di Filippo Tosatto. Colpo di piccone al debito accumulato dall’amministrazione veneta nei confronti dei fornitori di beni e servizi alla sanità. Nelle scorse settimane, in rapida successione, la Regione ha saldato fatture per 777 milioni di euro, l’intero ammontare della prima tranche del prestito contratto con il ministero dell’Economia e delle Finanze per far fronte agli arretrati.
La seconda e conclusiva rata ministeriale, 703 milioni, arriverà a dicembre e sarà riversata ai creditori nel giro di un mese. Non è tutto. Palazzo Balbi ha deciso di devolvere al monte-debiti anche la “premialità” pari a 200 milioni percepita grazie al rispetto dei conti sanitari: nel complesso 1,68 miliardi, una robusta iniezione di liquidità dovrebbe consentire di abbattere a 60 giorni i tempi medi di pagamento, che attualmente viaggiano sui sette mesi con picchi negativi largamente superiori. Il punto di partenza dell’operazione, si diceva, è l’erogazione straordinaria di risorse autorizzata dal Governo. Attenzione: non si tratta di un gesto generoso, semmai di una parziale compensazione. «Il Patto di stabilità ha congelato presso la Tesoreria Unica i nostri risparmi, che ammontano a 1,4 miliardi, retribuendoli a un tasso ridicolo dell’1%», ha lamentato a più riprese il governatore Luca Zaia «perciò, con una mano Roma ci impedisce di spendere i quattrini che appartengono ai cittadini veneti e con l’altra ci “concede” un prestito di entità analoga, al tasso passivo del 4%, per far fronte alle nostre esigenze. È un comportamento da usurai, condizioni-capestro che abbiamo accettato a malincuore solo per senso di responsabilità nei confronti delle nostre imprese». Comunque sia, la boccata d’ossigeno è rilevante e accentuata dall’insolita celerità dei tempi amministrativi: a fronte dell’accredito ministeriale avvenuto il 14 agosto, l’intera somma risulta stanziata dagli uffici di Venezia entro il 21 ottobre. Ma chi sono i beneficiari dell’operazione? Il ventaglio è vastissimo: artigiani dell’edilizia, elettricisti e idraulici, fornitori di energia e di farmaci, cooperative della ristorazione e della riabilitazione, tecnici della manutenzione informatica… In questa fase le aziende sanitarie di Padova e Verona hanno fatto la parte del leone, smaltendo una consistente quota del pregresso; i manager veronesi, in particolare, hanno scelto di privilegiare le piccole e piccolissime imprese, per le quali anche l’incasso di un credito modesto può rivelarsi importante. Prossimi step: a fine anno il Mef staccherà l’assegno di 703 milioni al quale l’amministrazione veneta aggiungerà e il bonus premiale: quest’ultimo (200 milioni) non sarà distribuito a pioggia tra le Ulss ma concentrato su quelle di Venezia e Chioggia, che presentano i conti più dissestati della regione.
La Nuova Venezia – 4 novembre 2013