E’ ripresa oggi, mercoledì 9 ottobre, alle 9.30, in Senato, la discussione per eventuali modifiche al decreto sulla Pubblica Amministrazione salva-precari. Il voto in Aula del Senato agli emendamenti del decreto per i precari della pubblica amministrazione e sulle misure di contenimento delle spesa è, dunque, slittato a questa mattina.
Il rinvio si è reso necessario per l’impatto determinato dalle valutazioni della commissione Bilancio sul decreto che meritano approfondimenti. Il decreto Salva-precari, approvato il 31 agosto scorso dal governo e pensato dal ministro per la Funzione Pubblica Gianfranco D’Alia per stabilizzare i precari della Pa, va infatti riscritto perché, secondo la Commissione Lavoro, presenta troppe incongruenze con la legislazione vigente.
La prima obiezione è nella contraddizione tra le sanzioni ai dirigenti che ricorrono a nuovi contratti a termine, previste dalla legge, e la disposizione del decreto che prevede la rinnovabilità dei contratti in corso fino al 2015.
La seconda riguarda la riserva del 50% prevista nei concorsi pubblici, cosa che provocherebbe ‘l’affievolimento del principio costituzionale’ che nella pubblica amministrazione si entra per concorso e il ‘depotenziamento’ delle norme sulla mobilità dei dipendenti pubblici.
Secondo la commissione, infatti, i posti vuoti andrebbero coperti spostando il personale interno, nessuno può assumere nuovi dipendenti senza verificare che la mobilità, e cioè lo spostamento di personale già assunto, supplisca al bisogno di personale.
Come noto, le misure inserite non riguardano soltanto i precari, ma si allargano a coprire una serie vasta di problematiche relative al pubblico impiego, non ultimo il problema che si trascina ormai da diversi anni, cioè gli esuberi, i quali, in combinazione con l’entrata in vigore della riforma Fornero e lo shock portato da questa al sistema di welfare, hanno creato grandi incertezze sul destino occupazionale e previdenziale di molti altri lavoratori.
Sicuramente, il nucleo principale del decreto 101 è riferito a tutti quei precari che hanno visto prorogato più volte il proprio rapporto, fino all’ultimo slittamento del termine di assunzione al prossimo 31 dicembre.
Consapevole che sarebbe stato impossibile ricorrere nuovamente allo strumento della proroga, dunque, il governo ha varato questo decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1° settembre, che introduce alcune corsie preferenziali per il mantenimento in ruolo dei precari nella pubblica amministrazione.
Alcune delle misure inserite nel decreto, prevedono, ad esempio, il 50% dei posti dei concorsi pubblici riservati a coloro che arrivino da un contratto scaduto con il pubblico impiego, inizialmente previsto fino al 2015 e invece, in prima lettura alla Camera, allungato fino al 2016.
In tutto, i precari della PA, con esercito, scuola e altri corpi statali, si aggirano sui 150mila; difficile che il decreto di Letta riesca ad assorbire l’intero corpo degli atipici che si è ingrossato negli ultimi anni. Comunque sia, requisito fondamentale per accedere alle agevolazioni per ottenere il contratto a tempo indeterminato, sarà quello di aver maturato almeno 3 anni di lavoro negli ultimi 5.
Come si diceva, poi, nel decreto hanno trovato spazio anche alcuni chiarimento sui dipendenti della pubblica amministrazione vicini alla pensione: ora, ai 65 anni di età, scatta la pensione immediata per il dipendente.
Leggi Oggi e businessonline – 9 ottobre 2013