Un incontro a stretto giro col collega dell’Economia, Pier Carlo Padoan per sapere «se le “regole dell’ingaggio”sono sempre le stesse, perchè ci vuole certezza di budget”. Lo ha annunciato – nel corso della conferenza stampa di presentazione del sito www.dovesalute.gov.it dirlo – il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, spiegando che l’incontro è propedeutico alla ripresa dei tavoli per il rinnovo del Patto per la salute.«Il ministero dell’Economia – ha spiegato – è, con quello della Salute e con le Regioni, la terza gamba per la programmazione del Servizio sanitario nazionale. I tavoli di lavoro per il Patto della salute sono stati sospesi nel periodo in cui si è formato il nuovo Governo. Per ripartire ci vorrà dunque un confronto con l’Economia anche perché noi abbiamo già quantificato i risparmi possibili in sanità».
Il ministro è tornata anche ad affrontare il tema delle cure transfrontaliere dopo il definitivo via libera di venerdì, in Consiglio dei ministria, al recepimento della normativa comunitaria in materia: ««L’Italia ha nelle sue Regioni transfrontaliere una concentrazione di livelli di assistenza così performanti, sia dal punto di vista della ricerca, che della prestazione e dell’ospitalità, che non ci fa temere nulla. Da questo punto di vista saremo noi che dovremo imparare a fare un po’ di marketing all’estero», ha detto. «La transfrontaliera – ha spiegato – e’ un’opportunità, ma anche un rischio: i limiti posti dalla direttiva sono anche quelli della mobilita’ regionale, non si puo’ andare ovunque a fare tutto. Ma si può andare a farsi curare per quelle specialità rare o difficili per cui uno puo’ avere la necessità di un accesso all’estero. Ciò non toglie – ha concluso – che prima di tutto è necessario risolvere il problema delle liste d’attesa in quelle regioni che non sono riuscite a trovare una soluzione. C’e’ un doppio binario che ci deve far riflettere: in alcune strutture le liste di attesa ci sono e sono immense, in altre no. E lì potremmo provare a intervenire».
Sono la coppia più bella del mondo? Beatrice tra Matteo e Padoan
di Roberto Turno. Lei, lui e l’altro. Sta qui il triangolo: Beatrice Lorenzin, Matteo Renzi e l’altro, appunto, Pier Carlo Padoan. Il neo-premier rampante del Pd dei conquistadores, la biministra della Salute in stile Ncd post-berlusconiano. E il reggitore tecnico dei conti pubblici considerato in dote all’ex leader Maximo (D’Alema) e all’Enrico (Letta) tradito.
È sui lati di questo triangolo (politico) che si giocheranno i destini grandi e magnifici del Servizio sanitario nazionale e dei suoi accoliti. I destini della salute e delle tasche degli italiani, è chiaro, per primi.
Renzi dimentica la sanità
Certo le dimenticanze di Renzi nel suo discorso programmatico davanti alle Camere, il suo “non parlare” di sanità, ha lasciato interdetti parecchi. Forse perché in fondo c’era poco da aggiungere e, in fondo, se la Lorenzin significa continuità, allora si va “avanti miei prodi” sulla strada tracciata in questi mesi, sempreché poi sia e si riveli la strada giusta? O forse perché nei documenti in itinere sul «Patto» e sulla spending, ci si vuole leggere bene pria di pronunciarsi per aggiungere (e sottrarre) magari dell’altro. Presto forse lo capiremo. Intanto prendiamo col beneficio d’inventario la replica di Lorenzin a chi le ha fatto notare le dimenticanze di Matteo: «Non siamo stati citati, io e Lupi, perché Renzi ha riconosciuto che abbiamo lavorato bene».
Un ministero di «serie A»
Intanto si parte però, ed è sicuramente una prima risposta che va riconosciuta, da un ministero che resta di «serie A» non annacquato pericolosamente nel super Welfare. E poi sono state sventate ipotesi azzardate di portare sulla poltrona della salute rappresentanti dell’Università, ma se certe tentazioni sono state superate, resta sul campo l’incognita dell’altro, il ministro dell’Economia, appunto. Che vorrà vedere bene i conti, misurarli e fiutarli come un cane da caccia. Dire la sua, appunto. E chissà se “la sua”, quella di Padoan, andrà o no in rotta di collisione con quanto forse e comunque ancora in parte Lorenzin e i governatori – per la loro parte divisi, a cominciare dai mal di pancia di quelli del Sud non solo sui metodi di riparto – hanno trattato in questi mesi sul Patto.
Le partite aperte
A cominciare da alcuni piccoli dettagli. L’aumento del Fondo codificato nel Patto di 7,6 miliardi tra 2015 e 2016, parziale risarcimento dei tagli super miliardari di Tremonti e di Monti. Una nuova quota di finanziamento che per i governatori è «imprescindibile», dicono ad alta voce. E poi, i risparmi della spending review: li facciamo noi, non Cottarelli, tengono duro Lorenzin e i suoi solidali governatori. Di più: li teniamo dentro il Ssn per investire, finalmente. Richieste non da poco, è chiaro, su cui Padoan, e ovviamente Matteo che deve pur finanziare le sue promesse all’Italia a sua volta super miliardarie, difficilmente cederà facilmente il campo. I conti sono i conti, le responsabilità sono le responsabilità. E allora c’è da giurare che avremo presto un rendez vous non semplicemente all’acqua di rose tra le parti in campo.
La spending di Cottarelli
Anche perché c’è un altro aspetto da prendere in considerazione.
La “filiera Cottarelli” della spending è stata riportata da Matteo Renzi nelle stanze di Palazzo Chigi. Lì sarà la super regìa, lì si decideranno i destini dei tagli alla spesa pubblica. La differenza tra risparmi di spesa e nuove spese per finanziare le promesse, Matteo Renzi se la tiene ben stretta. E Padoan non farà il banale osservatore, né il ragioniere di vecchio stampo, si auspica. Anche perché a tirare troppo la corda al Ssn, poi, non conviene politicamente a tanti. Al Pd men che mai.
Cosa c’è nel futuro prossimo
Da questo insieme di incroci (pericolosi?), passeranno perciò a breve i passaggi realmente decisivi che decideranno le sorti del Ssn. Che, è evidente, andrà incontro in ogni caso a interventi non esattamente minimali. Tutti hanno presente che il sentiero ormai s’è fatto stretto, e che si deve agire. Non più rimandare. Quanto e con quanta profondità, è la questione aperta. Certo è che le cessioni di sovranità, a tutti i livelli e per tutti gli attori che lavorano “in nome e per conto del Ssn”, saranno all’ordine del giorno. Sacrifici in nome della sostenibilità. Altri sacrifici e cambi di rotta per tutti in arrivo. L’allerta è grande sotto il cielo, personale dipendente e convenzionato, fornitori di tutto. Ospedali, farmaci, case di cura, dispositivi medici. E poi gli acquisti. Gli appalti. E i Lea, mamma mia. E dell’ipertrofia burocratica che avanza sempre, che se ne farà? E dei metodi gestionali a mille velocità? E di quel federalismo straccione, che avanzerà-cambierà? e dei partiti ingordi che occupano anche la cura degli starnuti degli italiani, cosa continueremo a salvare di quanto sicuramente va salvato?
Non sono domande a casaccio. E infatti sono in piena discussione. Sicuramente, è l’auspicio, non per diventare noi. In Italia, gli americani della non salute pubblica o per privatizzare a tappeto (che poi converrebbe a pochi…). Il «Patto» intanto cammina. Anche se con il passaggio di consegne a Palazzo Chigi e la formazione del nuovo Governo, e per tutte le ragioni che abbiamo detto, avrà un qualche rallentamento.
Le attese e i pericoli
Aspettiamo marzo, insomma, poi vedremo i timing che ci aspettano. Senza scordare che intanto è uscito di scena Francesco Massicci, il temutissmo rappresentante della Ragioneria che per anni ha tenuto le fila di mille manovre con gli occhi puntati a ripetizione verso quel mondo diffuso al Sud di Regioni commissariate o sotto piano di rientro. Massicci, temuto e anche apprezzato però, sebbene non sempre e non da tutti, lascia a sua volta un’eredità importante. E anche in questo caso saranno, di riflesso, indicative le mosse del ministro Padoan a sommare tutto, gli incroci pericolosi non mancheranno davvero.
Intanto incalza la spending, incalza il federalismo, il Ddl omnibus di Lorenzin con quel suo carico di vagoncini che toccano tanti sta per iniziare l’iter al Senato. E dei contratti e delle convenzioni, che se ne farà? Per dire, dopo quello per le convenzioni, sta per uscire dal letargo l’atto di indirizzo all’Aran per i contratti della dipendenza. Altra questioncella per Renzi, non solo a Lorenzin che già ci ha messo la faccia: come governare l’affaire stamina e tutti i possibili casi simili in un Paese che almeno da Di Bella in poi finge di non capire che scienza e giudici poco hanno da spartire?
Una cosa – almeno – ci resta per cui sperare. Che tutti dicono: i tagli lineari sono finiti. Non è poco. Ma sarà così? Sperare è bene, dubitare non è peccato. Il triangolo ci aiuterà?
Il sole 24 ore sanità – 4 marzo 2014