Forniture a scuola, i «cugini» vogliono solo frutti loro. Si sa, le leggi di mercato sono spesso schizofreniche, visto che seguono la logica del denaro invece della logica e basta. Ma il dubbio è comunque lecito: perchè mai il Trentino, patria delle mele — quelle gialle con i puntini neri, tipo «Melinda» —, per invogliare i bambini a mangiarle deve farle arrivare dal Veneto?
Se lo è chiesto, stizzito, l’assessore all’Istruzione della Provincia di Trento, Marta Dalmaso, che venerdì scorso ha inviato a tutti i presidi delle 69 elementari aderenti al programma ministeriale «Frutta nelle scuole» l’invito a non accettare prodotti «non trentini». «Nella terra delle mele — ha ammonito — la vaschetta destinata ai ragazzi dev’essere locale».
E così facendo ha inaugurato la seconda fase della contesa Veneto-Trentino Alto Adige, da anni già duellanti per la montagna. Dopo il turismo, la tavola. In questo caso però è in ballo un regolare appalto vinto dal Consorzio ortofrutticolo lombardo-veneto, che si è aggiudicato tutti gli otto lotti messi a bando dal ministero dell’Agricoltura, curatore del programma finanziato dall’Unione europea per la fornitura di frutta e verdura alle scuole. Eppure la guerra delle mele ha avuto il sopravvento e così, per evitare antipatici incidenti diplomatici, nelle scorse ore è spuntato il solito compromesso all’italiana: il 71% della fornitura destinata agli alunni trentini sarà locale e il 29% arriverà dalla Valtellina. In compenso gli altri frutti e la verdura da presentare nei medesimi piattini saranno veneti. «In accordo con l’Associazione dei produttori ortofrutticoli trentini e grazie alla positiva collaborazione del Consorzio Benessere a Colori, aggiudicatario del terzo lotto della fornitura di frutta nelle scuole nel quale è inserito il Trentino — si legge in una nota della Provincia autonoma guidata da Lorenzo Dellai — si prevede una significativa presenza (cinque forniture su sette) delle mele trentine».
Ma l’happy end non si concilia molto con il frutto che ha buggerato Adamo e anche la povera Biancaneve. E infatti il Veneto non si rassegna a starsene zitto in coperta ma con l’assessore all’Agricoltura, Franco Manzato, puntualizza: «Non puoi aderire a un progetto ministeriale e poi squalificarlo perchè le tue aziende non hanno vinto l’appalto. Se credi in un’iniziativa interregionale, non ha senso ribellarsi se è un’altra realtà ad aggiudicarsi la gara, voler cambiare le regole in corsa fa solo male ai produttori e allo stesso programma voluto per avvicinare gli scolari al consumo di frutta e verdura di stagione. Noi continueremo a distribuire i nostri prodotti di qualità anche in Trentino, perchè questa guerra delle mele non fa bene a nessuno. Nè ai produttori, nè agli allievi o ai presidi, nè tantomeno ai piani di confezionamento e distribuzione». Non vuole fare polemica, Manzato, nè lanciare strali ai vicini cugini, solo ribadire la forza di un’idea che ha avuto successo proprio per l’unità di intenti che la anima. «Abbiamo voluto chiudere la questione subito, trovando un accordo con la Provincia di Trento — aggiunge — perchè sappiamo che l’obiettivo è il benessere dei bambini. Tuttavia aprire in corsa una diatriba per motivi di bottega non sta bene: i nostri produttori sono rimasti fuori da passati appalti per “Frutta nelle scuole” però noi non abbiamo mai pensato di cambiare le carte in tavola danneggiando altri, nè di creare fumo o polemiche. Se le regole ci sono, vanno rispettate, al di là delle aspettative».
Dal canto suo, la giunta della Provincia di Trento ribadisce «la volontà di proseguire con convinzione questo percorso». E l’assessore all’Agricoltura, Tiziano Mellarini, precisa: «Lo scopo del programma è di sensibilizzare i ragazzi sulle qualità nutrizionali della frutta e sull’importanza della stessa nella nostra dieta».
Ma sulle mele non si transige. Anche se il Veneto si diverte a strappare i vessilli culinari altrui. Prima la ribellione scatenata a Napoli dal «Gambero Rosso», che ha preferito la pizza veronese a quella partenopea, ora i «pomi» che stravincono nella terra delle «Melinda». Si rischia la ritorsione: giù le mani dal baccalà.
Corriere del Veneto – 21 ottobre 2012