzi di riferimento per l’acquisto di prestazioni e servizi sanitari e non: chi spenderà di più dovrà segnalarlo alla Corte dei conti, con tutte le (eventuali) conseguenze del caso
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 9 giugno 2011