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Sardegna. Traffico clandestino di farmaci veterinari: 39 indagati

Veterinari, farmacisti, allevatori, informatori medici: secondo la Dda di Cagliari gli indagati si sarebbero resi responsabili di un numero indeterminato di reati a danno della salute pubblica

Veterinari, farmacisti, allevatori, informatori medici, amministratori di società, rappresentanti di aziende produttrici di farmaci per animali. Una rete organizzata ed efficiente in tutta la Sardegna con trentanove protagonisti, tutti indagati con accuse pesanti in una cornice di associazione per delinquere. Vendita, prescrizione, acquisto e successiva somministrazione di medicine agli animali: operazioni fasulle realizzate con ricette contraffatte, medicinali scaduti e abuso della professione. Un’impalcatura di illeciti sostenuta dal commercio clandestino di farmaci veterinari resi disponibli a prezzi scontati.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Cagliari, che ha notificato loro la conclusione delle indagini, firmata dal pubblico ministero Guido Pani, i trentanove indagati si sarebbero resi responsabili di un numero indeterminato di reati a danno della salute pubblica e contro la fede pubblica con ruoli e mansioni distribuite tra i diversi protagonisti. Un’attività che avrebbe anche procurato vantaggi economici significativi, con i pericoli che da queste pratiche criminali sono derivati per i consumatori a causa dell’alimentazione adulterata somministrata agli animali prima che le carni venissero destinate al consumo, rendendole pericolose per la salute. Latte e formaggi, ovini e caprini, provenienti da quei trattamenti, diventati bombe alimentari e finiti sui banconi delle macellerie e sugli scaffali dei market.

Le indagini coordinate dal Nas hanno chiuso il cerchio di un’attività concentrata tra il 2005 (quando è stata scoperta casualmente nell’ambito di un’altra inchiesta per traffico d’armi) e il 2008, quando il sipario è stato calato dagli inquirenti. Il bilancio fu allora di otto misure cautelari. La maggiore responsabilità organizzativa è stata attribuita a un agente commerciale di farmaci, Giampiero Cara (nato a Cagliari nel 1946), residente a Quartu Sant’Elena, che così avrebbe deciso di mettere a frutto la propria vita da pensionato, e Ilaria Barsanti (nata a Santa Giusta nel 1966) residente a Oristano, titolare del deposito di farmaci veterinari Centro Vete srl di Arborea, del quale è amministratore il marito Marco Luca Meconcelli, anch’egli indagato. Cara e Barsanti finirono agli arresti domiciliari con Simone Panetto (dipendente della farmacista), Francesco Amadori, rappresentante, e Mirko Porru con obbligo di dimora. Tre veterinari (non dipendenti pubblici) furono sospesi per esercizio abusivo della professione: Ignazio Francesco Putzu (1952) di Villaurbana, Mario Manca (1959) di Arborea, Marco Stuardo (1966), residente a Arborea .

Investigatori e magistrati hanno ricostruito il mosaico con i numerosi tasselli di responsabilità. Cara, ritenuto promotore e organizzatore, avrebbe stabilito i contatti tra i protagonisti del traffico (casa farmaceutica, farmacista, distributori, allevatori, veterinari), secondo l’accusa organizzava il lavoro, dava consigli e prescrizioni di tipo sanitario, risolveva questioni relative alle scritturazioni sui registri degli allevamenti, si occupava di ricette false. Anche sulla Barsanti il risultato dell’inchiesta disegna un ruolo di promotrice e organizzatrice del traffico illecito. Avrebbe reperito farmaci anche in accordo con l’agente della casa farmaceutica di Reggio Emilia Vaas, Renzo Rimondi (che forniva i medicinali), e disposto la compilazione di ricette false e degli adempimenti sui registri degli allevatori attraverso i veterinari associati nell’operazione, che lei retribuiva per questo impegno. A lei, sempre secondo il magistrato, faceva capo anche la regolarizzazione documentale in occasione dei controlli sanitari e trattava i prezzi con gli allevatori. tenendo i contatti con i distributori dei medicinali (Porru,Amadori, Schiavo).

Il resto si sarebbe consumato tra controlli fasulli, accertamenti non veritieri, ricette con date fittizie, medicinali scaduti, somministrazioni di specie, quantità e qualità di medicinali non necessarie e comunque non corrispondenti a ordinazioni mediche rituali. Prezzi bassi e lauti guadagni. Le conseguenze di queste cure? Adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari.

La Nuova Sardegna – 4 luglio 2012

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