
Emergenza. Sanità, prorogati i direttori generali. Ipotesi: due mesi supplementari per tutti, poi le nomine e il rinnovo limitato ai manager avviati alla quiescenza
Il perdurare della pandemia, la conseguente pressione sul sistema ospedaliero e l’imminente avvio della campagna vaccinale anti-Covid sconsigliano cambi repentini e generalizzati ai vertici del servizio pubblico. Questo, almeno, è il convincimento di Luca Zaia, orientato a ribadire la fiducia ai manager che reggono le nove Ulss, le Aziende ospedaliere universitarie di Padova e Verona, l’Iov e la governance Azienda Zero. Il contratto dei tredici direttori generale scadrà il 31 dicembre ma la soluzione prospettata è nel segno della continuità: una proroga generalizzata di due mesi, che a marzo si tradurrà nella conferma di quanti non hanno maturato la quiescenza e nella sostituzione di coloro che, per scelta personale o raggiunti limiti d’età, rassegneranno le dimissioni.
Pochissimi, si apprende, i cambi di poltrona; la gestione dell’emergenza da parte dei dg, scandita dalle videoconferenze quotidiane con il governatore e l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin, è giudicata soddisfacente a Palazzo Balbi e le criticità più evidenti – è il caso di Verona, prima flagellata prima dal batterio killer al punto nascita e poi afflitta da una catena di contagi e ricoveri che non conosce fine vengonobenevolmente addebitate più a negligenze individuali o a contingenze obiettivamente imprevedibili che ad errori del vertice. Qualche sorpresa, allora, potrebbe giungere dall’intreccio tra le nomine aziendali citate e la delicata scelta del successore di Domenico Mantoan, per dieci anni top manager a Palazzo Molin, ora convolato alla direzione di Agenas. All’avviso pubblico per l’ambìto incarico (reso più appetibile dal ritocco allo stipendio, elevato da 166 a 240 mila euro annuali lordi) hanno aderito circa trenta candidati, i cui curriculum sono in fase di valutazione. Già completato invece lo screening degli aspiranti direttori generali che hanno preso parte al bando estivo, culminato nella definizione di una serie di “terne” ad opera della commissione presieduta da Maurizio Gasparin, il responsabile del dipartimento programmazione in Regione. Papabili? Tra i mille rumors ci pare degna di nota la voce di un ritorno all’ovile di Adriano Marcolongo, il veterano a capo del polo ospedaliero romano Sant’Andrea con lunghi trascorsi professionali tra Friuli e Veneto; potrebbe assumere le redini dell’Azienda di Padova consentendo così a Luciano Flor di succedere a Mantoan, suo rivale di vecchia data. Illazioni? Lo sapremo presto.
FILIPPO TOSATTO – Il Mattino di Padova
Venezia, Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale del Veneto