Leonardo Raito. Nei giorni scorsi la regione Veneto è stata turbata da un esposto presentato alla procura regionale della Corte dei Conti da un ex generale dei carabinieri che ha evidenziato come la Giunta regionale avesse erogato la bellezza di 23 milioni di euro per prestazioni erogate dalla sanità privata a fronte di richieste, pervenute dai direttori generali delle aziende sanitarie locali, di “soli” 7 milioni. In questo caso si sarebbe venuto a configurare, secondo l’esposto, un regalo di 16 milioni di euro, difficilmente giustificabile in questo momento di vacche magre. Ma l’esposto critica anche il blocco degli accreditamenti di nuove strutture privare che la regione Veneto ha effettuato.
Non garantendo, di fatto, la libera concorrenza e l’opportunità, per i cittadini, di scegliere i servizi erogati da più strutture.
Una storia particolare, per una maggioranza di governo che si è sempre detta di orientamento liberale. Vale la pena esaminare un po’ più a fondo le carte per capire cosa potrebbe accadere. In base alle normative in vigore dal 2002 e sino al 2011 la Regione Veneto determinava le strutture private accreditate da cui acquistare prestazioni sanitarie e, in base a una Delibera di Giunta Regionale del 2010 venivano stabiliti dei volumi di prestazioni, con relativi corrispettivi, da garantire ai privati per il triennio successivo. Con Delibera di Giunta Regionale 2088 del 7/12/2011 la Regione del Veneto stabilisce che “si rende opportuno riconoscere nuovi accreditamenti a favore di strutture che erogano prestazioni specialistiche ambulatoriali, valorizzando le strutture sanitarie private qualificate già presenti sul territorio”. Inoltre, nella stessa DGR 2088 “si propone che dal 2013 le Aulss siano assegnatarie di un budget unico da utilizzare per remunerare le prestazioni ambulatoriali acquistate sia nell’ambito delle strutture già accreditate a far data dal 31.12.2010 che nell’ambito delle strutture accreditate ai sensi della presente delibera”. Infine, per l’utilizzo del budget, ancora per la DGR 2088 la Regione del Veneto individua il seguente percorso: “ogni Direttore generale elabora una proposta motivata di programma di acquisizioni di prestazioni di prestazioni ambulatoriali dai soggetti privati accreditati” e “la Giunta regionale approva il programma di ogni singola ULSS e complessivo regionale, con provvedimento adottato previo parere obbligatorio e non vincolante della Quinta commissione”.
In base a succitata DGR 2088, sembrerebbe evidente che il compito di acquistare prestazioni ambulatoriali dai soggetti privati accreditati non sarebbe più spettato alla Regione, ma al Direttore generale della singola azienda, che in base a ciò avrebbe dovuto valutare se e quanto acquistare dai soggetti privati accreditati, con criteri trasparenti e procedure fissate. Per gli accreditamenti le nuove disposizioni, più in linea con la concorrenza, stabilivano che le strutture sanitarie private che, pur non accreditate, risultassero già rispondenti ai requisiti stabiliti dalla DGR 2849/2006, ovvero in possesso della attestazione di idoneità alla qualità regionale rilasciata dall’Agenzia regionale socio sanitaria, venissero a trovarsi nella nuova categoria di soggetti privati accreditati non ancora convenzionati; mentre chi a quella data fosse risultato già provvisoriamente accreditato ex lege, che avevano presentato domanda nei termini ed erano risultate coerenti con le condizioni previste dalla normativa vigente oltre che in possesso dei requisiti prescritti, risultavamo accreditate dal 31 dicembre 2010. Poi la Regione torna incredibilmente sui suoi passi. Con Delibera 2621 del 18/12/2012 la Giunta Regionale fissava i tetti di spesa alle Ulss competenti che producevano un taglio effettivo di 50 milioni di Euro (si passa dai 190 milioni previsti al totale di 140.448.000). A seguito di tale delibera, i soggetti privati accreditati presentavano il ricorso al TAR, che ha bocciato la richiesta di sospensiva, riservandosi la decisione nel merito. Prima di adottare tale delibera la Giunta Regionale aveva chiamato in audizione i Direttori generali delle Aulss, ottenendo da essi il parere che un taglio effettivo di 43 mln, anziché dei 50 milioni previsto, non avrebbe comportato alcun problema nell’erogazione delle prestazioni, per cui era necessario incrementare la dotazione prevista dalla Regione del Veneto di solo altri 7 milioni di Euro.
Questo parere viene confermato dalle testimonianze di diversi Direttori generali della Ausll venete, sentiti, nella seduta della Quinta Commissione Consiliare del 12 aprile 2013. Poi l’incredibile Delibera di Giunta Regionale 441 del 10/04/2013 con la quale, nonostante il succitato parere dei Dg confermasse una necessità di incremento del budget unico regionale di 7 milioni di euro, la somma messa a disposizione dalla Giunta Regionale del Veneto veniva incrementata a 23 milioni (in realtà si tratta di un tetto massimo) per il 2013 inserendo addirittura l’accordo stipulato da alcune organizzazioni di rappresentanza delle strutture convenzionate con due membri della Giunta Regionale nella Delibera di Giunta Regionale. Alla seduta della Giunta Regionale del 10 aprile 2013 risulta palese l’assenza (strategica?) del Presidente della Giunta Regionale Zaia (e degli assessori Remo Sernagiotto ed Elena Donazzan) e sempre la DGR 441 va a sancire, di fatto, la limitazione della concorrenza, garantendo, contrariamente ai principi e a quanto stabilito dalla precedente e su riportata DGR del 2088 del 7 dicembre 2911, l’extrabudget solo alle strutture già accreditate e stabilendo la chiusura degli accreditamenti a prescindere dai precedenti riconoscimenti di qualità e dagli investimenti effettuati in attesa della liberalizzazione.
Pare un giallo ma così non è. Perché la Regione ostacola la concorrenza nella sanità privata? Subito si sono scatenati i consiglieri di minoranza, che intendono andare a fondo sulla vicenda. Ma spetterà di certo alle indagini della Corte dei Conti l’ardua sentenza.
Leonardo Raito – Com.Unità – 14 luglio 2013