L’appuntamento con lo sblocca-Italia è per il 25 agosto prossimo. Per quella data i tecnici, rimasti a Roma a tradurre in norme il programma presentato da Renzi prima della pausa estiva, presenteranno al premier l’articolato con cui l’Esecutivo punta a sbloccare subito 1,2 miliardi del fondo revoche per dare nuovo ossigeno alle opere in corso o subito cantierabili.
Con una partecipazione di primissimo piano della Cassa depositi e prestiti. E una radicale riforma delle società partecipate che altro non sarebbe che la traduzione operativa del taglio da 2-3 miliardi previsto nel piano di taglia alla spesa messo a punto dal Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli (si veda il Sole 24 Ore di ieri).
Il 29 agosto dovrebbe essere la data giusta per il varo del decreto legge da parte del Consiglio dei ministri. Sul piatto ci potrebbe essere anche il miliardo annunciato sempre dal premier da destinare alla scuola. Capitolo, quest’ultimo, reso spinoso dall’annuncio di un intervento previdenziale che riguarderebbe una platea anche più ampia dei insegnanti 4mila “intrappolati” dalla riforma del 2011 e che non hanno ottenuto il disco verde per il ritiro con la conversione in legge del dl 90 di riordino della Pa. C’era un problema di coperture per «quota 96» e un problema di certezza sulla numerosità di candidati pensionandi che il Governo deve a questo punto risolvere.
Se il cuore dello Sblocca Italia restano gli interventi infrastrutturali, il resto delle risorse per realizzare gli interventi ipotizzati dal Governo arriverà con la legge di stabilità. Operazione non facile. La ex Finanziaria, infatti, dovrà far ordine nei conti pubblici per il prossimo triennio, recuperare le risorse (non meno di 10 miliardi) per stabilizzare il bonus degli 80 euro e sostenere la crescita cercando di spingere gli investimenti e tagliare l’Irap per sostenere il sistema produttivo.
Altro nodo da sciogliere con (o prima) dello Sblocca Italia è l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che Ncd vorrebbe abolire sui futuri contrtatti a tempo indeterminato. Il premier risponde che se ne parlerà in Senato con l’ultimo confronto in Commissione Lavoro sul ddl delega. Ma per arrivare a quella sede serve, a questo punto, un accordo politico; un confronto destinato ad allargarsi anche all’esame in avvio sul Ddl delega di riforma
Con della Pa, che viaggerà in parallelo con l’Italicum.
Sarà un autunno caldo anche per il fisco. E non solo perché con la legge di stabilità visti gli impegni da assumere è pressoché inevitabile che ci sarà un corposo capitolo di nuove entrate, ma soprattutto perché il Governo in autunno dovrà chiudere almeno 5 dei decreti legislativi con cui si è impegnato a riformare il sistema tributario. Fino ad oggi il passo è stato lento. Il Parlamento ha dato il via libera al primo decreto sulle semplificazioni e la dichiarazione precompilata che ora dovrà tornare nelle mani dell’Esecutivo. C’è poi da approvare in seconda lettura anche il primo decreto propedeutico alla più articolata riforma del catasto. Decreto con cui il Governo fissa le modalità e i criteri per la composizione delle nuove commissioni censuarie. La riforma delle accise sui tabacchi, invece, aspetta soltanto di essere presentata alla Camere per il parere.
Tutti i capitoli più attesi della riforma sono ancora in gestazione e nelle mani dei tecnici. Le imprese, ad esempio, attendono da anni la codificazione dell’abuso del diritto. Il provvedimento potrebbe essere il primo ad essere presentato alla ripresa dei lavori e già nei primi consigli dei ministri di settembre. Con lo stesso decreto, salvo ripensamenti dell’ultima ora, potrebbe arrivare la riforma del sistema sanzionatorio e in particolare dei reati tributari che dovrebbe portare a uno stop alla rilevanza penale degli omessi versamenti dell’Iva. In rampa di lancio anche la revisione dei regimi fiscali semplificati dove si punta a ripartire da zero con un regime per cassa e uno forfettario che andrà a sostituire l’attuale regime dei minimi. A frenare la corsa del decreto sui nuovi regimi contabili potrebbe essere l’Iri, la nuova imposta imprenditoriale. Costa oltre il miliardo e le risorse in questo momento sono difficili da recuperare.
Il Sole 24 Ore – 13 agosto 2014