Scaricare dalle tasse le spese di riparazione dell’idraulico. Per non costringere più gli italiani a trovarsi nell’odiosa situazione di sentirsi dire: «Sarebbero 200 euro, facciamo 100 senza fattura». Il governo progetta di aprire il cantiere del conflitto d’interessi fiscali: una misura sperimentata ad esempio con successo e da tempo negli Usa che punta a raggiungere due obiettivi: contrastare l’evasione fiscale e consentire ai cittadini (che attualmente non hanno alcun interesse diretto) di portare in detrazione scontrini e fatture riducendo così il peso delle tasse da pagare.
ROMA . Razionalizzare tutti gli sconti fiscali esistenti relativi alla casa. Dosarli a seconda del reddito guadagnato, escludendo ad esempio le fasce alte. Ed estendere il bonus anche alle fatture pagate per i lavori grandi e piccoli di tutti i giorni, dall’idraulico al tappezziere. Torna in campo il contrasto di interessi fra contribuenti. La possibilità cioè di scaricare gli scontrini dalla dichiarazione dei redditi, con il duplice obiettivo di far emergere il nero, dunque combattere l’evasione fiscale, e favorire la spesa. Un po’ come accaduto con le detrazioni al 65% e 50%, garantite per le riqualificazioni energetiche e le ristrutturazioni edilizie oltre che per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe A.
«Nel 2013 questi due bonus hanno facilitato ben 19 miliardi di investimenti che altrimenti non ci sarebbero stati», ricorda Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia. «Per questo, in attuazione della delega fiscale, pensiamo di riordinare intanto tutto il mondo delle detrazioni fiscali, in particolare quelle relative alla casa, come mutui, locazioni, ristrutturazioni, intermediazione immobiliare. Magari tenendo conto dei redditi, visto che oggi tutti ne usufruiscono, compreso chi in realtà potrebbe farne a meno. E includendo pure le altre spese per l’abitazione, dalla ricevuta dell’idraulico alla fattura per il tecnico della caldaia».
Al momento, tutte le possibilità sono ancora in campo. La delega fiscale (la legge 23 del 2014) dà un anno di tempo al governo per scrivere i decreti legislativi, dunque entro marzo del 2015, compreso il contrasto d’interessi, previsto all’articolo 3. Tra l’altro, dice la delega, questo intervento, per “favorire l’emersione di base imponibile”, sarà “selettivo” e avrà un riguardo particolare per le “aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligo tributario”. Ovvero gli ambiti produttivi più fragili sotto il profilo dell’evasione, come le spese di manutenzione per la casa, appunto, o le parcelle di professionisti e lavoratori autonomi. Andranno poi scandite le “opportune fasi applicative” della misura e trovate le “eventuali coperture”. Prematuro dunque parlare già di ambiti, soglie, plafond e meccanismi di detrazioni (dall’imposta) o deduzione (dall’imponibile). Ma il dossier è pronto a partire quando si metterà mano al capitolo fisco.
Anche perché il contrasto d’interessi non è gratis. E secondo alcune simulazioni di economisti, può costare allo Stato più di quello che l’erario recupera tassando l’ex nero. Una lotta all’evasione efficace e una spesa che cresce (più lavori e lavoretti) potrebbero alla fin fine accontentare tutti.
Repubblica – 27 aprile 2014