di Ernesto Diffidenti e Roberto Turno. Tutto cominciò col Pio Albergo Trivulzio, il 17 febbraio di 23 anni fa. E cominciò proprio in sanità, con una mazzetta pagata (e incassata) per pilotare una gara d’appalto di servizi di pulizia. Una specialità che continua a far gola agli specialisti della corruzione che non si finisce mai abbastanza di scoprire nel ricco universo – 110 mld di spesa pubblica e quasi 35 di spesa privata degli italiani – che gravita attorno al sole del Servizio sanitario nazionale. Tanto grande, l’appetito che quel vortice di denaro continua a suscitare negli affaristi senza scrupoli sulla pelle della salute degli italiani e dei conti pubblici, che per la Corte dei conti la corruzione in sanità continua a restare ai primissimi posti del malaffare nazionale. Tanto che, dopo l’allarme della Procura generale romana della magistratura contabile, sono state le Procure regionali della Corte dei conti che a raffica, una dopo l’altra, in occasione delle aperture dell’anno giudiziario 2015, in queste settimane hanno dipinto un quadro preoccupante e messo in fila casi a non finire di corruzione e sprechi nel Ssn.
Un dossier lungo migliaia di pagine, dopo quello della Procura generale che ha elencato (per difetto) 74 sentenze delle sezioni d’appello per 24 mln di euro, ma anche 143 citazioni in crescita a quota 99 mln. Un’escalation che vede coinvolte praticamente tutte le voci di spesa di asl e ospedali. Il23,8% peril personale, il 20% risarcimenti per danni a terzi, il 10,5% per consulenze illegittime. E poi il filone sempre caldissimo delle attività contrattuali e degli appalti, che anche in sanità vanno per la maggiore innescando mazzette e tangenti. La corruzione e le truffe, insomma, la fanno da padrone incontrastate, o quasi. Grazie al terreno fertile di gestioni che non raramente poco hanno a che fare con la sana tenuta del bene pubblico. Col risultato che ogni centesimo rubato si traduce fatalmente in un centesimo in meno di salute per gli italiani. Centesimi che diventano centinaia di milioni. Un danno pagato due volte dalla collettività.
E così dalle denunce (e condanne) delle Procure regionali della Corte dei conti, spunta davvero di tutto. Il dossier, raccolto in un’inchiesta del settimanale «Il Sole-24 Ore Sanità», non tralascia nulla. Come il disinfettante per le sale operatoriepagato3.200volteinpiù del prezzo di mercato in Puglia, asl di Foggia. O le indebite regalìe di emolumenti non dovuti al personale, caso frequente da sempre nel settore. E come non segnalare la defuntopoli in Toscana, con dipendenti che fornivano informazione di pazienti deceduti alle ditte di onoranze funebri. Dietro compenso. E poi l’assentesimo mascherato, i medici che praticavano attività privata mentre erano in servizio, o che truffavano il Ssn senza versare la “quota della libera professione”. Come la prescrizione di farmaci griffati anziché di generici. Delitti che fanno del mondo (sanitario) un Paese. E ancora ecco (Lazio) la casa di cura che falsificava tariffe e interventi. E i casi sempre più frequenti di danni del personale sanitario, anche per gravi errori: intervento all’uretere sbagliato. Nel campionario delle malefatte, ci sarebbero anche le borse di studio non dovute (Lombardia). Le citazioni per appropriazioni indebite (Sicilia) che s’impennano. E naturalmente l’imbuto che più di tutti ingoia denari pubblici: gli appalti, l’acquisto di beni e servizi. O ancora (Sicilia) l’indebita liquidazione di pasti e l’emissione di ricette per il ritiro di pannoloni per pazienti inesistenti. Dove l’affare fa sempre spettacolo, appunto. Fino al piccolo Molise zavorrato da debiti sanitari più grandi della regione,dove ci sono state condanne per danno erariale totale (non solo in sanità) da 15,6 mln. Tanto che sulla sanità il Pg ha dovuto annotare amaramente: «Il debito accumulato è un fattore molto negativo per i cittadini, che si ritrovano a pagare di più per avere meno servizi». In ticket e supertasse. Beffa doppia.
Di cui oggi in un convegno al Senato si occuperà il rapporto Ispe (l’istituto per la legalità in sanità) che proporrà un decalogo su formazione, procedure e processi aziendali per prevenire potenziali eventi corruttivi nelle asl e negli ospedali. Bastasse un decalogo per diventare un Paese normale
Il Sole 24 Ore – 25 marzo 2015