Da Venezia arrivano «voci» sulle aziende che dovrebbero venire accorpate. Ma l’assessore smentisce. Il piano socio-sanitario parla di fusione sotto i 250mila utenti: l’azienda di Legnago verrebbe accorpata alla 22 di Bussolengo
Preferisce chiamarli «rumors». Peggio, «grandi farneticazioni». Qualcun altro, invece, dice che è già stato tutto deciso. Unica certezza è che, dopo l’approvazione in giugno del piano socio-sanitario della Regione Veneto, si è aperta ora la fase più delicata di applicazione del documento, quella delle «schede ospedaliere» che andranno a ridisegnare la rete dell’offerta specificando nel dettaglio la nuova organizzazione: dal numero dei posti letto a quello dei reparti, dalle strutture da riconvertire a quelle da chiudere o accorpare, dalle aree funzionali alle apicalità. Con la scure, su tutto, della scadenza a fine anno dei direttori generali delle Ulss. «Piccolo dettaglio», dicono quelli dell’opposizione a Venezia, «che fa la differenza perchè se tra tre mesi Zaia deve nominare i dg, vuol dire che sanno già se taglieranno o no qualche Ulss. E bisogna fermarli». Lui, il capo a palazzo Balbi della sanità veneta, quello che tiene in mano le forbici, se la ride: «Ma con quanti grandi chiacchieroni abbiamo a che fare! Si informassero, il bando di concorso regionale per i nuovi manager delle Ulss è già partito e a fine anno si sapranno i vincitori. Quindi, nulla è cambiato». «Davvero, sono del tutto infondate», si fa serio l’assessore Coletto, «le certezze di chi dichiara che 5 degli attuali 22 direttori generali salteranno perchè le loro aziende sanitarie si fonderanno con altre più grandi. Chi lo dice, se ne assume tutte le responsabilità». Chi lo dice va ben oltre fornendo anche il disegno della nuova geografia con l’elenco delle condannate a morte: la Ulss 21 di Legnago verrebbe assorbida dalla 22 di Bussolengo il cui direttore generale farebbe contemporanemente il dg dell’Orlandi e il commissario del Mater Salutis (le altre a saltare sarebbero l’Ulss 2 di Feltre, la 5 di Arzignano, la 14 di Chioggia e la 19 di Adria). «Lo ripeto», sottolinea nuovamente Coletto, «queste sono farneticazioni belle e buone uscite dalla testa di chi, evidentemente, conosce poco la macchina amministrativa: per tagliare una Ulss, serve una legge. E le leggi non le faccio io. Soprattutto, non è faccenda che si risolve in fretta e furia: a fine anno vengono rieletti i direttori generali e questo è sicuro, mentre è del tutto impossibile che per quella data si riesca a promulgare norme di abolizione di Ulss. Intanto facciamo i manager, poi il resto è tutto ancora da decidere e definire: chi racconta scenari già decisi a Venezia nel corso di summit clandestini, farnetica». Nessuna conferma ufficiale, quindi, della fusione dell’Ulss 21 con la 22. Nè tanto meno di Dall’Ora (attuale dg a Bussolengo) alla guida di entrambe. Che però quello dell’accorpamento sia il futuro per le due realtà veronesi, è indicato nel piano socio sanitario che fissa a 250mila utenti il «minimo vitale» per tenere in vita una Ulss. Quella di Legnago ne ha meno. Quindi, Legnago finisce male. «Quindi niente», risponde l’assessore, «sono chiacchiere che se dovessero mai avverarsi comporterebbero un ragionamento ben più ampio, un ri-disegno dei confini geografici con pezzi di un’azienda che potrebbero emigrare in un’altra e viceversa ma, a quel punto, coinvolgendo anche altre realtà». Candidata a ricevere pezzi della 22 ci sarebbe anche la 20, ad esempio. «Tutto è possibile, infatti», va avanti Coletto, «certo è che ci sono delle zone dove bisogna per forza mettere mano, ad esempio nel lago. C’è un vuoto strutturale tra Peschiera e Malcesine e almeno un presidio di pronto soccorso a metà strada, visti i milioni di turisti che arrivano in estate, bisogna metterlo. Ma, ripeto», conclude l’assessore, «chissà quanto a lungo discuteremo in Regione di queste questioni prima di arrivare a prendere delle decisioni. Chi pensa che sia già tutto deciso, sbaglia. E i fatti lo smentiranno».
L’arena – 25 settembre 2012