Azione al Pantheon di Animal Equality. Ma gli allevatori: parlano senza sapere, non sono mai entrati in una stalla
ROMA – Animalisti contro allevatori, vegetariani contro carnivori: lo scontro è quasi sempre a distanza, ma le immagini e le espressioni che si tendono ad usare sono tipiche di un antagonismo che non è mai stato così radicale come in questi anni. Nel periodo pasquale si moltiplicano gli appelli a non consumare ovini che arrivano dritti in tavola – passando per il forno, è ovvio – non prima di aver patito atroci sofferenze. E tutti si mobilitano per salvare gli animali da quello che non si esita a definire tragicamente come «olocausto», mentre dall’altro fronte (non tanto quello dei mangiatori, quanto quello degli allevatori), si ritiene questo fondamentalismo null’altro che il frutto di ignoranza e della voglia di apparire.
INCHIESTA CHOC – Si fa sempre più radicale la battaglia animalista che, nel periodo di Pasqua, si sta concentrando contro la macellazione degli agnelli. Loro malgrado, i candidi ovini rappresentano il piatto tradizionale in molte parti d’Italia, ma negli ultimi anni si moltiplicano le associazioni, i movimenti, le scuole di pensiero che vogliono far cambiare le abitudini alimentari agli impuniti carnivori su due gambe, rendendo note – come ha fattoAnimal Equality- immagini choc di una inchiesta che racconta senza censure la macellazione degli animali. Gli attivisti dell’associazione si danno appuntamento sabato al Pantheon alle ore 10 e 30 per l’ultima azione dimostrativa, promettendo momenti di grande impatto emotivo. Da far passare l’appetito anche ad Obelix, insomma.
LA VOCE DEI PASTORI – Chissà se l’operazione verità sui mattatoi possa bastare per ridurre davvero sofferenze le animali ed il consumo di abbacchio, per lasciare spazio ad alternative – se non vegane – comunque meno sanguinolente ed «animal friendly». Chiamati in causa come radice del problema, gli allevatori ovicaprini non ci stanno a passare come torturatori senza cuore. Ad intervenire è Nunzio Marcelli, pastore e allevatore abruzzese ( di Anversa degli Abruzzi in provincia de L’Aquila), che difende la categoria contro gli attacchi che si sono moltiplicati in questi giorni, dimostrando l’imprescindibilità di pastorizia e zootecnia. «Io allevo pecore in modo tradizionale, portandole tutti i giorni al pascolo, dal 1977, e penso di poter dire di avere una certa conoscenza. La pecora esiste ancora oggi solo grazie a questa attività: non sopravvivrebbe allo stato brado, poiché trasformata dall’uomo, nei millenni, da animale selvatico a domestico. Senza contare la funzione economica e sociale della pastorizia, in grado di tener attive popolazioni di località di montagna che altrimenti sarebbero scomparse».
CERCANO VISIBILITA’ «Chi critica la macellazione non sa che se non si ammazza l’agnello si estinguerebbe la specie. Ed anche pastori, pecore, agnelli e anche il formaggio: perché solo togliendo l’agnello si può prendere il latte alla pecora. E’ un ragionamento semplice, ma che può fare solo chi ha messo piede almeno una volta in stalla. Se queste persone- dice Marcelli – avessero la conoscenza di certe necessità ‘fisiologiche’, allora non parlerebbero. Senza dimenticare che il senso di tutto è raccolto nella metafora sociale e religiosa del gregge: è il sacrificio di uno che salva tutti».Dopo l’appello del deputato Pdl Brambilla per lo stop alla macellazione, gli allevatori hanno perso la pazienza: «Solo mancanza di rispetto da parte di chi cerca un po’ di visibità». Insomma, non ci sta a vedere criminalizzato un sistema millenario di usanze, tradizioni e valori. «Probabilmente quanti ci criticano non hanno mai visto un uomo passare la notte al freddo per difendere il bestiame dai lupi». Pastorizia come paradigma dell’altruismo: «In passato conobbi un pastore in attesa di un trapianto del cuore. Arrivò il suo turno, ma decise che l’organo che arrivava da un donatore in quel momento dovesse andare a qualcun’altro, ad una padre di famiglia. Che si è salvato. Mentre lui, che non aveva nessuno, è morto poco dopo».
«UNA LEGGE VEGAN» – Il problema nel mondo politico è sentito. Lo dimostra quanto fatto e dichiarato dalla senatrice e consigliera Capitolina del Pd Monica Cirinnà: «Fermare questa mattanza è un obbligo morale per invertire abitudini alimentari legate a retaggi culturali divenuti anacronistici. Ho presentato un disegno di legge a tutela delle scelte alimentari vegetariana e vegana affinché sia sempre assicurata l’offerta di almeno un’opzione vegetariana e una vegana negli esercizi pubblici di ristorazione e nelle mense comunitarie».
APPELLO AL PAPA – L’attivismo dal basso arricchisce il dibattito di ulteriori elementi: è il caso dell’associazione ambientalista Earth, formata per lo più da avvocati, veterinari, biologi ed etologi, anch’essi entrati a pieno titolo nella discussione sul sacrificio pasquale. Il gruppo ha lanciato un appello direttamente a Papa Francesco affinché si pronunci contro la strage degli agnelli. Come spiega un’attivista di Earth: «La campagna sta avendo un successo che non ci aspettavamo tra le persone comuni, riceviamo mail e telefonate di consenso e le firme alla nostra petizione hanno superato le 9400. Non ci aspettavamo un tale consenso in un paese legato alle tradizioni come è il nostro, ma evidentemente il tema è più sentito di quanto pensassimo. Nessuna risposta dal Vaticano a cui sono state recapitate lo scorso mercoledì le prime 8000 firme con preghiera di esprimersi palesemente contro».
Pecore in un prato vicino alla stazione metropolitana di Anagnina
GREGGI TRA I RIFIUTI – L’associazione ha gli occhi bene aperti sul territorio, tanto da segnalare, su denuncia di alcuni cittadini, il caso di un gregge visto brucare tra i rifiuti alla periferia di Roma, i pratoni circostanti via Andrea Moneta, in zona Anagnina. «Peccato – si legge sul blog del gruppo – che i prati in questione siano cosparsi da spazzatura di vario genere e che gli animali bruchino sull’erba sporca ed inquinata dai rifiuti non di rado andando ad estrarre cartacce ed altro direttamente dalle buste del pattume rotte. I cittadini che ci hanno inviato le foto si chiedono se il latte o la carne delle pecore in questione finisca nel ciclo alimentare – spiega Valentina Coppola, presidente di Earth. Abbiamo quindi inviato una segnalazione al Nas chiedendo che vengano prese le opportune misure al fine di evitare che latte contaminato sia venduto».
Corriere della Sera – 30 marzo 2013